lunedì 18 marzo 2013

DEDICHE PER RAGAZZI


SOMMARIO dediche per i ragazzi




1)  L’uccellino
2)  Poldino il birichino
3)  Affetti e amici prediletti
4)  Il grillo e la lumaca
5)  Un’avventura fortunata
6)  La volpe
7)  Un gatto sfortunato
8)  La vita di un grillo
9)  La lucertola
10)  Il nonno
11)  Lo scolaro
12)  Il fanciullo
13)  La vita di un topolino
14)  Il piccolo passero
15)  Il gatto e il passero
16)  Un bimbo buono
17)  I topolini
18)  Il furbo
19)  Il vecchio
29) Alice
30) Chiara
36) La lucciola
40) La farfalla fa allegria
62) Un povero pesciolino
63) La formica virtuosa
64) La vita del grillo
86) Il fiume e la farfalla
88) Il pianto di una foglia
99) Il ragno e l’uomo
107) La rana e il pesciolino
108) Alla ricerca di un amico
133) La formica
220) La vacanza con i nonni
221) La sveglia di casa
222) Un dormiglione
228) La farfalla
271) La pecorella
298) Il passero
309) Il ragno
321) Un pesciolino azzurro
























1
L’uccellino

Era un giorno di primavera,
passeggiando nel giardino
vedo per terra un uccellino.
Si muoveva saltellando,
dal suo nido era caduto,
non poteva prender volo.
Lo raccolgo pian piano
e lo poso sopra il ramo,
era pieno di paura,
cinguettava poverino.
La sua mamma lui cercava
per tornare alla sua casa,
nel sentire il suo lamento
la sua mamma gli va appresso
e insieme volan via
sopra al tetto di casa mia.

























2
Poldino il birichino



Sono un bambino biondo
furbo e birichino,
di nome mi chiamo Poldino.
Non son alto né basso,
son fatto giusto,
ho i capelli ricciuti
e son sempre arruffati:
non mi piace pettinarli
sennò ammazzo tutti i germi.
Ogni mattina vado a scuola
sperando di studiare,
voglia ne ho poca,
mi annoio da morire.
I miei compagni
mi voglion tutti bene,
da loro copio le lezioni,
alla fine son sempre promosso
senza mai studiare.
La colpa non è mia
ma di mia zia
che sempre mi diceva
“se tu sei furbo nella vita
non farai mai niente
se sfrutti chi è più intelligente”.
Così sempre ho fatto
e seguito a fare,
tutto mi va a gonfie vele.
Di amici ne tengo tanti,
tutti mi vogliono bene
e mi rispettan pure
perché son furbo
e mi faccio volere.
Quando io parlo
tutti stanno zitti
e mi ascoltano composti,
così io accomodo tutti quanti
e loro son contenti.
Un giorno al nostro professore
decisi di farlo arrabbiare
facendo a lui uno scherzo:
cosparsi sulla sedia
un po’ di silicone,
fu una tragedia:
ci divertimmo tanto
ma tutti fummo puniti.
Nessun di loro parlò,
né fecero il mio nome
sennò per me era la sospensione!
Un altro giorno decisi
di legare uno sgabello
all’auto del bidello:
non vi so dire
quello che venne fuori,
fu un putiferio generale,
tutti ridevano da morire!
Il bidello inferocito
con la scopa ci venne dietro,
dopo un po’ gli venne il fiatone
e finì in una bolla di sapone.
C’era una signora
vicino alla nostra scuola
di nome Filomena,
una donna bisbetica
e a tutti noiosa.
Quando si passava
davanti a casa sua,
dalla finestra
sempre ci guardava,
se se gettava la carta
dentro al suo giardino.
Noi di nascosto
la si gettava a dispetto


scrivendo sopra frasi calugnose.
Un giorno per scherzo
gli misi un topo morto
legato ad un bastone
davanti al suo balcone.
Col vento svolazzava,
sembrava un aquilone,
e lei gridava disperata,
tutta inferocita diceva:
“se so chi è stato
lo porto al commissariato!”.
Nessuno parlò
e tutto finì lì.
Una sera d’estate
non sapendo che fare,
si pensò di far la doccia
a sor Pasqualino
che portava la parrucca.
Si legò un palloncino
con dentro l’acqua
in cima ad un cipressino,
piegandolo con forza
e lasciandolo d’un tratto
il gioco è fatto!
Lui vola per aria
e quando cade a terra
fa un gran botto.
Aspettando il momento giusto
che dalla strada
passi Pasqualino,
di solito è ben vestito
con giacca e cravatta
e in testa tien la parrucca.
Al momento giusto
si sgancia la corda,
il palloncino vola per aria
e gli cade proprio sulla zucca.
Lui si bagna tutto
e in mezzo alla strada
finisce la sua parrucca.
Mentre la raccoglie
tutto arrabbiato,
manda tanti accidenti
a chi l’aveva tirato,
noi non s’era preoccupati
perché la mia zia
sempre la mi diceva
“gli accidenti son come le foglie:
chi li manda
prima o poi li raccoglie!”,
così amici cari
non vi preoccupate
se vi mandano all’inferno,
tanto voi non ci andate.
Fate pure gli scherzi
che a voi più vi piace,
ma non fatevi vedere
sennò son botte sul sedere!
Un’altra cosa vi voglio dire:
fra di voi ragazzi
cercate d’andar d’accordo
e di volervi bene,
solo così la vostra vita
la vivrete in armonia
e in allegra compagnia.





3
Affetti e amici prediletti

in casa mia c’è un ospite gradito,
dorme e mangia con appetito,
è una gattina nera di nome Muci.
Non parla come noi, ma spesso ascolta
guardandoti negli occhi ti contempla,
non pronuncia parole, né un sorriso fa,
è con lo sguardo che il suo pensiero esprime.
Quando a sera andiamo per coricarci
sta lì sulle coperte ad aspettarci,
io con modo garbato e rispettoso
le dico di andare in altro loco,
per un po’ mi guarda titubante
poi a capo chino si allontana,
par di capire che ciò non le è gradito.
Senza ribellarsi, né prestar rancore
scende dal letto e va su altre poltrone.
Quando a notte avvolti siam nel sonno,
lei col suo passo leggero e lento
si posa al posto suo al piè del letto.
E’ così che ogni mattina
il buongiorno lo abbiam dalla gattina.


















4
Il grillo e la lumaca

Un giorno di buon mattino
un grillo nel prato saltellava,
vide a lui vicino un animale strano
che si muoveva piano piano.
“Che animale sei?”
disse il grillo curioso,
“Sono una lumaca” ella rispose,
“Perché cammini così piano?”
“Io non tengo le gambe per camminare,
per muovermi col corpo devo strisciare”,
“Cos’è quell’affare che ti porti appresso?”
“E’ la mia casa: quando si fa sera
mi ritiro dentro a dormire.”
“Ma dimmi un po’”, le chiese il grillo
“tu non sai saltare e neppure cantare
ma che ci stai al mondo a fare?”
La lumaca un po’ arrabbiata rispose:
“Che domanda impertinente osi fare!
Il creato così m’ha fatto
e son pure contenta,
tu grillo che tanto hai da dire
quando arriva il freddo che fai?”
“Ah cara lumaca, per me son guai!”
“Allora anche tu hai dei problemi,
io la casa me la porto appresso,
quando mi serve ci vado dentro.
Tutti noi in natura siam diversi,
questa è la vita che ad ognuno spetta.
Tu, caro grillo impara a rispettare
anche chi non salta, e non sa cantare,
fra noi tutti ci dobbiamo aiutare.”
Il grillo che era allegro e strafottente
si allontana triste e deludente,
qualcosa però anche lui ha capito,
che siam tutti figli del creato
e sulla terra abbiam diritto a stare
finchè la morte non ci verrà a cercare.
5
Un’avventura fortunata

Un topolino gira tranquillo
nel mezzo di un giardino,
un gatto par che dorma
con un occhio chiuso e uno aperto,
segue ogni suo movimento.
Il topolino incurante
di ciò che può accadere
gira in cerca di mangiare.
Finchè al gatto si avvicina
senza che lui se ne avveda,
il gatto alzandosi di scatto
con un balzo gli salta addosso.
Il topolino non sa rendersi conto
dell’improvviso e tragico evento,
quando capisce la sua triste sorte
è troppo tardi ormai,
gli artigli del gatto
tien sulla fronte.
Il topolino grida”Aiuto!Aiuto!
Ti prego non farmi del male!”
Il gatto non ascolta i suoi lamenti,
di tanto in tanto lo stringe fra i denti.
All’improvviso entra in giardino
un grosso cane mastino,
il gatto scappa spaventato,
libero torna il topolino
dopo lo smarrimento.
Al cane si avvicina e fa un inchino
avendolo salvato da una triste agonia,
con simpatia lo ringrazia e poi va via,
per lui non è una bella compagnia.







6
La volpe

La volpe a notte fonda
di soppiatto entra nel pollaio,
in un attimo afferra la gallina.
Il gallo salta e si dispera,
le galline strillano impaurite,
non sanno come farsi la difesa.
La volpe calma e tranquilla
una dopo l’altra se le porta via,
le mette in serbo a suo modo,
sotto la terra le depone.
A suo piacere una alla volta
se le mangia, quando ha fame,
tanto è l’ingegno che lei tiene
per mantenersi bella e in salute.
La volpe vive sempre in solitario,
solo di notte va in cerca di cibo
mentre tutti son nel sonno,
in silenzio gira per il mondo
come un comune vagabondo,
per questo lei s’è fatta un nome
d’essere astuta, furba e veloce
come nessun altro animale,
e mai nessun la vede.
















7
Un gatto sfortunato

Sopra ad un pino
svolazza un uccellino,
nel praticello
passeggia un topolino,
nello stagno
un pesciolino sta a bagno.
Un gatto, da buon felino
si lecca i baffi
sperando di fare un bocconcino.
Sul pino s’appresta a salire
ma l’uccellino scappa,
in cielo va a volare.
Di corsa va nel praticello,
il topo astuto e svelto
nel buco s’infila dentro.
Deluso va verso lo stagno,
si ferma e osservando
lì lui non può entrare,
il pesciolino lo guarda e ride.
Il gatto rattristato
pensa sconsolato:
“Sarà per un’altra volta”,
così rimane a bocca asciutta.















8
La vita di un grillo

In un giardino erboso
un grillo saltellava cantando.
“Grillo” gli dissi “perché tu canti?”
“Canto perché son allegro e vivo.”
“Perché tu salti da un posto all’altro?”
“Lo faccio per girare il mondo”
“Se io ti acchiappo, tu che fai?”
“Ti prego, non farlo,
fatti gli affari tuoi,
lascia che viva, io son modesto,
ovunque vado l’allegria porto,
tu fai come faccio io:
sii allegro e non far del male,
ti accorgerai che starai bene
e vivrai sempre felice.”
“Terrò presente quello che dici,
il tuo consiglio è giusto
e ti prometto che di ciò che tu hai detto
d’ora in avanti stai certo
il tuo consiglio ascolto”.


















9
La lucertola

Una lucertola sta tranquilla al sole,
si scalda il sangue per poter camminare,
un uccello rapace l’osserva da lontano
sperando che lei stia dormendo.
Su di lei si getta in un momento,
la lucertola svelta
si accorge dell’evento
e nel buco del muro che teneva appresso
in un attimo si ripara dentro,
cos’ il rapace per questa volta
è rimasto deluso, a bocca asciutta.
Chissà se un altro giorno
la lucertola sarà fortunata
o se dal rapace sarà mangiata?
Questo non lo sapremo mai,
di una cosa ne siam certi:
che sulla Terra c’è posto per tutti,
animali docili e animali feroci,
chi si nutre di erba e chi di carne,
c’è chi è grande e chi è piccino,
ognuno deve fare a nascondino
e trovare il suo posticino.
















10
Il nonno

Il nonno porta i capelli bianchi
e cammina a passo lento,
il suo corpo è stanco e consumato.
Quando lo vedi passare
non ridere e non lo biasimare,
pensa a quanti anni ha vissuto
o quante cose ha fatto nel passato,
pure lui è stato giovinetto
e come te, agile e svelto.
Un giorno anche tu così sarai
e prega il Dio che tu lo sia,
perché se così non fosse
morirai prima del tempo
e perderai parte degli anni tuoi.
Il nonno la vita l’ha vissuta tutta,
che sia bella, che sia brutta,
son tante le cose utili che ha fatto
spesso senza nessun compenso.
Per questo può meritare amore
ma soprattutto merita rispetto.

















11
Lo scolaro

A scuola a volte siam birboni,
si litiga fra noi senza motivo
e tutti quanti siamo un po’ gelosi,
se tu sei come io ho detto
cerca di non esserlo e fila dritto.
La scuola non è un’eternità,
è solo un passaggio,
un giorno finirà.
Lì si va solo ad imparare
quello che ancora non si sa,
il resto non conta nulla,
 tu devi solo studiare.
La maestra ascolta con attenzione
e quando spiega tu non ti distrarre,
da grande tu avrai capito
l’importanza dell’insegnamento avuto
creandoti così il tuo futuro.
Può esser bello come brutto,
molto dipende da ciò che hai imparato,
perciò leggi e ascolta l’insegnamento
e fatti sempre i fatti tuoi,
il risultato da grande lo vedrai,
solo allora tu potrai capire
quanto è importante da piccoli studiare.

















12
Il fanciullo

Quando siam fanciulli
siam tutti un po’ monelli,
di tanto in tanto si fanno guai,
il motivo non si capisce mai.
Se ti accorgi di aver sbagliato
chiedi scusa, o chiedi perdono,
da tutti tu sarai capito.
Se c’è qualcuno a te vicino
che non ti perdona
stanne lontano, la cosa è seria,
ai fanciulli tutti voglion bene
se combinan guai
(e ne fanno assai!)
nessun degli altri pensa male
di ciò che loro fanno,
non danno valore.
Se tu fanciullo birichino e furbo
capisci quel che fai quando
combini guai altrui,
ascolta quella voce buona
che ti passa per la mente,
che ti dice “fai il bravo”
e cerca di essere ubbidiente.
Solo così tu sarai felice
e chi vive a te vicino
ti vorrà più bene
e fra voi regnerà l’amore.









13
La vita di un topolino

Sono un piccolo topolino
con tanti fratelli son nato,
mia madre era vecchia,
il latte per tutti non teneva.
Alcuni son morti,
altri son vissuti a stento,
io sono il più fortunato,
forte e sano son cresciuto.
Con coraggio ogni giorno devo lottare
per poter vivere e mangiare.
Per casa mi costruisco un buco in terra
sotto un masso o dentro un fosso,
ogni notte esco con paura e sospetto,
spesso un uccello rapace mi aspetta
con gli artigli e il becco a uncino,
di me vorrebbe fare un bocconcino.
Se mi avvicino ad un caseggiato
in cerca di cibo, pure avariato,
c’è il gatto che mi aspetta
per far di me la sua festa.
Se mi accingo a entrare
in qualche sperduto casolare,
tutti spaventati si mettono a gridare,
chi con la scopa, chi col badile
tutti contro di me per farmi morire.
Perché tutti mi vogliono ammazzare?
Con me la natura è assai crudele,
io pure vorrei starmene al sole
e vivere una vita felice.
Mi rivolgo a voi, cari bambini
pieni d’amore e tanta bontà,
che giocate nei prati e nei cortili,
fate che un piccolo topolino
innocuo, fragile e piccino
possa avere il suo modesto giardino
e vivere in piena libertà
per godersi la felicità.

14
Il piccolo passero



Un mattino di primavera
l’aria è limpida e serena,
gli alberi il vento trastulla,
fra un ramo e l’altro
il sole fa capolino.
Nel prato la rugiada si prosciuga,
in cielo gli uccelli tornano a cantare.
Uno per terra con affanno saltella,
in cielo non può volare,
le piume ancor non tiene.
Chissà se dal suo nido è caduto
o se credeva di esser già cresciuto.
Con dolcezza lo raccolgo,
in una gabbia lo depongo.
Poco tempo passò,
capii che ciò a lui non era gradito,
se ne stava rannicchiato e spaventato,
nessun cibo da me accettava
né la mia presenza da lui era gradita.
Il giorno seguente sulla finestra lo posi,
un passero a lui si avvicina,
entrambi si guardano cinguettando.
Passa un po’ di tempo, il passero torna,
apre il becco e dà lui nutrimento,
di tanto in tanto l’azione si ripete,
in breve cresce e comincia a cantare:
teneva un canto strano
con pause improvvise, mi guardava.
Io fui preso dal rimorso,
con lui mi misi a parlare
cercando di capire il suo pensiero,
cinguetta, saltella e poi si ferma
voltando gli occhi al cielo,
così io avevo capito
che il posto suo non era quello,
forte fu per me l’emozione
così decisi di volerlo liberare.
Appena apro l’usignolo
mi vola sulla spalla e cinguetta,
forse mi voleva salutare.
Mi rivolgo a lui dicendo,
piccolo passero, la libertà ti ho dato
torna in cielo e prendi libero il tuo volo,
quello è il posto che la natura ti ha riservato,
torna fra gli alberi a cantare,
il passero mi guarda
e spicca il volo su nel cielo,
io capii che fra noi era tutto finito,
volteggiò sopra di me
come per darmi l’ultimo saluto,
tengo le lacrime agli occhi
ma son felice,
quanto la libertà sia grande
mai lo si può capire.











15
Il gatto e il passero



Un giorno di buon mattino
sopra l’albero canta un uccellino,
dietro un cespuglio il gatto
osserva immobile, piatto piatto.
“E’ inutile che ti nascondi”
dice l’uccellino dondolando
“tanto io ho già visto,
da quassù io non scendo.”

“Vieni vieni, passero bello,”
gli dice il gatto sornione e scaltro,
“vieni a razzolare nel fraticello,
ti prometto che non ti molesto.”

“Tu sei astuto e furbo,
di te io non mi fido,
dimostra di esser bravo e snello,
vieni tu da me sull’alberello!”

Il gatto sta un po’ a pensare
e poi rotto rotto sale,
quando lui si avvicina
il passero vola giù per terra.

“Adesso si che son tranquillo,
stai tu in cima all’alberello,
io me la spasso nel verde praticello”.

Il gatto non sa che fare
a scendere ha paura di cadere,
miagola e si dispera,
non sa come finirà
questa brutta avventura.

“Tu sei un gattino impertinente”
gli dice il passero allegramente,

“se pur furbo e astuto sei
pure a te capitano guai,
speriamo che tu abbia capito
che nella vita ognun di noi
è ben che si faccia i fatti suoi”.



















16

Un bimbo buono

Ogni giorno Marcellino
suonava un campanellino,
lo suonava così forte
che gli aprivan tutte le porte.
Con in mano un panierino
chiedeva loro un soldino,
dalla sera alla mattina
tanti soldini guadagnava
che portava a dei bambini:
non avendo un campanellino
e neppure il panierino,
non avevano un soldino.

























17
I topolini

Un giorno vado in cantina
con la mamma Carolina
e frugando fra i cartoni
vedo un nido di topolini.
Eran nudi, senza peli,
che spavento mi son preso!
Dalla mamma corro svelto,
lei mi dice di star tranquillo:
-non ti fanno nessun male,
la loro mamma stanno ad aspettare
che li vada ad allattare,
devon vivere poverini
come fan tutti i bambini-.


























18
Il furbo

E’ felice solo chi ride,
ma se piangi per qualcosa
e il desiderio poi si avvera,
sei felice e sei contento:
hai avuto il tuo compenso.
L’importante è che ogni tanto
si può piangere con l’inganno,
se vuoi avere ciò che chiedi
devi mettere l’ingegno
e sarai accontentato
senza essere sgarbato.




























19
Il vecchio

Agostino è un uomo strano
che cammina piano piano,
al bastone lui si appoggiava
ogni tanto si riposava,
si vestiva in malo modo
per sembrare più strano.
Un bel giorno cadde a terra
e si fece una frattura,
con il gesso ad una gamba
non poteva camminare.
Stando immobile a sedere
sulla porta della casa
a guardare nella strada
la gente che di fronte gli passava.
Curiosando fra di loro
chi è brutto e chi è bello,
salutando tutti quanti
come se fossero parenti.



















29
Alice

Un ricciolo biondo cadde dal cielo
illuminato da un timido sole
di un dolce mattino.
col suo viso rotondo e perfetto
dagli occhi celesti e vispi
sembra una grazia divina
che il cielo a noi ha donato.
Sincere son le sue parole
come il modo suo di fare,
ciò che di lei le dà grazia e gioia
è la vita vispa e gaia
onorandola con grazia e sentimento
che esprime ogni suo momento
a estranei e conoscenti
senza inganno né pentimento.






















30
Chiara

Un tardo pomeriggio d’autunno
all’imbrunir del cielo
un angiolo, su un prato verde
una fanciulla pose.
Sottile e fragile era il suo corpo
dal viso rotondo e armonioso
col sorriso infantile e timoroso
il suo parlare semplice e cordiale
l’armonia a tutti noi sa dare,
sagge son le sue parole
se pur ancor fanciulla appare,
adattandosi ad ogni avvenimento
finchè la ragion vinca in lei
a tener lontano qualunque turbamento.
gentile è il modo suo di fare
con chi vicino a lei vive
donando affetto e amore.






















36
La lucciola

Lucciola, piccola lucciola
che nell’oscurità lampeggi
nel mezzo della campagna
nella notte, silenziosa e buia
come una piccola stella appari,
se pur modesto sia il tuo chiaror
l’oscurità al tuo apparir hai illuminato,
piccola lucciola,
col tuo brillar la natura trasformi
in un mondo incantato,
in ogni parte brulicando nell’aria
come zampilli di una fontana.


























40
La farfalla fa allegria

Bella farfalla ci appari,
quando nei prati voli
con le ali di variopinti colori.
Con gioia ti mostri,
da un fiore all’altro ti posi
in cerca di petali profumati.
Se pur breve è la tua vita
una piccola bellezza rimani.
Da un continente all’altro
ovunque vivi e ti procrei,
finché il sole scalda la terra
sempre sarai con noi
a tenerci compagnia:
giovani e vecchi,
madri e fanciulli,
all’apparir tuo
viviam tutti in allegria.





















62
Un povero pesciolino

Il mare impetuoso ogni confin scavalca
in poco tempo la valle inonda,
i piccoli pesciolini  girelloni e stanchi
non tengan più la forza per nuotare,
l’onda con forza li solleva
nella valle tutti quanti li trascina.
Passata la tempesta burrascosa
lentamente il mare si ritira,
astuti i pesciolini seguon l’acqua
tornando liberi col mare,
uno soltanto s’attarda a rientrare
l’acqua più non c’è
è troppo tardi per poter fuggire,
una pozzanghera a lui fa da dimora,
gira qua e là in cerca di un’uscita,
se pur spaventato il povero pesciolino
mai alla triste sorte si rassegna,
poco tempo resta a lui di vita.
Ma all’improvviso la fortuna arriva,
un bimbo passando lì per caso
si ferma e osserva l’accaduto,
pensa cosa lui può fare
e decide di salvare il pesciolino
dal suo orribile destino,
in un attimo nell’acqua s’immerge
afferra il pesce con mani tremanti
di corsa nel mare lo versa,
il pesciolino felice si allontana
il bimbo lo guarda e pensa:
un saluto almeno lo poteva dare,
o forse chissà, se lo sa fare.
Quello che più per lui ha valore
è che la vita sua non muoia
e possa tornare a vivere felice.



63
La formica virtuosa

Piccola formica fragile e minuta
sei l’unico esemplare del mondo intero
che s’è adattato a vivere in ogni luogo,
dalle fitte foreste ai deserti di sabbia
alle pianure aride e sterminate
alle montagne rocciose,
dentro la terra hai fatto la tua dimora
scavando gallerie lunghe e tortuose
affinché tu possa vivere in pace.
Piccola formica, l’esempio hai dato
di come tutti si dovrebbe vivere
nel mondo del creato.
Se pur piccole son le tue zampe
come piccolo è il tuo corpo
è con l’ingegno che tu ne trai guadagno,
nessun ti apprezza per quel che fai,
nessun ti adora come dovrebbe
uno sfregio a te facciamo
uccidendoti quando ci vieni vicino,
se pur le regole di vita ci hai insegnato
per te non c’è nessun rispetto
né teniamo un po’ di sentimento,
cerca di mantener la tua saggezza
onora la tua vita con l’ingegno,
perdona chi fa a te del male
la vita di ognuno è fatta d’avventure
solo la forza e il coraggio
ci aiuta a vivere felice.










64
La vita del grillo



Quando tramonta il sole
l’aria e il cielo si oscura
tutto tace, tutto si addormenta,
solo un grillo sul prato
canta saltellando.

-Piccolo grillo perché esci la notte
quando la natura dorme?
Tu solo s’ode intorno!

-Lo faccio per tenerla sveglia
finchè possiate voi capire
che la natura mai si ferma.

-Così nessun ti vede
né ascoltar potrà
la tua felicità!

-Non è così come tu pensi:
mi ascoltano le piante, i fiori,
gli uccelli rapaci,
perfino gli usignoli:
il mio canto è debole e modesto,
di giorno nessun lo può sentire,
e nessun mai si accorgerà di me.

-Non è come tu dici grillo:
se tu ti mostrassi al mondo
saresti più amato e ben voluto

-Ognuno vive a piacer suo vive:
se tu la notte dormi
a me piace viver felice.
Faccio così da sempre
e sempre voglio fare.

-Non esser permaloso col tuo parlare
io ti adoro e pur ti voglio bene,
vorrei che anche tu come tutti noi
ti godessi la vita al sole.

-Tu non potrai mai capire
che diversi fra noi siamo
ed è per questo che io sopravvivo,
tienti pur cari i tuoi piaceri
con le tue credenze e tradizioni,
io più che vivo lo farò a mio modo
se fin son piccolo e poca forza tengo
pure io faccio parte
a tener vivo il mondo
e vivrò come più mi piace.

-Scusami grillo non volevo molestarti
cercavo solo di farmi una ragione
e capire il tuo pensiero
che tu hai ben dato a dimostrare
quanto giusto sia il tuo dire,
vivi pur come hai sempre fatto
io se ti dovrò sentir cantare
pazienza, mi alzerò dal letto
come ho fatto finora
per sempre lo seguiterò a fare.









86
Il fiume e la farfalla

Un vecchio ramoscello
d’albero è caduto
nel fiume sottostante il fossato,
lentamente galleggiando va
da una sponda all’altra
l’acqua lo trascina,
al suo navigar lento e silenzioso
una farfalla su di lui si posa,
ondeggiando con grazia e armonia
dal ramoscello si fa trascinar via,
di tanto in tanto sbatte a sé le ali
mostrando i suoi colori.
L’acqua giunta a fondo valle
lentamente rallenta la sua corsa,
il ramoscello gira su sé stesso
l’avventura è giunta a fine,
la farfalla in cielo torna a volare
sui fiori qua e là si posa
portandoci il saluto della primavera.



















88
Il pianto di una foglia



Un pomeriggio d’autunno
gli alberi ondeggiando al vento,
il colore delle foglie sta cambiando,
una di esse come le altre si trasforma
il suo colore verde lentamente perde.
All’albero cui è appesa si rivolge
e dice lui:
- Perché mi fai imbrunire
qui da te sto bene, e con te son nata
bella e robusta son cresciuta,
lentamente il mio color si oscura
le forze sento in me svanire,
ti prego, fa che non muoia,
con te io voglio restare.

L’albero nel sentire il suo lamento
disse lei:
- Foglia mia cara,
niente posso più fare
tante foglie come te tengo
tutte con me le vorrei tenere,
una dopo l’altra tutte cadranno,
è così che la natura vuole
nessun mai la potrà cambiare,
anche tu un giorno andrai
resterò spoglio e abbandonato
mi metterò a dormire, e aspetterò
che il sole l’aria torni a scaldare,
in me nasceranno nuovi germogli
tante foglie tornerò ad avere,
così la natura da sempre ha fatto
così dovrà per sempre fare.

La foglia che la storia della vita
così bene descritta avea sentito
non l’accetta, piange e si dispera
cerca di restare appesa finchè puole
un giorno anche lei si accorge
di non tenere in sé la forza,
assai diverso è il suo colore,
il verde che teneva se n’è andato
il gambo suo si è afflosciato,
all’improvviso dall’albero si stacca,
nell’aria volteggiando scende lenta,
piangendo l’albero suo saluta:
-Addio albero bello, ti saluto,
il destino entrambi ci divide
mai più torneremo insieme.

In terra su altre foglie si posa
come lei gialle e un po’ appassite,
nel sentire il suo lamento
con meraviglia e stupore
dissero loro:
-perché tu piangi?
-Sull’albero io avrei voluto restare,
ogni giorno il sole mi scaldava
al vento dolcemente mi scaldavo
adesso son qui senza che io sappia
quale destino mi aspetta.
Le foglie che già s’eran rassegnate
cercan di spiegar la loro sorte:
-Altre foglie prima di noi son cadute,
altre ancora ne cadranno
ai piedi dell’albero ci trasformiamo
dando a lui la vita e nutrimento
affinché possa di nuovo germogliare
nuove foglie a lui torneranno,
sii anche tu come noi felice
tutti dobbiamo servire la natura,
per questo han dato a noi la vita.

La foglia si rasciuga il pianto
senza far nessun lamento
capì che la vita così dovea finire
anche per lei era utile morire.



99
Il ragno e l’uomo

Un giorno ordinando casa mia
scorsi un ragno correr confuso.
Vedendolo così strano
gli chiesi:

-dove vai così arrabbiato?

Nel sentir le mie parole
si fermò di scatto
e mi guardò dicendo:

-Tu la mia rete hai distrutto,
come potrò procurarmi il cibo?

-Fanne una di nuovo, risposi

-Ma se tu la distruggi ancora?
Spreco tempo e fatica!
Fa che io possa tender la mia rete,
solo così potrò mangiare
e toglierò a te mosche e zanzare,
ognun di noi non è utile solo a sé stesso,
serve pure alla comune convivenza.

Sentito ciò, niente potei obiettare,
il piccolo ragno m’ha insegnato:
non ha diritto chi in sé tien la forza
ma chi tien saggezza e tolleranza.









107
La rana e il pesciolino

Dalle montagne un pesciolino
impetuoso scende verso valle,
nella pianura si distende
formando un grande stagno,
nessun gorgoglio si sente
un silenzio intorno regna.
Una rana di tanto in tanto s’ode gracidare,
un po’ sta in acqua
un po’ fuori a godersi il sole.
Il pesciolino vedendola in allegria
con voce timida e rattristata chiese:

-Beata te che ti godi la vita!
puoi saltar nei prati e scaldarti al sole
io dall’acqua non potrò mai uscire.

-Porta pazienza, disse lui la rana
tutti fra noi diversi siamo
diversa è la vita che entrambi viviamo
ognuno si dovrà accontentare
di ciò che la natura gli ha dato.

Il pesciolino udite le sue parole
si allontanò un po’ rattristato
brontolando, disse fra sé:

-Non è giusto nemmeno il creato!













108
Alla ricerca di un amico

In una strada deserta e silenziosa
un piccolo cagnolino a me si avvicina
guardandomi, a distanza mi seguiva,
in attesa per lui di una carezza,
un sorriso o un complimento.
Mi fermo e guardandolo negl’occhi
vedo in lui uno sguardo tenero e pietoso,
scodinzolando festoso si avvicina
con mano leggera lo carezzo
lecca le mie dita come ringraziamento
forse penserà, chissà se ho trovato un amico
che faccia a me buona compagnia
e possa anch’io amar la vita mia.
























133
La formica

Piccola formica virtuosa e pien d’ingegno,
nessuno al mondo come te sa fare
se pur piccola tu sia
tanta è la forza che possiedi
per soddisfare i bisogni tuoi.
La natura diversa ti creò da tutti noi
affinché tu ci dessi l’esempio
di quale fosse il buon comportamento.
In ogni parte del mondo sei presente
ben ti adatti ad ogni situazione,
dentro la terra crei il tuo alveare
per proteggerti dai nemici e l’intemperie.
Io ti osservo con ammirazione,
vorrei con te parlare
per conoscere il tuo pensiero,
sei troppo piccola a mio vedere,
tu resterai sempre un mistero,
nessuno ti potrà mai capire.






















220
La vacanza con i nonni

Il tempo passa in fretta,
la vacanza è già finita
bella o brutta che sia stata
ci ha ingrassato e fatto belle
cambiando un po’ la vita.
Sempre c’è da guadagnare
quando siamo in riva al mare
con i nonni ancora arzilli
e se pur un po’ turbolenti
ci siam fatti compagnia
bene o mal che siano stati
ci siam tanto divertite.
Se la fortuna ancor ci assiste
passeremo altri momenti
più felici e ancor contenti.





















221
La sveglia di casa

Fratelli di casa
alziamoci svelti
uniti e compatti,
nel bene e nel male
viviamo contenti,
laviamoci gli occhi
e puliamoci i denti
con l’occhio rapace
cerchiamo la pace
per viver felice.
A scuola si corre
con la gioia nel cuore
si studia la scienza
per un futuro migliore.
Il ben della mamma
che a noi ci dona
che duri nel tempo
e ci porti fortuna.
Questa è la storia
di ogni mattina
chi dorme non vede
il ben della vita
che madre Natura
ogni giorno ci dona.

















222
Un dormiglione

All’alba di ogni mattino
il sole illumina il cielo,
la gente corre veloce
per tutti è finita la pace.
Io solo vorrei dormire
ho gli occhi ancora socchiusi
non pronuncio parole.
A voi tutti amici e parenti
che mi siete vicino,
lasciatemi in pace
che possa ancora dormire,
vi prego, tenete rispetto
per chi come voi
non ama la luce
ma adora il suo letto.





















228
La farfalla

Ti osservo ammirandoti
quando nell’aria svolazzi,
saltellando qua e là
a mostrar i tuoi bei colori.
Quando ti posi per tuo bisogno
su un semplice fiore
o su un secco  ramoscello
chissà che cerchi col tuo fare
piccola e fragile farfalla,
un mistero sei tu per noi
nell’immensità della natura
ognun con devozion t’ammira,
un piccolo aquilone tu pari
col tuo saltellar nell’aria
fra i prati fioriti a piacer tuo vivi.
Se pur piccola tu appari
con te felici giocano i fanciulli,
assaporando l’aria profumata
che la natura per amor suo
a tutti noi ci dona.

















271
La pecorella

Povera pecorella che ogni giorno tu vaghi,
pascolando nell’arida e gialla campagna
fra prati spogli e secchi arbusti,
né un fiore né erba ti vegeta attorno,
a capo chino, paziente e dimessa
l’arida terra coi labbri prosciughi.
La natura ti è avara e crudele
non dandoti il frutto del tuo bisogno
da nessuno ne accetta consiglio.
Pazienta ancora che passino i giorni
mia pecorella, sopporta ancora la fame
verrà un giorno che il cielo si oscura
la pioggia cadrà con forte irruenza
crescerà l’erbetta nei prati,
la brucherai coi labbri a tenaglia
abbonderà il latte nella mammella
tornerai di nuovo a procreare,
sarà pure felice il tuo vecchio pastore.



















298
Il passero



Piccolo passero io ti guardavo,
mentre sobbalzavi sul mio balcone
scrupoloso era il tuo sguardo
quando gli volavi intorno.
A tua insaputa mi ero nascosto
curioso in silenzio ti osservavo,
sopra uno stuoino ormai in disuso
fili d’erba secca deponevi.
Un giorno dopo l’altro
con arte e gran passione
gli intrecci fra di loro
senza darti mai riposo.
In breve il nido è pronto
ed è anche ben fatto,
gli porgi l’ultimo sguardo
e lentamente ti accovacci dentro.
Uno dopo l’altro l’uovo ci deponi
per giorni e giorni li stai a covare
né il vento, né la pioggia
ti disturba nella tua cova.
Un giorno sento cinguettare
dal nido spuntano delle teste nude
ti vedo agitato e pieno d’emozione
la natura del bene t’ha graziato.
Felice osservi il tuo creato,
nel nido i passeri irrequieti
cinguettano chiedendo il cibo
svelto t’appresti a saziar loro la fame.
Ogni giorno t’impegni con passione
a soddisfare il suo bisogno,
passano i giorni, tu giri senza sosta
sopporti la stanchezza senza mai fermarti.
i tuoi piccoli crescono in fretta
ogni giorno uno dopo l’altro
sbattono le ali e volano in cielo,
tu resti solo, solo com’eri prima.
Piccolo passero così la natura vuole
così ogni giorno si procrea la vita
tutti siamo nati per procreare
fichè possiamo, è un nostro bene.



















309
Il ragno

Piccolo ragno innocuo e silenzioso,
ogni giorno tessi la tua tela,
con arte l’appendi all’aria
con l’ingegno e la virtù vivi
nessun essere come te sa fare
né ha la costanza tua d’aspettare
che la preda a te s’avvicini.
Guardandoti ne provo ammirazione
nel vederti piccolo e indifeso,
vorrei aiutarti a costruir la tela,
non tengo l’arte tua
né mai ne sarò capace,
la natura ti creò agile e leggero
affinchè all’aria tu restassi appeso
come le nuvole sono appese al cielo,
la vita tua continui ancor serena
e possa costruirti
la tua fragile tela.




















321
Il pesciolino azzurro.



Un dì di buon mattino
passeggiando nel limpido mare
scaldato dal tiepido sole
l’acqua limpida traspare.
Vedo i miei piedini bianchi
un piccolo pesciolino azzurro
che mi segue come un cagnolino,
cerco di far lui una carezza,
appena mi avvicino lui si allontana.
Vorrei poter parlar con lui
ma non conosco le sue parole,
cammino con aria indifferente.
Lui mi segue, par che sia felice
come se fossimo amici da sempre.

Caro mio pesciolino azzurro,
vorrei tanto farti compagnia,
starti vicino per gioire insieme
senza che tu ti spaventi,
se potessi io pure mi trasformerei
in un piccolo pesciolino,
anche per poco io sarei felice
ma so che ciò non può avvenire.
Noi, non potremo mai
giocare come fanno i fanciulli,
perciò ascolta le mie parole:
girami intorno quanto a te piace,
mai ti farò del male.
Il pesciolino pareva aver capito,
saltava fuor dell’acqua
e mi girava intorno con allegria.
Con meraviglia lo guardavo
finchè d’un tratto più non lo vidi.
Capii che a suo modo mi diceva addio,
lo salutai con la mia piccola mano
come si fa fra noi bambini.
Chissà se ha visto la mia manina
e se avrà capito il mio saluto,
qualunque cosa di lui ne sia
a me se pur per poco
mi ha fatto una dolce compagnia.




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