IL
MONDO DEL LAVORO.
Cos’è
l’operaio nel mondo del lavoro?
Osservando la vita dell’uomo fin
dall’epoca primordiale constatiamo che è sempre esistito lo sfruttamento
dell’uomo sull’uomo, nei tempi primitivi all’epoca in cui esistevano gli
schiavi per compensare il lavoro giornaliero di uno schiavo gli veniva
retribuito un minimo di sussistenza appena utile alla sopravvivenza per lui e
per la sua famiglia, questo è proseguito per tutto il periodo dello schiavismo,
fino a quando nel sedicesimo e nel diciottesimo secolo pian piano che
l’emancipazione avanzava finiva l’epoca degli schiavi ed iniziava l’era in cui
il lavoro veniva retribuito col salario e cioè un contributo in denaro dopo che
l’operaio aveva lavorato in anticipo creando alla persona la prima forma di
indipendenza in quanto esso poteva lavorare oppure no, come pure poteva
lavorare per una o per l’altra azienda, se pure ciò fosse molto limitato in
quanto egli per vivere doveva reperire un salario offerto da colui che a sua
volta gli offriva la possibilità di dedicare la sua forza lavoro, poiché
esistevano ed esistono ancora oggi più prestatori d’opera di coloro che la
ricevono, colui che aveva la fortuna di collocarsi in qualsiasi azienda per
offrire la sua prestazione esso era costretto a sottostare alle regole del suo
interlocutore, il quale gli imponeva delle condizioni estremamente severe col
minimo di retribuzione.
Per questa ragione nacquero le
prime contestazioni, ciò accadeva nell’anno 1700-1800, man mano che passano gli
anni le masse dei lavoratori si organizzano sempre più fino ad unirsi fra loro
facendo scioperi ed occupando le fabbriche, da qui nasce l’ideologia nazista la
quale creò un sindacato a difesa dei lavoratori, il quale oltre a guidare gli
operai alle lotte per ottenere più retribuzione li rappresentava nelle
trattative con la parte che davano a loro la paga di compensazione per il
lavoro svolto.
Con la nascita dell’ideologia
nazista nacquero i primi stati socialisti dividendo il mondo in due parti, i
paesi rivoluzionari socialisti che azzerano tutte le aziende private creando
industrie di stato e cooperative piccole, aziende gestite direttamente dai
lavoratori, mentre dall’altro si sviluppò nei paesi a gestione liberale
democratica l’industria privata gareggiando fra di loro a chi gestiva nel modo
migliore la vita del loro popoli in un primo tempo sembrò che gli stati
socialisti dovessero progredire più dei paesi democratici, poi col passare
degli anni negli stati socialisti si creò una burocrazia di partito che occupò
tutti i posti di potere dal più grande al più piccolo trasformando il paese in
stato dittatoriale in cui il lavoratore perse tutto il suo potere di
autogestione e l’economia prima si fermò poi incominciò a scendere.
Contemporaneamente i paesi democratici governanti finanziarono le piccole e le
grandi industrie le quali ebbero un grande progresso, negli stessi paesi si
affermò politicamente il partito socialista dal quale nacque il partito
comunista che ebbe facile presa nella massa operaia, e poiché lo stesso partito
mirava a governarlo col sistema socialista organizzava gli operai a fare nelle
fabbriche delle battaglie per aumentare il salario con delle vere
manifestazioni politiche creando l’odio fra il popolo stesso, classificando il
datore di lavoro il padrone, la parola padrone fece aumentare l’odio e la
divisione nelle stesse fabbriche al punto che una parte di esse dovettero
chiudere, poiché il socialismo stava dimostrando il proprio fallimento ai
partiti comunisti non restava altra scelta che quella di convivere sia la
democrazia liberale sia con le industrie private organizzando sempre più lotte
sindacali per il solo scopo di fare migliorare la vita nelle famiglie degli
stessi operai, le aziende che non avevano altra scelta se non quella di
concordare un compromesso coi sindacati coinvolgendo gli stessi governi. Il
benessere dei lavoratori fu sostanziale sia come retribuzione mensile sia come
assistenza in caso che l’operaio restasse senza lavoro, nuocere un benessere e
di massa e la sicurezza al lavoro il cui benessere fece aumentare il potere di
spesa a tutta la popolazione contemporaneamente le aziende aumentarono la
produzione e gli utili, con i quali si modernizzarono e si svilupparono le
aziende stesse a seconda delle capacità dei dirigenti, così abbiamo vissuto
diversi anni in crescita costante a favore di entrambi sia degli operai sia
degli industriali, arrivando al punto in cui l’operaio ha acquisito il diritto
al lavoro nell’azienda la quale una volta assunto non può più licenziarlo per
nessuna ragione, solo per i reati penali gravi, perciò l’operaio ha ottenuto
quella sicurezza che ha sempre desiderato da anni di lotte portate avanti dai
sindacati nelle aziende e dal partito comunista nel parlamento.
Questa in sintesi è la storia di
coloro che erano costretti a lavorare come schiavi nei secoli passati fino ai
giorni nostri, questa trasformazione di benessere è stata utile ed era
indispensabile per tutti compresi gli imprenditori stessi.
Adesso parliamo dei problemi
delle aziende e della politica dei governi democratici, non mi prolungo per
quanto riguarda gli stati socialisti in quanto tutti sappiamo quale è stata la
sua storia e come è finita, essi dando il potere economico in gestione al
popolo hanno subito un fallimento completo, escluse alcune eccezioni che sono
in fase di trasformazione.
Lo sviluppo dei paesi emergenti
compreso quelli che erano a sistema socialista, ha fatto sì che nel mercato
giungessero articoli al prezzo del 30% o del 50% in meno mettendo in crisi
tutto il mercato dei paesi più sviluppati, tale situazione si è creata sia dai
bassi salari sia dalla bassa tassazione che questi governi applicano agli
imprenditori stranieri per attirare i loro investimenti, alcuni imprenditori
che avevano intuito tale trasformazione si sono affrettati a trasferire le loro
attività produttive in quei paesi, mettendo in liquidazione le loro aziende che
già esistevano le quali sia per le troppe tasse sia per il costo della
manodopera gli oggetti prodotti erano fuori prezzo ed il mercato non poteva più
recepirli, alcune aziende si sono trasformate migliorando la qualità dei
prodotti o trasformando la produzione stessa, ma questo non è stato sufficiente
a risolvere il problema, perciò noi siamo di fronte a dei problemi di economia
aziendale mai vissuta prima di adesso, se da un lato troviamo sul mercato
oggetti con il costo molto inferiore e di facile acquisto, dall’altro il nostro
lavoratore essendo senza lavoro vive di sussistenza con grave danno per
l’economia dello stato stesso che deve pure importare prodotti costruiti in
altre nazioni aggravando il suo bilancio.
Poiché il benessere verificato
fino ad ora ha creato negli operai quella superiorità mentale che gli impedisce
di adattarsi ad eseguire lavori umili e di scarsa professionalità, i quali sono
eseguiti dagli stranieri regolari o da clandestini dei quali preferisco non
parlare del problema “emigrazione” perché andrei fuori tema, aggiungo solo un
mio parere personale, il problema dell’emigrazione è un problema molto grande
per i paesi industrializzati i quali lo ignorano commettendo un grosso sbaglio
il quale condizionerà il loro futuro, perciò prima sarà affrontato e minore
sarà il danno che subiranno negli anni a venire, poiché il problema è di sua
competenza dovranno essere loro a risolverlo ed affrontarlo tutti insieme, un
giorno o l’altro saranno costretti, speriamo che quando avverrà non sia troppo
tardi.
Torniamo al lavoro che oggi viene
rifiutato dai nostri operai, ciò si verifica perché secondo loro questi lavori
umiliano l’uomo, questa è la stupidaggine più grande che una persona possa
dire, il lavoro qualunque esso sia è tutto rispettabile e dà alle persone che
lo esercitano la dignità che l’essere umano merita di avere, se poi pensiamo
che molti di questi lavori venivano eseguiti dai nostri padri e dai nostri
nonni i quali in fatto di dignità ne possedevano molta più di quanto ne abbiamo
noi oggi, su questo credo siamo tutti concordi.
Se i nostri operai rifiutano quel
tipo di lavoro ciò viene fatto per due ragioni: 1° perché viene retribuita la
sussistenza che gli permette di vivere senza impegnarsi a lavorare, e può
eseguire qualsiasi attività al di fuori di ogni regola, 2° non esiste nessuna
legge che costringe il lavoratore ad accettare qualsiasi lavoro per evitare di
percepire l’indennità di disoccupazione, non è per tutti così alcuni si
adattano pure, ma nelle nuove generazioni sono pochi coloro che accettano un
lavoro qualsiasi. Questo stato di diritto per l’operaio è stato acquisito
contemporaneamente al dovere di una azienda a mantenergli il lavoro costante
anche se non ha possibilità di rendere il prodotto, esso non lo si può
licenziare né sospendere, questo è un diritto acquisito con le lotte sindacali
il quale non intende rinunciare per nessuna ragione.
Queste regole sono una vera strozzatura
per le aziende le quali solo se esse sono di piccole dimensioni (cioè fino a 15
dipendenti) possono non rispettare certe regole, questa è una ragione perché
l’Italia è l’unico paese al mondo nel quale esistono tante piccole aziende, le
quali danno tutt’oggi un grosso contributo all’economia della nazione, le
aziende più consistenti si sono trasferite nei paesi dove non esistono certe
leggi e non hanno più libertà di operare .
E’ pur vero che le grandi aziende
possono sospendere gli operai mettendoli in cassa integrazione per certi
periodi concordati con gli stessi operai e con gli enti preposti a concedere
certe agevolazioni, come pure possono assumere alcuni operai a progetto oppure
a tempo determinato, queste sono alcune regole per aggirare l’articolo 18,
permettendo alle aziende stesse di liberarsi dal vincolo, il quale non gli
permette di sospendere e di licenziare i dipendenti di sua iniziativa, con
questo accordo siglato dai sindacati e dagli industriali con l’avallo dello
stato centrale il quale ne beneficia pure lui per i suoi dipendenti, hanno
creato un grosso danno ai lavoratori specialmente per i giovani i quali non
sapranno mai come sarà il loro futuro né cosa faranno nella loro vita.
Questa in sintesi è la situazione
attuale, a mio parere molto confusa e dannosa per tutti, se la parola
“licenziamento” è una parola che l’imprenditore non vuole pronunciare e
l’operaio giustamente non può accettarla a mio parere si potrebbe risolvere il
problema cercando di trasformare il sistema nell’interesse di tutti quanti.
Quale è la soluzione da attuare
affinché le aziende possano produrre senza costi aggiuntivi e gli operai
possano avere la certezza del lavoro senza la preoccupazione che un giorno
all’altro ne restino privi togliendogli la sicurezza di vivere.
Il mercato attuale è molto
volubile e suscettibile, nessuna azienda può tracciare un bilancio di un anno
con la certezza che la sua produzione sia tutta venduta al prezzo programmato,
primo perché le tecnologie sono in continua trasformazione, secondo la
concorrenza con i paesi emergenti è molto forte ed imprevedibile, per queste
ragioni dobbiamo togliere il vincolo che condiziona le aziende stesse, per fare
questo dobbiamo trasformare il dipendente da operaio in prestatore d’opera,
cancellare dal vocabolario la parola “padrone” in quanto essa si adattava
all’epoca degli schiavi, i sindacati dovrebbero svoltare pagina e far capire ai
loro associati che il mondo non è più quello di un tempo e che il mondo è
cambiato, oggi nessuno ha più un padrone ed è giusto che non lo abbia, certi
partiti politici dovrebbero tirarsi fuori dal mondo del lavoro ed impegnarsi ad
amministrare lo stato nel migliore modo possibile accettando la gestione
privata delle aziende stesse come patrimonio nazionale ed incentivare coloro
che mostrano più capacità imprenditoriali senza distinzione politica. Se
potessimo arrivare a capire quanto detto gli operai si dovrebbero trasformare
in prestatori di manodopera per gestirla ed amministrarla in proprio tramite
una efficiente organizzazione che gli consente di lavorare costantemente dove
necessita la sua prestazione e cioè non come facciamo adesso che le aziende
creano il lavoro per gli operai, ma viceversa gli operai andranno a lavorare
nelle aziende dove ne hanno bisogno, questo comporterebbe alle aziende stesse
di beneficiare della forza lavoro in base alle necessità disfacendosi
dell’esubero in caso che la produzione lo richieda evitando il fallimento che
come tutti sappiamo quanto costi al collettivo, nello stesso tempo a ristrutturarsi
per acquistare nuovi mercati con prodotti nuovi, le aziende sarebbero più
leggere, più snelle e più difese per reggere la concorrenza, perché come dicevo
prima per essa il mercato oggi è imprevedibile. Le piccole aziende le quali per
la totalità lavora per conto terzi, qualora che alla committente si verificasse
un periodo di bassa produttività loro sarebbero le prime a subirne le
conseguenze, come pure le aziende artigiane se hanno la possibilità di
acquistare ordinativi di una certe consistenza non gli possono accettare per
carenza di personale, ciò sta a dimostrare che le piccole aziende compresi gli
artigiani hanno gli stessi problemi delle grandi aziende entrambe gli necessita
di avere una parte di maestranze la presenza costante ed una parte la presenza
variabile, con questo sistema a mio parere verrebbe risolto uno dei problemi
più importanti per poter proseguire la loro normale attività.
L’azienda è come se fosse una
struttura viva creata dalla natura, in parte lo è non solo perché ci sono degli
esseri umani ma tutto ciò che esiste è creato dall’uomo, se noi osserviamo la
fabbrica in attività ci appare come un formicaio con i suoi movimenti tutti
coordinati fra loro in modo impeccabile oggi lo è ancor più con gli automatismi
che le macchine hanno, sia ha l’impressione che pure loro siano degli esseri
viventi. In concreto la fabbrica è per l’uomo il suo punto di riferimento più
importante della sua vita senza la quale l’uomo oggi non sarebbe più niente, se
noi riconosciamo questo dobbiamo impegnarci tutti quanti affinché la fabbrica
viva ma non solo, dovrebbe aumentare in quanto il benessere dell’umanità nasce
tutto dalla fabbrica fonte di produzione di progresso e di felicità, perché è
vero che il lavoro nobilita l’uomo ma è anche vero che ci fa vivere più felici
Adesso osserviamo il problema dal
lato delle maestranze, le società o le cooperative che si formeranno come
prestatori di manodopera dovrebbero avere delle regole precise ed intransigenti
ed essere ben collegate nel territorio col diritto di interloquiare con le
stesse aziende finchè si crei fra entrambe una collaborazione di reciproco
rispetto per impedire che si verifichino dei soprusi o delle discriminazioni
fra i dipendenti fissi e quelli aggiuntivi dando a questi una maggiore retribuzione
a compensazione della precarietà e del servizio che svolgono a sostegno delle
stesse aziende.
Con questo sistema si eviterebbe
gran parte della cassa integrazione e della disoccupazione, se pure il
prestatore d’opera sia costretto a svolgere dei lavori non di suo gradimento
questo si protrarrebbe solo per pochi mesi cambiando azienda e lavoro in
continuazione egli non solo si farà sempre delle nuove esperienze acquistando
più professionalità in più settori al fine di sviluppare la sua intelligenza in
modo più completo e rendere il lavoro meno monotono e più attraente, sono tanti
coloro che sono costretti a fere dei lavori non graditi e a lavorare nelle
aziende non di loro gradimento per varie ragioni, ebbene questi dipendenti non
solo non daranno mai il meglio di se stessi all’azienda ma passeranno la vita
come se fossero ai lavori forzati, mentre cambiando lavoro ed azienda hanno la
possibilità di incontrare con più facilità quell’ambiente che gli gratifica sia
per professionalità sia dal lato psicologico. Vi immaginate un uomo che lavora
per 30/40 anni sempre nella stessa azienda svolgendo sempre lo stesso lavoro?
Che esperienza può acquisire? Come sarà sviluppata la sua intelligenza, quale
sarà il suo stato psichico? Io credo sia difficile da quantificare una persona
che lavora così tanto tempo facendo sempre lo stesso lavoro, pensa che costui
non può amare né il lavoro né l’ambiente in cui opera. Per questa ragione anche
per il lavoratore penso che sia positiva questa forma di collaborazione con le
aziende stesse tanto più qualora incontri un lavoro o un’azienda di suo
gradimento egli mostrandosi ben predisposto nelle sue mansioni potrebbe essere
assunto dalla stessa azienda a tempo indeterminato e trovare quel beneficio che
altrimenti non avrebbe raggiunto.
Con questo sistema a mio parere
ne potrebbero trovare tutti un beneficio come detto in precedenza, i partiti
politici dovrebbero tirarsi indietro e non adoperare più gli operai come
soggetti al loro comando portando nelle piazze al solo scopo di rafforzare la
loro forza politica contro l’interesse suo e del popolo in generale, i
sindacati si dovrebbero ridimensionare automaticamente in quanto gli operai non
avrebbero più problemi di contrattare una volta che si è creato un rapporto di
civile convivenza fra il lavoratore ed il datore di lavoro si può giungere anzi
si deve giungere alla divisione degli utili fra di loro. Per arrivare a questo
dobbiamo abbattere le vecchie e storiche barriere di ideologia politica che
tutt’oggi esistono cancellando dal vocabolario la parola operaio e padrone, se
per primo obbiettivo non siamo capaci a fare questo non ci sarà mai una civile
convivenza, la parola operaio è oramai troppo vecchia per qualificare un
lavoratore in un mondo emancipato, come pure chiamare il datore di lavoro
“padrone”, nessuno deve avere un padrone nella vita tanto meno uno che lavora,
costui lo dobbiamo gratificare e non umiliare come se fosse un animale.
Per sostituire le suddette parole
in “collaboratore aziendale” oppure “dirigente aziendale” dimostrando che
l’azienda non appartiene né agli operai né ai proprietari, essa sarà il
soggetto indipendente dal quale se funziona bene tutto il popolo ne trarrà
beneficio. Come dicevo in precedenza dalle fabbriche nasce tutto il benessere
dei popoli e come tale sia chi lavora sia chi gestisce merita più
considerazione, se colui che la dirige non sa adempire al suo dovere egli va
sostituito per legge prima che produca dei danni irreparabili, questo si può
verificare con i bilanci annuali i quali dovrebbero essere tutti gli anni in
positivo altrimenti il sacrificio di tutti gli occupanti sarebbe stato inutile
e dannoso. Per un popolo è come la terra per l’agricoltore tutti i beni di cui
ne ha bisogno vengono da lì, il suo benessere è prodotto in fabbrica come pure
per l’agricoltura essa è indispensabile le macchine agricole, i prodotti
chimici indispensabili escono dalle fabbriche esse lo ripeto sono alla base di
tutto, chi ci opera all’interno e le gestisce dovrebbero essere dei veri
professionisti, il governo che amministra lo stato la cui ricchezza è
proporzionata in base alla sua produzione dovrebbe agevolare le nuove
generazioni ad intraprendere un’attività in proprio con i finanziamenti
appropriati, coloro che hanno delle nuove iniziative e non dispongono dei mezzi
sufficienti per iniziare la loro attività da imprenditori. Lo stato oggi
costruisce case, carceri, aeroporti, centri sportivi etc… esso costruisce di
tutto un po’ ma mai capannoni industriali. Se in alcune zone d’Italia si è
verificato ed è stato agevolato tale sviluppo qui non c’erano gli imprenditori
disponibili, in definitiva lo stabilimento è considerato negativo per lo stato
e per l’ambiente la sua considerazione da parte della politica è recepita quale
luogo dove sfruttano gli operai e dove gli industriali si arricchiscono
illegalmente. Se noi vogliamo che ciò non avvenga dobbiamo uscire da questa
situazione a mio parere paradossale, le fabbriche le dovrebbe costruire lo
stato nelle zone più opportune ed accessibili per offrirle a coloro che pensano
di farne buon uso, solo così può aumentare la produzione ed il reddito
nazionale portando un beneficio a tutto il popolo, non esiste nessun’altra
strada per fare progredire le popolazioni se non c’è produzione in una nazione
ci sarà solo fame e miseria. Questa trasformazione rivoluzionaria nel mondo del
lavoro più tardi essa sarà recepita più grande sarà il danno che noi facciamo
al mondo intero.
I paesi occidentali oggi hanno la
fortuna di avere tutti i mezzi necessari per un tale processo rinnovativo,
dobbiamo solo cambiare la nostra mentalità adeguandola all’epoca in cui noi
oggi viviamo, un mondo aperto al progresso, alle tecnologie, allo sviluppo
della civiltà umana ed al rispetto reciproco della persona. Con queste
prerogative si possono affrontare problemi più impensabili per vivere una vita
migliore a beneficio di tutti quanti.
All’inizio ho ripercorso
brevemente la storia della classe operaia per dimostrare quanto poco è cambiato
fra l’operaio e l’impresario in confronto al progresso che si è verificato nel
mondo tecnologico del lavoro con l’emancipazione dei popoli gli operai non sono
solo prestatori d’opera ma nel loro lavoro giornaliero essi offrono la loro
intelligenza della quale tutte le aziende grandi e piccole ne hanno estremo bisogno,
la quale non è mai retribuita solo in alcune eccezioni essa viene in minima
parte riconosciuta se un domani si dovesse arrivare e ci arriveremo senz’altro,
al punto che l’operaio oltre alla forza lavoro offre la capacità della mente e
la sua intelligenza non esisterebbe più un solo dirigente ma tanti di essi e
avremmo un notevole progresso nel mondo del lavoro, non dobbiamo sottovalutare
l’operaio perché esso è pur sempre un uomo con la mente ed un cervello pensante
anche se non tutti dispongono di tali virtù ma una buona parte di loro né ha le
capacità al pari di un dirigente e poiché è a contatto diretto con la realtà
del lavoro stesso è in grado più di altri di riconoscere il pro ed il contro di
quello che sta facendo sia lui come pure i suoi compagni di lavoro. E’ per
questa ragione che prima ho detto che i dipendenti dovranno beneficiare
dell’utile dell’azienda al pari del titolare in quanto ne avrebbero tutto il
diritto. Ritorno a ripetere ancora una volta che la capacità intellettiva
dell’uomo e la sua intelligenza messa a frutto dell’azienda non avrà mai la
giusta compensazione in quanto essa non è quantificabile. Le migliorie che
l’operatore dà al suo lavoro tramite la volontà e la capacità del pensiero
nessuno lo può qualificare, per questa ragione l’operatore deve trovarsi in
azienda a suo agio, solo così egli può dare il meglio di se stesso,
riconoscendo questo si abbattono le barriere cha ancora oggi esistono dando al
lavoro quel valore che gli spetta da parte di tutti noi.
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