SOMMARIO dediche per i ragazzi
1) L’uccellino
2) Poldino il birichino
3) Affetti e amici
prediletti
4) Il grillo e la
lumaca
5) Un’avventura
fortunata
6) La volpe
7) Un gatto sfortunato
8) La vita di un grillo
9) La lucertola
10) Il nonno
11) Lo scolaro
12) Il fanciullo
13) La vita di un
topolino
14) Il piccolo passero
15) Il gatto e il
passero
16) Un bimbo buono
17) I topolini
18) Il furbo
19) Il vecchio
29) Alice
30) Chiara
36) La lucciola
40) La farfalla fa allegria
62) Un povero pesciolino
63) La formica virtuosa
64) La vita del grillo
86) Il fiume e la farfalla
88) Il pianto di una foglia
99) Il ragno e l’uomo
107) La rana e il pesciolino
108) Alla ricerca di un amico
133) La formica
220) La vacanza con i nonni
221) La sveglia di casa
222) Un dormiglione
228) La farfalla
271) La pecorella
298) Il passero
309) Il ragno
321) Un pesciolino azzurro
1
L’uccellino
Era
un giorno di primavera,
passeggiando
nel giardino
vedo
per terra un uccellino.
Si
muoveva saltellando,
dal
suo nido era caduto,
non
poteva prender volo.
Lo
raccolgo pian piano
e
lo poso sopra il ramo,
era
pieno di paura,
cinguettava
poverino.
La
sua mamma lui cercava
per
tornare alla sua casa,
nel
sentire il suo lamento
la
sua mamma gli va appresso
e
insieme volan via
sopra
al tetto di casa mia.
2
Poldino il birichino
Sono un bambino biondo
furbo e birichino,
di nome mi chiamo Poldino.
Non son alto né basso,
son fatto giusto,
ho i capelli ricciuti
e son sempre arruffati:
non mi piace pettinarli
sennò ammazzo tutti i
germi.
Ogni mattina vado a scuola
sperando di studiare,
voglia ne ho poca,
mi annoio da morire.
I miei compagni
mi voglion tutti bene,
da loro copio le lezioni,
alla fine son sempre
promosso
senza mai studiare.
La colpa non è mia
ma di mia zia
che sempre mi diceva
“se tu sei furbo nella vita
non farai mai niente
se sfrutti chi è più
intelligente”.
Così sempre ho fatto
e seguito a fare,
tutto mi va a gonfie vele.
Di amici ne tengo tanti,
tutti mi vogliono bene
e mi rispettan pure
perché son furbo
e mi faccio volere.
Quando io parlo
tutti stanno zitti
e mi ascoltano composti,
così io accomodo tutti
quanti
e loro son contenti.
Un giorno al nostro
professore
decisi di farlo arrabbiare
facendo a lui uno scherzo:
cosparsi sulla sedia
un po’ di silicone,
fu una tragedia:
ci divertimmo tanto
ma tutti fummo puniti.
Nessun di loro parlò,
né fecero il mio nome
sennò per me era la
sospensione!
Un altro giorno decisi
di legare uno sgabello
all’auto del bidello:
non vi so dire
quello che venne fuori,
fu un putiferio generale,
tutti ridevano da morire!
Il bidello inferocito
con la scopa ci venne
dietro,
dopo un po’ gli venne il
fiatone
e finì in una bolla di
sapone.
C’era una signora
vicino alla nostra scuola
di nome Filomena,
una donna bisbetica
e a tutti noiosa.
Quando si passava
davanti a casa sua,
dalla finestra
sempre ci guardava,
se se gettava la carta
dentro al suo giardino.
Noi di nascosto
la si gettava a dispetto
scrivendo sopra frasi
calugnose.
Un giorno per scherzo
gli misi un topo morto
legato ad un bastone
davanti al suo balcone.
Col vento svolazzava,
sembrava un aquilone,
e lei gridava disperata,
tutta inferocita diceva:
“se so chi è stato
lo porto al
commissariato!”.
Nessuno parlò
e tutto finì lì.
Una sera d’estate
non sapendo che fare,
si pensò di far la doccia
a sor Pasqualino
che portava la parrucca.
Si legò un palloncino
con dentro l’acqua
in cima ad un cipressino,
piegandolo con forza
e lasciandolo d’un tratto
il gioco è fatto!
Lui vola per aria
e quando cade a terra
fa un gran botto.
Aspettando il momento
giusto
che dalla strada
passi Pasqualino,
di solito è ben vestito
con giacca e cravatta
e in testa tien la
parrucca.
Al momento giusto
si sgancia la corda,
il palloncino vola per aria
e gli cade proprio sulla
zucca.
Lui si bagna tutto
e in mezzo alla strada
finisce la sua parrucca.
Mentre la raccoglie
tutto arrabbiato,
manda tanti accidenti
a chi l’aveva tirato,
noi non s’era preoccupati
perché la mia zia
sempre la mi diceva
“gli accidenti son come le
foglie:
chi li manda
prima o poi li raccoglie!”,
così amici cari
non vi preoccupate
se vi mandano all’inferno,
tanto voi non ci andate.
Fate pure gli scherzi
che a voi più vi piace,
ma non fatevi vedere
sennò son botte sul sedere!
Un’altra cosa vi voglio
dire:
fra di voi ragazzi
cercate d’andar d’accordo
e di volervi bene,
solo così la vostra vita
la vivrete in armonia
e in allegra compagnia.
3
Affetti
e amici prediletti
in
casa mia c’è un ospite gradito,
dorme
e mangia con appetito,
è
una gattina nera di nome Muci.
Non
parla come noi, ma spesso ascolta
guardandoti
negli occhi ti contempla,
non
pronuncia parole, né un sorriso fa,
è
con lo sguardo che il suo pensiero esprime.
Quando
a sera andiamo per coricarci
sta
lì sulle coperte ad aspettarci,
io
con modo garbato e rispettoso
le
dico di andare in altro loco,
per
un po’ mi guarda titubante
poi
a capo chino si allontana,
par
di capire che ciò non le è gradito.
Senza
ribellarsi, né prestar rancore
scende
dal letto e va su altre poltrone.
Quando
a notte avvolti siam nel sonno,
lei
col suo passo leggero e lento
si
posa al posto suo al piè del letto.
E’
così che ogni mattina
il
buongiorno lo abbiam dalla gattina.
4
Il
grillo e la lumaca
Un
giorno di buon mattino
un
grillo nel prato saltellava,
vide
a lui vicino un animale strano
che
si muoveva piano piano.
“Che
animale sei?”
disse
il grillo curioso,
“Sono
una lumaca” ella rispose,
“Perché
cammini così piano?”
“Io
non tengo le gambe per camminare,
per
muovermi col corpo devo strisciare”,
“Cos’è quell’affare che ti porti appresso?”
“E’
la mia casa: quando si fa sera
mi
ritiro dentro a dormire.”
“Ma
dimmi un po’”, le chiese il grillo
“tu
non sai saltare e neppure cantare
ma
che ci stai al mondo a fare?”
La
lumaca un po’ arrabbiata rispose:
“Che
domanda impertinente osi fare!
Il
creato così m’ha fatto
e
son pure contenta,
tu
grillo che tanto hai da dire
quando
arriva il freddo che fai?”
“Ah
cara lumaca, per me son guai!”
“Allora
anche tu hai dei problemi,
io
la casa me la porto appresso,
quando
mi serve ci vado dentro.
Tutti
noi in natura siam diversi,
questa
è la vita che ad ognuno spetta.
Tu,
caro grillo impara a rispettare
anche
chi non salta, e non sa cantare,
fra
noi tutti ci dobbiamo aiutare.”
Il
grillo che era allegro e strafottente
si
allontana triste e deludente,
qualcosa
però anche lui ha capito,
che
siam tutti figli del creato
e
sulla terra abbiam diritto a stare
finchè
la morte non ci verrà a cercare.
5
Un’avventura
fortunata
Un
topolino gira tranquillo
nel
mezzo di un giardino,
un
gatto par che dorma
con
un occhio chiuso e uno aperto,
segue
ogni suo movimento.
Il
topolino incurante
di
ciò che può accadere
gira
in cerca di mangiare.
Finchè
al gatto si avvicina
senza
che lui se ne avveda,
il
gatto alzandosi di scatto
con
un balzo gli salta addosso.
Il
topolino non sa rendersi conto
dell’improvviso
e tragico evento,
quando
capisce la sua triste sorte
è
troppo tardi ormai,
gli
artigli del gatto
tien
sulla fronte.
Il
topolino grida”Aiuto!Aiuto!
Ti
prego non farmi del male!”
Il
gatto non ascolta i suoi lamenti,
di
tanto in tanto lo stringe fra i denti.
All’improvviso
entra in giardino
un
grosso cane mastino,
il
gatto scappa spaventato,
libero
torna il topolino
dopo
lo smarrimento.
Al
cane si avvicina e fa un inchino
avendolo
salvato da una triste agonia,
con
simpatia lo ringrazia e poi va via,
per
lui non è una bella compagnia.
6
La
volpe
La
volpe a notte fonda
di
soppiatto entra nel pollaio,
in
un attimo afferra la gallina.
Il
gallo salta e si dispera,
le
galline strillano impaurite,
non
sanno come farsi la difesa.
La
volpe calma e tranquilla
una
dopo l’altra se le porta via,
le
mette in serbo a suo modo,
sotto
la terra le depone.
A
suo piacere una alla volta
se
le mangia, quando ha fame,
tanto
è l’ingegno che lei tiene
per
mantenersi bella e in salute.
La
volpe vive sempre in solitario,
solo
di notte va in cerca di cibo
mentre
tutti son nel sonno,
in
silenzio gira per il mondo
come
un comune vagabondo,
per
questo lei s’è fatta un nome
d’essere
astuta, furba e veloce
come
nessun altro animale,
e
mai nessun la vede.
7
Un
gatto sfortunato
Sopra
ad un pino
svolazza
un uccellino,
nel
praticello
passeggia
un topolino,
nello
stagno
un
pesciolino sta a bagno.
Un
gatto, da buon felino
si
lecca i baffi
sperando
di fare un bocconcino.
Sul
pino s’appresta a salire
ma
l’uccellino scappa,
in
cielo va a volare.
Di
corsa va nel praticello,
il
topo astuto e svelto
nel
buco s’infila dentro.
Deluso
va verso lo stagno,
si
ferma e osservando
lì
lui non può entrare,
il
pesciolino lo guarda e ride.
Il
gatto rattristato
pensa
sconsolato:
“Sarà
per un’altra volta”,
così
rimane a bocca asciutta.
8
La
vita di un grillo
In
un giardino erboso
un
grillo saltellava cantando.
“Grillo”
gli dissi “perché tu canti?”
“Canto
perché son allegro e vivo.”
“Perché
tu salti da un posto all’altro?”
“Lo
faccio per girare il mondo”
“Se
io ti acchiappo, tu che fai?”
“Ti
prego, non farlo,
fatti
gli affari tuoi,
lascia
che viva, io son modesto,
ovunque
vado l’allegria porto,
tu
fai come faccio io:
sii
allegro e non far del male,
ti
accorgerai che starai bene
e
vivrai sempre felice.”
“Terrò
presente quello che dici,
il
tuo consiglio è giusto
e
ti prometto che di ciò che tu hai detto
d’ora
in avanti stai certo
il
tuo consiglio ascolto”.
9
La
lucertola
Una
lucertola sta tranquilla al sole,
si
scalda il sangue per poter camminare,
un
uccello rapace l’osserva da lontano
sperando
che lei stia dormendo.
Su
di lei si getta in un momento,
la
lucertola svelta
si
accorge dell’evento
e
nel buco del muro che teneva appresso
in
un attimo si ripara dentro,
cos’
il rapace per questa volta
è
rimasto deluso, a bocca asciutta.
Chissà
se un altro giorno
la
lucertola sarà fortunata
o
se dal rapace sarà mangiata?
Questo
non lo sapremo mai,
di
una cosa ne siam certi:
che
sulla Terra c’è posto per tutti,
animali
docili e animali feroci,
chi
si nutre di erba e chi di carne,
c’è
chi è grande e chi è piccino,
ognuno
deve fare a nascondino
e
trovare il suo posticino.
10
Il
nonno
Il
nonno porta i capelli bianchi
e
cammina a passo lento,
il
suo corpo è stanco e consumato.
Quando
lo vedi passare
non
ridere e non lo biasimare,
pensa
a quanti anni ha vissuto
o
quante cose ha fatto nel passato,
pure
lui è stato giovinetto
e
come te, agile e svelto.
Un
giorno anche tu così sarai
e
prega il Dio che tu lo sia,
perché
se così non fosse
morirai
prima del tempo
e
perderai parte degli anni tuoi.
Il
nonno la vita l’ha vissuta tutta,
che
sia bella, che sia brutta,
son
tante le cose utili che ha fatto
spesso
senza nessun compenso.
Per
questo può meritare amore
ma
soprattutto merita rispetto.
11
Lo
scolaro
A
scuola a volte siam birboni,
si
litiga fra noi senza motivo
e
tutti quanti siamo un po’ gelosi,
se
tu sei come io ho detto
cerca
di non esserlo e fila dritto.
La
scuola non è un’eternità,
è
solo un passaggio,
un
giorno finirà.
Lì
si va solo ad imparare
quello
che ancora non si sa,
il
resto non conta nulla,
tu devi solo studiare.
La
maestra ascolta con attenzione
e
quando spiega tu non ti distrarre,
da
grande tu avrai capito
l’importanza
dell’insegnamento avuto
creandoti
così il tuo futuro.
Può
esser bello come brutto,
molto
dipende da ciò che hai imparato,
perciò
leggi e ascolta l’insegnamento
e
fatti sempre i fatti tuoi,
il
risultato da grande lo vedrai,
solo
allora tu potrai capire
quanto
è importante da piccoli studiare.
12
Il
fanciullo
Quando
siam fanciulli
siam
tutti un po’ monelli,
di
tanto in tanto si fanno guai,
il
motivo non si capisce mai.
Se
ti accorgi di aver sbagliato
chiedi
scusa, o chiedi perdono,
da
tutti tu sarai capito.
Se
c’è qualcuno a te vicino
che
non ti perdona
stanne
lontano, la cosa è seria,
ai
fanciulli tutti voglion bene
se
combinan guai
(e
ne fanno assai!)
nessun
degli altri pensa male
di
ciò che loro fanno,
non
danno valore.
Se
tu fanciullo birichino e furbo
capisci
quel che fai quando
combini
guai altrui,
ascolta
quella voce buona
che
ti passa per la mente,
che
ti dice “fai il bravo”
e
cerca di essere ubbidiente.
Solo
così tu sarai felice
e
chi vive a te vicino
ti
vorrà più bene
e
fra voi regnerà l’amore.
13
La
vita di un topolino
Sono
un piccolo topolino
con
tanti fratelli son nato,
mia
madre era vecchia,
il
latte per tutti non teneva.
Alcuni
son morti,
altri
son vissuti a stento,
io
sono il più fortunato,
forte
e sano son cresciuto.
Con
coraggio ogni giorno devo lottare
per
poter vivere e mangiare.
Per
casa mi costruisco un buco in terra
sotto
un masso o dentro un fosso,
ogni
notte esco con paura e sospetto,
spesso
un uccello rapace mi aspetta
con
gli artigli e il becco a uncino,
di
me vorrebbe fare un bocconcino.
Se
mi avvicino ad un caseggiato
in
cerca di cibo, pure avariato,
c’è
il gatto che mi aspetta
per
far di me la sua festa.
Se
mi accingo a entrare
in
qualche sperduto casolare,
tutti
spaventati si mettono a gridare,
chi
con la scopa, chi col badile
tutti
contro di me per farmi morire.
Perché
tutti mi vogliono ammazzare?
Con
me la natura è assai crudele,
io
pure vorrei starmene al sole
e
vivere una vita felice.
Mi
rivolgo a voi, cari bambini
pieni
d’amore e tanta bontà,
che
giocate nei prati e nei cortili,
fate
che un piccolo topolino
innocuo,
fragile e piccino
possa
avere il suo modesto giardino
e
vivere in piena libertà
per
godersi la felicità.
14
Il piccolo passero
Un mattino di primavera
l’aria è limpida e serena,
gli alberi il vento
trastulla,
fra un ramo e l’altro
il sole fa capolino.
Nel prato la rugiada si
prosciuga,
in cielo gli uccelli
tornano a cantare.
Uno per terra con affanno
saltella,
in cielo non può volare,
le piume ancor non tiene.
Chissà se dal suo nido è
caduto
o se credeva di esser già
cresciuto.
Con dolcezza lo raccolgo,
in una gabbia lo depongo.
Poco tempo passò,
capii che ciò a lui non era
gradito,
se ne stava rannicchiato e
spaventato,
nessun cibo da me accettava
né la mia presenza da lui
era gradita.
Il giorno seguente sulla
finestra lo posi,
un passero a lui si
avvicina,
entrambi si guardano
cinguettando.
Passa un po’ di tempo, il
passero torna,
apre il becco e dà lui
nutrimento,
di tanto in tanto l’azione
si ripete,
in breve cresce e comincia
a cantare:
teneva un canto strano
con pause improvvise, mi
guardava.
Io fui preso dal rimorso,
con lui mi misi a parlare
cercando di capire il suo
pensiero,
cinguetta, saltella e poi
si ferma
voltando gli occhi al
cielo,
così io avevo capito
che il posto suo non era
quello,
forte fu per me l’emozione
così decisi di volerlo
liberare.
Appena apro l’usignolo
mi vola sulla spalla e
cinguetta,
forse mi voleva salutare.
Mi rivolgo a lui dicendo,
piccolo passero, la libertà
ti ho dato
torna in cielo e prendi
libero il tuo volo,
quello è il posto che la
natura ti ha riservato,
torna fra gli alberi a
cantare,
il passero mi guarda
e spicca il volo su nel
cielo,
io capii che fra noi era
tutto finito,
volteggiò sopra di me
come per darmi l’ultimo saluto,
tengo le lacrime agli occhi
ma son felice,
quanto la libertà sia
grande
mai lo si può capire.
15
Il gatto e il passero
Un giorno di buon mattino
sopra l’albero canta un
uccellino,
dietro un cespuglio il
gatto
osserva immobile, piatto piatto.
“E’ inutile che ti
nascondi”
dice l’uccellino dondolando
“tanto io ho già visto,
da quassù io non scendo.”
“Vieni vieni, passero
bello,”
gli dice il gatto sornione
e scaltro,
“vieni a razzolare nel
fraticello,
ti prometto che non ti
molesto.”
“Tu sei astuto e furbo,
di te io non mi fido,
dimostra di esser bravo e
snello,
vieni tu da me
sull’alberello!”
Il gatto sta un po’ a
pensare
e poi rotto rotto sale,
quando lui si avvicina
il passero vola giù per
terra.
“Adesso si che son
tranquillo,
stai tu in cima
all’alberello,
io me la spasso nel verde
praticello”.
Il gatto non sa che fare
a scendere ha paura di
cadere,
miagola e si dispera,
non sa come finirà
questa brutta avventura.
“Tu sei un gattino
impertinente”
gli dice il passero
allegramente,
“se pur furbo e astuto sei
pure a te capitano guai,
speriamo che tu abbia
capito
che nella vita ognun di noi
è ben che si faccia i fatti
suoi”.
16
Un
bimbo buono
Ogni
giorno Marcellino
suonava
un campanellino,
lo
suonava così forte
che
gli aprivan tutte le porte.
Con
in mano un panierino
chiedeva
loro un soldino,
dalla
sera alla mattina
tanti
soldini guadagnava
che
portava a dei bambini:
non
avendo un campanellino
e
neppure il panierino,
non
avevano un soldino.
17
I
topolini
Un
giorno vado in cantina
con
la mamma Carolina
e
frugando fra i cartoni
vedo
un nido di topolini.
Eran
nudi, senza peli,
che
spavento mi son preso!
Dalla
mamma corro svelto,
lei
mi dice di star tranquillo:
-non
ti fanno nessun male,
la
loro mamma stanno ad aspettare
che
li vada ad allattare,
devon
vivere poverini
come
fan tutti i bambini-.
18
Il
furbo
E’
felice solo chi ride,
ma
se piangi per qualcosa
e
il desiderio poi si avvera,
sei
felice e sei contento:
hai
avuto il tuo compenso.
L’importante
è che ogni tanto
si
può piangere con l’inganno,
se
vuoi avere ciò che chiedi
devi
mettere l’ingegno
e
sarai accontentato
senza
essere sgarbato.
19
Il
vecchio
Agostino
è un uomo strano
che
cammina piano piano,
al
bastone lui si appoggiava
ogni
tanto si riposava,
si
vestiva in malo modo
per
sembrare più strano.
Un
bel giorno cadde a terra
e
si fece una frattura,
con
il gesso ad una gamba
non
poteva camminare.
Stando
immobile a sedere
sulla
porta della casa
a
guardare nella strada
la
gente che di fronte gli passava.
Curiosando
fra di loro
chi
è brutto e chi è bello,
salutando
tutti quanti
come
se fossero parenti.
29
Alice
Un
ricciolo biondo cadde dal cielo
illuminato
da un timido sole
di
un dolce mattino.
col
suo viso rotondo e perfetto
dagli
occhi celesti e vispi
sembra
una grazia divina
che
il cielo a noi ha donato.
Sincere
son le sue parole
come
il modo suo di fare,
ciò
che di lei le dà grazia e gioia
è
la vita vispa e gaia
onorandola
con grazia e sentimento
che
esprime ogni suo momento
a
estranei e conoscenti
senza
inganno né pentimento.
30
Chiara
Un
tardo pomeriggio d’autunno
all’imbrunir
del cielo
un
angiolo, su un prato verde
una
fanciulla pose.
Sottile
e fragile era il suo corpo
dal
viso rotondo e armonioso
col
sorriso infantile e timoroso
il
suo parlare semplice e cordiale
l’armonia
a tutti noi sa dare,
sagge
son le sue parole
se
pur ancor fanciulla appare,
adattandosi
ad ogni avvenimento
finchè
la ragion vinca in lei
a
tener lontano qualunque turbamento.
gentile
è il modo suo di fare
con
chi vicino a lei vive
donando
affetto e amore.
36
La
lucciola
Lucciola,
piccola lucciola
che
nell’oscurità lampeggi
nel
mezzo della campagna
nella
notte, silenziosa e buia
come
una piccola stella appari,
se
pur modesto sia il tuo chiaror
l’oscurità
al tuo apparir hai illuminato,
piccola
lucciola,
col
tuo brillar la natura trasformi
in
un mondo incantato,
in
ogni parte brulicando nell’aria
come
zampilli di una fontana.
40
La
farfalla fa allegria
Bella
farfalla ci appari,
quando
nei prati voli
con
le ali di variopinti colori.
Con
gioia ti mostri,
da
un fiore all’altro ti posi
in
cerca di petali profumati.
Se
pur breve è la tua vita
una
piccola bellezza rimani.
Da
un continente all’altro
ovunque
vivi e ti procrei,
finché
il sole scalda la terra
sempre
sarai con noi
a
tenerci compagnia:
giovani
e vecchi,
madri
e fanciulli,
all’apparir
tuo
viviam
tutti in allegria.
62
Un
povero pesciolino
Il
mare impetuoso ogni confin scavalca
in
poco tempo la valle inonda,
i
piccoli pesciolini girelloni e stanchi
non
tengan più la forza per nuotare,
l’onda
con forza li solleva
nella
valle tutti quanti li trascina.
Passata
la tempesta burrascosa
lentamente
il mare si ritira,
astuti
i pesciolini seguon l’acqua
tornando
liberi col mare,
uno
soltanto s’attarda a rientrare
l’acqua
più non c’è
è
troppo tardi per poter fuggire,
una
pozzanghera a lui fa da dimora,
gira
qua e là in cerca di un’uscita,
se
pur spaventato il povero pesciolino
mai
alla triste sorte si rassegna,
poco
tempo resta a lui di vita.
Ma
all’improvviso la fortuna arriva,
un
bimbo passando lì per caso
si
ferma e osserva l’accaduto,
pensa
cosa lui può fare
e
decide di salvare il pesciolino
dal
suo orribile destino,
in
un attimo nell’acqua s’immerge
afferra
il pesce con mani tremanti
di
corsa nel mare lo versa,
il
pesciolino felice si allontana
il
bimbo lo guarda e pensa:
un
saluto almeno lo poteva dare,
o
forse chissà, se lo sa fare.
Quello
che più per lui ha valore
è
che la vita sua non muoia
e
possa tornare a vivere felice.
63
La
formica virtuosa
Piccola
formica fragile e minuta
sei
l’unico esemplare del mondo intero
che
s’è adattato a vivere in ogni luogo,
dalle
fitte foreste ai deserti di sabbia
alle
pianure aride e sterminate
alle
montagne rocciose,
dentro
la terra hai fatto la tua dimora
scavando
gallerie lunghe e tortuose
affinché
tu possa vivere in pace.
Piccola
formica, l’esempio hai dato
di
come tutti si dovrebbe vivere
nel
mondo del creato.
Se
pur piccole son le tue zampe
come
piccolo è il tuo corpo
è
con l’ingegno che tu ne trai guadagno,
nessun
ti apprezza per quel che fai,
nessun
ti adora come dovrebbe
uno
sfregio a te facciamo
uccidendoti
quando ci vieni vicino,
se
pur le regole di vita ci hai insegnato
per
te non c’è nessun rispetto
né
teniamo un po’ di sentimento,
cerca
di mantener la tua saggezza
onora
la tua vita con l’ingegno,
perdona
chi fa a te del male
la
vita di ognuno è fatta d’avventure
solo
la forza e il coraggio
ci
aiuta a vivere felice.
64
La
vita del grillo
Quando
tramonta il sole
l’aria
e il cielo si oscura
tutto
tace, tutto si addormenta,
solo
un grillo sul prato
canta
saltellando.
-Piccolo
grillo perché esci la notte
quando
la natura dorme?
Tu
solo s’ode intorno!
-Lo
faccio per tenerla sveglia
finchè
possiate voi capire
che
la natura mai si ferma.
-Così
nessun ti vede
né
ascoltar potrà
la
tua felicità!
-Non
è così come tu pensi:
mi
ascoltano le piante, i fiori,
gli
uccelli rapaci,
perfino
gli usignoli:
il
mio canto è debole e modesto,
di
giorno nessun lo può sentire,
e
nessun mai si accorgerà di me.
-Non
è come tu dici grillo:
se
tu ti mostrassi al mondo
saresti
più amato e ben voluto
-Ognuno
vive a piacer suo vive:
se
tu la notte dormi
a
me piace viver felice.
Faccio
così da sempre
e
sempre voglio fare.
-Non
esser permaloso col tuo parlare
io
ti adoro e pur ti voglio bene,
vorrei
che anche tu come tutti noi
ti
godessi la vita al sole.
-Tu
non potrai mai capire
che
diversi fra noi siamo
ed
è per questo che io sopravvivo,
tienti
pur cari i tuoi piaceri
con
le tue credenze e tradizioni,
io
più che vivo lo farò a mio modo
se
fin son piccolo e poca forza tengo
pure
io faccio parte
a
tener vivo il mondo
e
vivrò come più mi piace.
-Scusami
grillo non volevo molestarti
cercavo
solo di farmi una ragione
e
capire il tuo pensiero
che
tu hai ben dato a dimostrare
quanto
giusto sia il tuo dire,
vivi
pur come hai sempre fatto
io
se ti dovrò sentir cantare
pazienza,
mi alzerò dal letto
come
ho fatto finora
per
sempre lo seguiterò a fare.
86
Il
fiume e la farfalla
Un
vecchio ramoscello
d’albero
è caduto
nel
fiume sottostante il fossato,
lentamente
galleggiando va
da
una sponda all’altra
l’acqua
lo trascina,
al
suo navigar lento e silenzioso
una
farfalla su di lui si posa,
ondeggiando
con grazia e armonia
dal
ramoscello si fa trascinar via,
di
tanto in tanto sbatte a sé le ali
mostrando
i suoi colori.
L’acqua
giunta a fondo valle
lentamente
rallenta la sua corsa,
il
ramoscello gira su sé stesso
l’avventura
è giunta a fine,
la
farfalla in cielo torna a volare
sui
fiori qua e là si posa
portandoci
il saluto della primavera.
88
Il pianto di una foglia
Un pomeriggio d’autunno
gli alberi ondeggiando al vento,
il colore delle foglie sta
cambiando,
una di esse come le altre
si trasforma
il suo colore verde
lentamente perde.
All’albero cui è appesa si
rivolge
e dice lui:
- Perché mi fai imbrunire
qui da te sto bene, e con
te son nata
bella e robusta son cresciuta,
lentamente il mio color si
oscura
le forze sento in me
svanire,
ti prego, fa che non muoia,
con te io voglio restare.
L’albero nel sentire il suo
lamento
disse lei:
- Foglia mia cara,
niente posso più fare
tante foglie come te tengo
tutte con me le vorrei
tenere,
una dopo l’altra tutte
cadranno,
è così che la natura vuole
nessun mai la potrà
cambiare,
anche tu un giorno andrai
resterò spoglio e
abbandonato
mi metterò a dormire, e
aspetterò
che il sole l’aria torni a
scaldare,
in me nasceranno nuovi
germogli
tante foglie tornerò ad
avere,
così la natura da sempre ha
fatto
così dovrà per sempre fare.
La foglia che la storia
della vita
così bene descritta avea
sentito
non l’accetta, piange e si
dispera
cerca di restare appesa
finchè puole
un giorno anche lei si
accorge
di non tenere in sé la
forza,
assai diverso è il suo
colore,
il verde che teneva se n’è
andato
il gambo suo si è
afflosciato,
all’improvviso dall’albero
si stacca,
nell’aria volteggiando
scende lenta,
piangendo l’albero suo
saluta:
-Addio
albero bello, ti saluto,
il destino entrambi ci
divide
mai più torneremo insieme.
In terra su altre foglie si
posa
come lei gialle e un po’
appassite,
nel sentire il suo lamento
con meraviglia e stupore
dissero loro:
-perché tu piangi?
-Sull’albero io avrei
voluto restare,
ogni giorno il sole mi
scaldava
al vento dolcemente mi
scaldavo
adesso son qui senza che io
sappia
quale destino mi aspetta.
Le foglie che già s’eran
rassegnate
cercan di spiegar la loro
sorte:
-Altre foglie prima di noi
son cadute,
altre ancora ne cadranno
ai piedi dell’albero ci
trasformiamo
dando a lui la vita e
nutrimento
affinché possa di nuovo
germogliare
nuove foglie a lui
torneranno,
sii anche tu come noi
felice
tutti dobbiamo servire la
natura,
per questo han dato a noi
la vita.
La foglia si rasciuga il
pianto
senza far nessun lamento
capì che la vita così dovea
finire
anche per lei era utile
morire.
99
Il
ragno e l’uomo
Un
giorno ordinando casa mia
scorsi
un ragno correr confuso.
Vedendolo
così strano
gli
chiesi:
-dove
vai così arrabbiato?
Nel
sentir le mie parole
si
fermò di scatto
e
mi guardò dicendo:
-Tu
la mia rete hai distrutto,
come
potrò procurarmi il cibo?
-Fanne
una di nuovo, risposi
-Ma
se tu la distruggi ancora?
Spreco
tempo e fatica!
Fa
che io possa tender la mia rete,
solo
così potrò mangiare
e
toglierò a te mosche e zanzare,
ognun
di noi non è utile solo a sé stesso,
serve
pure alla comune convivenza.
Sentito
ciò, niente potei obiettare,
il
piccolo ragno m’ha insegnato:
non
ha diritto chi in sé tien la forza
ma
chi tien saggezza e tolleranza.
107
La rana e il pesciolino
Dalle montagne un pesciolino
impetuoso scende verso valle,
nella pianura si distende
formando un grande stagno,
nessun gorgoglio si sente
un silenzio intorno regna.
Una rana di tanto in tanto s’ode gracidare,
un po’ sta in acqua
un po’ fuori a godersi il sole.
Il pesciolino vedendola in allegria
con voce timida e rattristata chiese:
-Beata te che ti godi la vita!
puoi saltar nei prati e scaldarti al sole
io dall’acqua non potrò mai uscire.
-Porta pazienza, disse lui la rana
tutti fra noi diversi siamo
diversa è la vita che entrambi viviamo
ognuno si dovrà accontentare
di ciò che la natura gli ha dato.
Il pesciolino udite le sue parole
si allontanò un po’ rattristato
brontolando, disse fra sé:
-Non è giusto nemmeno il creato!
108
Alla ricerca di un amico
In una strada deserta e silenziosa
un piccolo cagnolino a me si avvicina
guardandomi, a distanza mi seguiva,
in attesa per lui di una carezza,
un sorriso o un complimento.
Mi fermo e guardandolo negl’occhi
vedo in lui uno sguardo tenero e pietoso,
scodinzolando festoso si avvicina
con mano leggera lo carezzo
lecca le mie dita come ringraziamento
forse penserà, chissà se ho trovato un amico
che faccia a me buona compagnia
e
possa anch’io amar la vita mia.
133
La
formica
Piccola
formica virtuosa e pien d’ingegno,
nessuno
al mondo come te sa fare
se
pur piccola tu sia
tanta
è la forza che possiedi
per
soddisfare i bisogni tuoi.
La
natura diversa ti creò da tutti noi
affinché
tu ci dessi l’esempio
di
quale fosse il buon comportamento.
In
ogni parte del mondo sei presente
ben
ti adatti ad ogni situazione,
dentro
la terra crei il tuo alveare
per
proteggerti dai nemici e l’intemperie.
Io
ti osservo con ammirazione,
vorrei
con te parlare
per
conoscere il tuo pensiero,
sei
troppo piccola a mio vedere,
tu
resterai sempre un mistero,
nessuno
ti potrà mai capire.
220
La
vacanza con i nonni
Il
tempo passa in fretta,
la
vacanza è già finita
bella
o brutta che sia stata
ci
ha ingrassato e fatto belle
cambiando
un po’ la vita.
Sempre
c’è da guadagnare
quando
siamo in riva al mare
con
i nonni ancora arzilli
e
se pur un po’ turbolenti
ci
siam fatti compagnia
bene
o mal che siano stati
ci
siam tanto divertite.
Se
la fortuna ancor ci assiste
passeremo
altri momenti
più
felici e ancor contenti.
221
La
sveglia di casa
Fratelli
di casa
alziamoci
svelti
uniti
e compatti,
nel
bene e nel male
viviamo
contenti,
laviamoci
gli occhi
e
puliamoci i denti
con
l’occhio rapace
cerchiamo
la pace
per
viver felice.
A
scuola si corre
con
la gioia nel cuore
si
studia la scienza
per
un futuro migliore.
Il
ben della mamma
che
a noi ci dona
che
duri nel tempo
e
ci porti fortuna.
Questa
è la storia
di
ogni mattina
chi
dorme non vede
il
ben della vita
che
madre Natura
ogni
giorno ci dona.
222
Un
dormiglione
All’alba
di ogni mattino
il
sole illumina il cielo,
la
gente corre veloce
per
tutti è finita la pace.
Io
solo vorrei dormire
ho
gli occhi ancora socchiusi
non
pronuncio parole.
A
voi tutti amici e parenti
che
mi siete vicino,
lasciatemi
in pace
che
possa ancora dormire,
vi
prego, tenete rispetto
per
chi come voi
non
ama la luce
ma
adora il suo letto.
228
La
farfalla
Ti
osservo ammirandoti
quando
nell’aria svolazzi,
saltellando
qua e là
a
mostrar i tuoi bei colori.
Quando
ti posi per tuo bisogno
su
un semplice fiore
o
su un secco ramoscello
chissà
che cerchi col tuo fare
piccola
e fragile farfalla,
un
mistero sei tu per noi
nell’immensità
della natura
ognun
con devozion t’ammira,
un
piccolo aquilone tu pari
col
tuo saltellar nell’aria
fra
i prati fioriti a piacer tuo vivi.
Se
pur piccola tu appari
con
te felici giocano i fanciulli,
assaporando
l’aria profumata
che
la natura per amor suo
a
tutti noi ci dona.
271
La
pecorella
Povera
pecorella che ogni giorno tu vaghi,
pascolando
nell’arida e gialla campagna
fra
prati spogli e secchi arbusti,
né
un fiore né erba ti vegeta attorno,
a
capo chino, paziente e dimessa
l’arida
terra coi labbri prosciughi.
La
natura ti è avara e crudele
non
dandoti il frutto del tuo bisogno
da
nessuno ne accetta consiglio.
Pazienta
ancora che passino i giorni
mia
pecorella, sopporta ancora la fame
verrà
un giorno che il cielo si oscura
la
pioggia cadrà con forte irruenza
crescerà
l’erbetta nei prati,
la
brucherai coi labbri a tenaglia
abbonderà
il latte nella mammella
tornerai
di nuovo a procreare,
sarà
pure felice il tuo vecchio pastore.
298
Il passero
Piccolo passero io ti
guardavo,
mentre sobbalzavi sul mio
balcone
scrupoloso era il tuo
sguardo
quando gli volavi intorno.
A tua insaputa mi ero
nascosto
curioso in silenzio ti
osservavo,
sopra uno stuoino ormai in
disuso
fili d’erba secca deponevi.
Un giorno dopo l’altro
con arte e gran passione
gli intrecci fra di loro
senza darti mai riposo.
In breve il nido è pronto
ed è anche ben fatto,
gli porgi l’ultimo sguardo
e lentamente ti accovacci
dentro.
Uno dopo l’altro l’uovo ci
deponi
per giorni e giorni li stai
a covare
né il vento, né la pioggia
ti disturba nella tua cova.
Un giorno sento cinguettare
dal nido spuntano delle
teste nude
ti vedo agitato e pieno
d’emozione
la natura del bene t’ha
graziato.
Felice osservi il tuo
creato,
nel nido i passeri
irrequieti
cinguettano chiedendo il
cibo
svelto t’appresti a saziar
loro la fame.
Ogni giorno t’impegni con
passione
a soddisfare il suo
bisogno,
passano i giorni, tu giri
senza sosta
sopporti la stanchezza
senza mai fermarti.
i tuoi piccoli crescono in
fretta
ogni giorno uno dopo
l’altro
sbattono le ali e volano in
cielo,
tu resti solo, solo com’eri
prima.
Piccolo passero così la
natura vuole
così ogni giorno si procrea
la vita
tutti siamo nati per
procreare
fichè possiamo, è un nostro
bene.
309
Il
ragno
Piccolo
ragno innocuo e silenzioso,
ogni
giorno tessi la tua tela,
con
arte l’appendi all’aria
con
l’ingegno e la virtù vivi
nessun
essere come te sa fare
né
ha la costanza tua d’aspettare
che
la preda a te s’avvicini.
Guardandoti
ne provo ammirazione
nel
vederti piccolo e indifeso,
vorrei
aiutarti a costruir la tela,
non
tengo l’arte tua
né
mai ne sarò capace,
la
natura ti creò agile e leggero
affinchè
all’aria tu restassi appeso
come
le nuvole sono appese al cielo,
la
vita tua continui ancor serena
e
possa costruirti
la
tua fragile tela.
321
Il pesciolino azzurro.
Un dì di buon mattino
passeggiando nel limpido
mare
scaldato dal tiepido sole
l’acqua limpida traspare.
Vedo i miei piedini bianchi
un piccolo pesciolino
azzurro
che mi segue come un
cagnolino,
cerco di far lui una
carezza,
appena mi avvicino lui si
allontana.
Vorrei poter parlar con lui
ma non conosco le sue
parole,
cammino con aria
indifferente.
Lui mi segue, par che sia
felice
come se fossimo amici da
sempre.
Caro mio pesciolino
azzurro,
vorrei tanto farti
compagnia,
starti vicino per gioire
insieme
senza che tu ti spaventi,
se potessi io pure mi
trasformerei
in un piccolo pesciolino,
anche per poco io sarei
felice
ma so che ciò non può
avvenire.
Noi, non potremo mai
giocare come fanno i
fanciulli,
perciò ascolta le mie
parole:
girami intorno quanto a te
piace,
mai ti farò del male.
Il pesciolino pareva aver
capito,
saltava fuor dell’acqua
e mi girava intorno con
allegria.
Con meraviglia lo guardavo
finchè d’un tratto più non
lo vidi.
Capii che a suo modo mi
diceva addio,
lo salutai con la mia
piccola mano
come si fa fra noi bambini.
Chissà se ha visto la mia
manina
e se avrà capito il mio
saluto,
qualunque cosa di lui ne
sia
a me se pur per poco
mi ha fatto una dolce
compagnia.
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