domenica 23 giugno 2013

il mondo del lavoro


IL MONDO DEL LAVORO.

Cos’è l’operaio nel mondo del lavoro?

 

 

Osservando la vita dell’uomo fin dall’epoca primordiale constatiamo che è sempre esistito lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, nei tempi primitivi all’epoca in cui esistevano gli schiavi per compensare il lavoro giornaliero di uno schiavo gli veniva retribuito un minimo di sussistenza appena utile alla sopravvivenza per lui e per la sua famiglia, questo è proseguito per tutto il periodo dello schiavismo, fino a quando nel sedicesimo e nel diciottesimo secolo pian piano che l’emancipazione avanzava finiva l’epoca degli schiavi ed iniziava l’era in cui il lavoro veniva retribuito col salario e cioè un contributo in denaro dopo che l’operaio aveva lavorato in anticipo creando alla persona la prima forma di indipendenza in quanto esso poteva lavorare oppure no, come pure poteva lavorare per una o per l’altra azienda, se pure ciò fosse molto limitato in quanto egli per vivere doveva reperire un salario offerto da colui che a sua volta gli offriva la possibilità di dedicare la sua forza lavoro, poiché esistevano ed esistono ancora oggi più prestatori d’opera di coloro che la ricevono, colui che aveva la fortuna di collocarsi in qualsiasi azienda per offrire la sua prestazione esso era costretto a sottostare alle regole del suo interlocutore, il quale gli imponeva delle condizioni estremamente severe col minimo di retribuzione.

Per questa ragione nacquero le prime contestazioni, ciò accadeva nell’anno 1700-1800, man mano che passano gli anni le masse dei lavoratori si organizzano sempre più fino ad unirsi fra loro facendo scioperi ed occupando le fabbriche, da qui nasce l’ideologia nazista la quale creò un sindacato a difesa dei lavoratori, il quale oltre a guidare gli operai alle lotte per ottenere più retribuzione li rappresentava nelle trattative con la parte che davano a loro la paga di compensazione per il lavoro svolto.

Con la nascita dell’ideologia nazista nacquero i primi stati socialisti dividendo il mondo in due parti, i paesi rivoluzionari socialisti che azzerano tutte le aziende private creando industrie di stato e cooperative piccole, aziende gestite direttamente dai lavoratori, mentre dall’altro si sviluppò nei paesi a gestione liberale democratica l’industria privata gareggiando fra di loro a chi gestiva nel modo migliore la vita del loro popoli in un primo tempo sembrò che gli stati socialisti dovessero progredire più dei paesi democratici, poi col passare degli anni negli stati socialisti si creò una burocrazia di partito che occupò tutti i posti di potere dal più grande al più piccolo trasformando il paese in stato dittatoriale in cui il lavoratore perse tutto il suo potere di autogestione e l’economia prima si fermò poi incominciò a scendere. Contemporaneamente i paesi democratici governanti finanziarono le piccole e le grandi industrie le quali ebbero un grande progresso, negli stessi paesi si affermò politicamente il partito socialista dal quale nacque il partito comunista che ebbe facile presa nella massa operaia, e poiché lo stesso partito mirava a governarlo col sistema socialista organizzava gli operai a fare nelle fabbriche delle battaglie per aumentare il salario con delle vere manifestazioni politiche creando l’odio fra il popolo stesso, classificando il datore di lavoro il padrone, la parola padrone fece aumentare l’odio e la divisione nelle stesse fabbriche al punto che una parte di esse dovettero chiudere, poiché il socialismo stava dimostrando il proprio fallimento ai partiti comunisti non restava altra scelta che quella di convivere sia la democrazia liberale sia con le industrie private organizzando sempre più lotte sindacali per il solo scopo di fare migliorare la vita nelle famiglie degli stessi operai, le aziende che non avevano altra scelta se non quella di concordare un compromesso coi sindacati coinvolgendo gli stessi governi. Il benessere dei lavoratori fu sostanziale sia come retribuzione mensile sia come assistenza in caso che l’operaio restasse senza lavoro, nuocere un benessere e di massa e la sicurezza al lavoro il cui benessere fece aumentare il potere di spesa a tutta la popolazione contemporaneamente le aziende aumentarono la produzione e gli utili, con i quali si modernizzarono e si svilupparono le aziende stesse a seconda delle capacità dei dirigenti, così abbiamo vissuto diversi anni in crescita costante a favore di entrambi sia degli operai sia degli industriali, arrivando al punto in cui l’operaio ha acquisito il diritto al lavoro nell’azienda la quale una volta assunto non può più licenziarlo per nessuna ragione, solo per i reati penali gravi, perciò l’operaio ha ottenuto quella sicurezza che ha sempre desiderato da anni di lotte portate avanti dai sindacati nelle aziende e dal partito comunista nel parlamento.

Questa in sintesi è la storia di coloro che erano costretti a lavorare come schiavi nei secoli passati fino ai giorni nostri, questa trasformazione di benessere è stata utile ed era indispensabile per tutti compresi gli imprenditori stessi.

Adesso parliamo dei problemi delle aziende e della politica dei governi democratici, non mi prolungo per quanto riguarda gli stati socialisti in quanto tutti sappiamo quale è stata la sua storia e come è finita, essi dando il potere economico in gestione al popolo hanno subito un fallimento completo, escluse alcune eccezioni che sono in fase di trasformazione.

Lo sviluppo dei paesi emergenti compreso quelli che erano a sistema socialista, ha fatto sì che nel mercato giungessero articoli al prezzo del 30% o del 50% in meno mettendo in crisi tutto il mercato dei paesi più sviluppati, tale situazione si è creata sia dai bassi salari sia dalla bassa tassazione che questi governi applicano agli imprenditori stranieri per attirare i loro investimenti, alcuni imprenditori che avevano intuito tale trasformazione si sono affrettati a trasferire le loro attività produttive in quei paesi, mettendo in liquidazione le loro aziende che già esistevano le quali sia per le troppe tasse sia per il costo della manodopera gli oggetti prodotti erano fuori prezzo ed il mercato non poteva più recepirli, alcune aziende si sono trasformate migliorando la qualità dei prodotti o trasformando la produzione stessa, ma questo non è stato sufficiente a risolvere il problema, perciò noi siamo di fronte a dei problemi di economia aziendale mai vissuta prima di adesso, se da un lato troviamo sul mercato oggetti con il costo molto inferiore e di facile acquisto, dall’altro il nostro lavoratore essendo senza lavoro vive di sussistenza con grave danno per l’economia dello stato stesso che deve pure importare prodotti costruiti in altre nazioni aggravando il suo bilancio.

Poiché il benessere verificato fino ad ora ha creato negli operai quella superiorità mentale che gli impedisce di adattarsi ad eseguire lavori umili e di scarsa professionalità, i quali sono eseguiti dagli stranieri regolari o da clandestini dei quali preferisco non parlare del problema “emigrazione” perché andrei fuori tema, aggiungo solo un mio parere personale, il problema dell’emigrazione è un problema molto grande per i paesi industrializzati i quali lo ignorano commettendo un grosso sbaglio il quale condizionerà il loro futuro, perciò prima sarà affrontato e minore sarà il danno che subiranno negli anni a venire, poiché il problema è di sua competenza dovranno essere loro a risolverlo ed affrontarlo tutti insieme, un giorno o l’altro saranno costretti, speriamo che quando avverrà non sia troppo tardi.

Torniamo al lavoro che oggi viene rifiutato dai nostri operai, ciò si verifica perché secondo loro questi lavori umiliano l’uomo, questa è la stupidaggine più grande che una persona possa dire, il lavoro qualunque esso sia è tutto rispettabile e dà alle persone che lo esercitano la dignità che l’essere umano merita di avere, se poi pensiamo che molti di questi lavori venivano eseguiti dai nostri padri e dai nostri nonni i quali in fatto di dignità ne possedevano molta più di quanto ne abbiamo noi oggi, su questo credo siamo tutti concordi.

Se i nostri operai rifiutano quel tipo di lavoro ciò viene fatto per due ragioni: 1° perché viene retribuita la sussistenza che gli permette di vivere senza impegnarsi a lavorare, e può eseguire qualsiasi attività al di fuori di ogni regola, 2° non esiste nessuna legge che costringe il lavoratore ad accettare qualsiasi lavoro per evitare di percepire l’indennità di disoccupazione, non è per tutti così alcuni si adattano pure, ma nelle nuove generazioni sono pochi coloro che accettano un lavoro qualsiasi. Questo stato di diritto per l’operaio è stato acquisito contemporaneamente al dovere di una azienda a mantenergli il lavoro costante anche se non ha possibilità di rendere il prodotto, esso non lo si può licenziare né sospendere, questo è un diritto acquisito con le lotte sindacali il quale non intende rinunciare per nessuna ragione.

Queste regole sono una vera strozzatura per le aziende le quali solo se esse sono di piccole dimensioni (cioè fino a 15 dipendenti) possono non rispettare certe regole, questa è una ragione perché l’Italia è l’unico paese al mondo nel quale esistono tante piccole aziende, le quali danno tutt’oggi un grosso contributo all’economia della nazione, le aziende più consistenti si sono trasferite nei paesi dove non esistono certe leggi e non hanno più libertà di operare .

E’ pur vero che le grandi aziende possono sospendere gli operai mettendoli in cassa integrazione per certi periodi concordati con gli stessi operai e con gli enti preposti a concedere certe agevolazioni, come pure possono assumere alcuni operai a progetto oppure a tempo determinato, queste sono alcune regole per aggirare l’articolo 18, permettendo alle aziende stesse di liberarsi dal vincolo, il quale non gli permette di sospendere e di licenziare i dipendenti di sua iniziativa, con questo accordo siglato dai sindacati e dagli industriali con l’avallo dello stato centrale il quale ne beneficia pure lui per i suoi dipendenti, hanno creato un grosso danno ai lavoratori specialmente per i giovani i quali non sapranno mai come sarà il loro futuro né cosa faranno nella loro vita.

Questa in sintesi è la situazione attuale, a mio parere molto confusa e dannosa per tutti, se la parola “licenziamento” è una parola che l’imprenditore non vuole pronunciare e l’operaio giustamente non può accettarla a mio parere si potrebbe risolvere il problema cercando di trasformare il sistema nell’interesse di tutti quanti.

Quale è la soluzione da attuare affinché le aziende possano produrre senza costi aggiuntivi e gli operai possano avere la certezza del lavoro senza la preoccupazione che un giorno all’altro ne restino privi togliendogli la sicurezza di vivere.

Il mercato attuale è molto volubile e suscettibile, nessuna azienda può tracciare un bilancio di un anno con la certezza che la sua produzione sia tutta venduta al prezzo programmato, primo perché le tecnologie sono in continua trasformazione, secondo la concorrenza con i paesi emergenti è molto forte ed imprevedibile, per queste ragioni dobbiamo togliere il vincolo che condiziona le aziende stesse, per fare questo dobbiamo trasformare il dipendente da operaio in prestatore d’opera, cancellare dal vocabolario la parola “padrone” in quanto essa si adattava all’epoca degli schiavi, i sindacati dovrebbero svoltare pagina e far capire ai loro associati che il mondo non è più quello di un tempo e che il mondo è cambiato, oggi nessuno ha più un padrone ed è giusto che non lo abbia, certi partiti politici dovrebbero tirarsi fuori dal mondo del lavoro ed impegnarsi ad amministrare lo stato nel migliore modo possibile accettando la gestione privata delle aziende stesse come patrimonio nazionale ed incentivare coloro che mostrano più capacità imprenditoriali senza distinzione politica. Se potessimo arrivare a capire quanto detto gli operai si dovrebbero trasformare in prestatori di manodopera per gestirla ed amministrarla in proprio tramite una efficiente organizzazione che gli consente di lavorare costantemente dove necessita la sua prestazione e cioè non come facciamo adesso che le aziende creano il lavoro per gli operai, ma viceversa gli operai andranno a lavorare nelle aziende dove ne hanno bisogno, questo comporterebbe alle aziende stesse di beneficiare della forza lavoro in base alle necessità disfacendosi dell’esubero in caso che la produzione lo richieda evitando il fallimento che come tutti sappiamo quanto costi al collettivo, nello stesso tempo a ristrutturarsi per acquistare nuovi mercati con prodotti nuovi, le aziende sarebbero più leggere, più snelle e più difese per reggere la concorrenza, perché come dicevo prima per essa il mercato oggi è imprevedibile. Le piccole aziende le quali per la totalità lavora per conto terzi, qualora che alla committente si verificasse un periodo di bassa produttività loro sarebbero le prime a subirne le conseguenze, come pure le aziende artigiane se hanno la possibilità di acquistare ordinativi di una certe consistenza non gli possono accettare per carenza di personale, ciò sta a dimostrare che le piccole aziende compresi gli artigiani hanno gli stessi problemi delle grandi aziende entrambe gli necessita di avere una parte di maestranze la presenza costante ed una parte la presenza variabile, con questo sistema a mio parere verrebbe risolto uno dei problemi più importanti per poter proseguire la loro normale attività.

L’azienda è come se fosse una struttura viva creata dalla natura, in parte lo è non solo perché ci sono degli esseri umani ma tutto ciò che esiste è creato dall’uomo, se noi osserviamo la fabbrica in attività ci appare come un formicaio con i suoi movimenti tutti coordinati fra loro in modo impeccabile oggi lo è ancor più con gli automatismi che le macchine hanno, sia ha l’impressione che pure loro siano degli esseri viventi. In concreto la fabbrica è per l’uomo il suo punto di riferimento più importante della sua vita senza la quale l’uomo oggi non sarebbe più niente, se noi riconosciamo questo dobbiamo impegnarci tutti quanti affinché la fabbrica viva ma non solo, dovrebbe aumentare in quanto il benessere dell’umanità nasce tutto dalla fabbrica fonte di produzione di progresso e di felicità, perché è vero che il lavoro nobilita l’uomo ma è anche vero che ci fa vivere più felici

Adesso osserviamo il problema dal lato delle maestranze, le società o le cooperative che si formeranno come prestatori di manodopera dovrebbero avere delle regole precise ed intransigenti ed essere ben collegate nel territorio col diritto di interloquiare con le stesse aziende finchè si crei fra entrambe una collaborazione di reciproco rispetto per impedire che si verifichino dei soprusi o delle discriminazioni fra i dipendenti fissi e quelli aggiuntivi dando a questi una maggiore retribuzione a compensazione della precarietà e del servizio che svolgono a sostegno delle stesse aziende.

Con questo sistema si eviterebbe gran parte della cassa integrazione e della disoccupazione, se pure il prestatore d’opera sia costretto a svolgere dei lavori non di suo gradimento questo si protrarrebbe solo per pochi mesi cambiando azienda e lavoro in continuazione egli non solo si farà sempre delle nuove esperienze acquistando più professionalità in più settori al fine di sviluppare la sua intelligenza in modo più completo e rendere il lavoro meno monotono e più attraente, sono tanti coloro che sono costretti a fere dei lavori non graditi e a lavorare nelle aziende non di loro gradimento per varie ragioni, ebbene questi dipendenti non solo non daranno mai il meglio di se stessi all’azienda ma passeranno la vita come se fossero ai lavori forzati, mentre cambiando lavoro ed azienda hanno la possibilità di incontrare con più facilità quell’ambiente che gli gratifica sia per professionalità sia dal lato psicologico. Vi immaginate un uomo che lavora per 30/40 anni sempre nella stessa azienda svolgendo sempre lo stesso lavoro? Che esperienza può acquisire? Come sarà sviluppata la sua intelligenza, quale sarà il suo stato psichico? Io credo sia difficile da quantificare una persona che lavora così tanto tempo facendo sempre lo stesso lavoro, pensa che costui non può amare né il lavoro né l’ambiente in cui opera. Per questa ragione anche per il lavoratore penso che sia positiva questa forma di collaborazione con le aziende stesse tanto più qualora incontri un lavoro o un’azienda di suo gradimento egli mostrandosi ben predisposto nelle sue mansioni potrebbe essere assunto dalla stessa azienda a tempo indeterminato e trovare quel beneficio che altrimenti non avrebbe raggiunto.

Con questo sistema a mio parere ne potrebbero trovare tutti un beneficio come detto in precedenza, i partiti politici dovrebbero tirarsi indietro e non adoperare più gli operai come soggetti al loro comando portando nelle piazze al solo scopo di rafforzare la loro forza politica contro l’interesse suo e del popolo in generale, i sindacati si dovrebbero ridimensionare automaticamente in quanto gli operai non avrebbero più problemi di contrattare una volta che si è creato un rapporto di civile convivenza fra il lavoratore ed il datore di lavoro si può giungere anzi si deve giungere alla divisione degli utili fra di loro. Per arrivare a questo dobbiamo abbattere le vecchie e storiche barriere di ideologia politica che tutt’oggi esistono cancellando dal vocabolario la parola operaio e padrone, se per primo obbiettivo non siamo capaci a fare questo non ci sarà mai una civile convivenza, la parola operaio è oramai troppo vecchia per qualificare un lavoratore in un mondo emancipato, come pure chiamare il datore di lavoro “padrone”, nessuno deve avere un padrone nella vita tanto meno uno che lavora, costui lo dobbiamo gratificare e non umiliare come se fosse un animale.

Per sostituire le suddette parole in “collaboratore aziendale” oppure “dirigente aziendale” dimostrando che l’azienda non appartiene né agli operai né ai proprietari, essa sarà il soggetto indipendente dal quale se funziona bene tutto il popolo ne trarrà beneficio. Come dicevo in precedenza dalle fabbriche nasce tutto il benessere dei popoli e come tale sia chi lavora sia chi gestisce merita più considerazione, se colui che la dirige non sa adempire al suo dovere egli va sostituito per legge prima che produca dei danni irreparabili, questo si può verificare con i bilanci annuali i quali dovrebbero essere tutti gli anni in positivo altrimenti il sacrificio di tutti gli occupanti sarebbe stato inutile e dannoso. Per un popolo è come la terra per l’agricoltore tutti i beni di cui ne ha bisogno vengono da lì, il suo benessere è prodotto in fabbrica come pure per l’agricoltura essa è indispensabile le macchine agricole, i prodotti chimici indispensabili escono dalle fabbriche esse lo ripeto sono alla base di tutto, chi ci opera all’interno e le gestisce dovrebbero essere dei veri professionisti, il governo che amministra lo stato la cui ricchezza è proporzionata in base alla sua produzione dovrebbe agevolare le nuove generazioni ad intraprendere un’attività in proprio con i finanziamenti appropriati, coloro che hanno delle nuove iniziative e non dispongono dei mezzi sufficienti per iniziare la loro attività da imprenditori. Lo stato oggi costruisce case, carceri, aeroporti, centri sportivi etc… esso costruisce di tutto un po’ ma mai capannoni industriali. Se in alcune zone d’Italia si è verificato ed è stato agevolato tale sviluppo qui non c’erano gli imprenditori disponibili, in definitiva lo stabilimento è considerato negativo per lo stato e per l’ambiente la sua considerazione da parte della politica è recepita quale luogo dove sfruttano gli operai e dove gli industriali si arricchiscono illegalmente. Se noi vogliamo che ciò non avvenga dobbiamo uscire da questa situazione a mio parere paradossale, le fabbriche le dovrebbe costruire lo stato nelle zone più opportune ed accessibili per offrirle a coloro che pensano di farne buon uso, solo così può aumentare la produzione ed il reddito nazionale portando un beneficio a tutto il popolo, non esiste nessun’altra strada per fare progredire le popolazioni se non c’è produzione in una nazione ci sarà solo fame e miseria. Questa trasformazione rivoluzionaria nel mondo del lavoro più tardi essa sarà recepita più grande sarà il danno che noi facciamo al mondo intero.

I paesi occidentali oggi hanno la fortuna di avere tutti i mezzi necessari per un tale processo rinnovativo, dobbiamo solo cambiare la nostra mentalità adeguandola all’epoca in cui noi oggi viviamo, un mondo aperto al progresso, alle tecnologie, allo sviluppo della civiltà umana ed al rispetto reciproco della persona. Con queste prerogative si possono affrontare problemi più impensabili per vivere una vita migliore a beneficio di tutti quanti.

All’inizio ho ripercorso brevemente la storia della classe operaia per dimostrare quanto poco è cambiato fra l’operaio e l’impresario in confronto al progresso che si è verificato nel mondo tecnologico del lavoro con l’emancipazione dei popoli gli operai non sono solo prestatori d’opera ma nel loro lavoro giornaliero essi offrono la loro intelligenza della quale tutte le aziende grandi e piccole ne hanno estremo bisogno, la quale non è mai retribuita solo in alcune eccezioni essa viene in minima parte riconosciuta se un domani si dovesse arrivare e ci arriveremo senz’altro, al punto che l’operaio oltre alla forza lavoro offre la capacità della mente e la sua intelligenza non esisterebbe più un solo dirigente ma tanti di essi e avremmo un notevole progresso nel mondo del lavoro, non dobbiamo sottovalutare l’operaio perché esso è pur sempre un uomo con la mente ed un cervello pensante anche se non tutti dispongono di tali virtù ma una buona parte di loro né ha le capacità al pari di un dirigente e poiché è a contatto diretto con la realtà del lavoro stesso è in grado più di altri di riconoscere il pro ed il contro di quello che sta facendo sia lui come pure i suoi compagni di lavoro. E’ per questa ragione che prima ho detto che i dipendenti dovranno beneficiare dell’utile dell’azienda al pari del titolare in quanto ne avrebbero tutto il diritto. Ritorno a ripetere ancora una volta che la capacità intellettiva dell’uomo e la sua intelligenza messa a frutto dell’azienda non avrà mai la giusta compensazione in quanto essa non è quantificabile. Le migliorie che l’operatore dà al suo lavoro tramite la volontà e la capacità del pensiero nessuno lo può qualificare, per questa ragione l’operatore deve trovarsi in azienda a suo agio, solo così egli può dare il meglio di se stesso, riconoscendo questo si abbattono le barriere cha ancora oggi esistono dando al lavoro quel valore che gli spetta da parte di tutti noi. 

 

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