domenica 23 giugno 2013

la coscienza


LA COSCIENZA

Cos’è la coscienza nell’uomo?

 

 

La coscienza vive dentro ognuno di noi come una seconda persona la quale è come un punto di riferimento con la quale ci dovremmo confrontare ogni volta che facciamo un’azione o prendiamo delle decisioni importanti gratificando il nostro essere, essa appartiene a noi e solo noi ne siamo responsabili di quello che facciamo di fronte alla collettività creando un’immagine ed un valore morale del quale ogni persona si sente giustamente orgogliosa, guida il nostro pensiero manifestando con esso l’azione reale che siamo costretti a fare ogni giorno ed a confrontarci diversificando in continuazione il valore delle medesime esponendo la nostra persona al raffronto con il prossimo dal quale siamo giudicati nel bene e nel male.

La coscienza non è stabile essa può variare nel tempo del suo contenuto senza che noi non ci accorgiamo della sua trasformazione, ciò si verifica cambiando vita, cambiando il rapporto con le persone come pure le attività giornaliere ogni volta che noi facciamo una trasformazione consistente essa si adegua al nostro bisogno, poiché è soggettiva essa rispecchia la nostra personalità interna del quale si manifesta il nostro essere come persone, secondo il mio pensiero alcuni nostri valori sono insostituibili essendo radicati dentro di noi in maniera talmente forte che formano l’etica di vita, difficilmente subiamo una trasformazione in quanto la persona si crea una personalità con la quale si rappresenta nella collettività. La coscienza trasforma il pensiero dell’essere in azione materiale per cui col tempo se cambiano le circostanze ed i rapporti con le persone, cambiano i valori reali dei popoli stessi, così anche la coscienza può subire delle trasformazioni in alcuni comportamenti nel rapporto con gli altri umani essendo esso in alcune circostanze un soggetto volubile e non sempre coerente nei confronti della società. Perciò se rimangono stabili alcuni principi fondamentali del pensiero, così non è nel rapporto col prossimo, se pure la nostra coscienza ci dà un’etica di comportamento, in un certo modo siamo costretti nostro malgrado a confrontarci diversamente dal nostro pensiero, in quanto l’azione ed il rapporto materiale delle cose prende il sopravento cambiando la persona stessa giustificando il non rispetto della nostra coscienza con l’azione che più si adatta alle circostanze del momento. La coscienza non è solo un potere spirituale come noi crediamo, ma essa è pure una volontà che si materializza in certe circostanze a noi più appropriate.

La coscienza è molto importante nella realtà della vita umana specie per coloro che pensano di farne uso ogni volta che fanno un’azione di qualsiasi genere, ma non è detto che questo possa sempre accadere perché tutte le azioni che facciamo necessitano di ripensamento e di riflessione fatta con calma e con la dovuta serenità finché il pensiero sia libero dai pregiudizi e possa collaborare con la coscienza stessa per eseguire l’azione più giusta e più consona alla persona stessa.

Purtroppo non sempre è così, molto spesso prima di fare delle azioni non diamo alla mente il giusto tempo per riflettere con la propria coscienza per cause di vario tipo come lo stress, la tensione nervosa, la mancanza di tempo, la sottovalutazione del caso o mancanza di coscienza etc…per questa ragione non sempre per le nostre azioni ci comportiamo secondo coscienza, ma in base alle circostanze ed allo stato d’animo in cui ci troviamo e questo causa delle incoerenze con noi stessi e col nostro comportamento verso gli altri.

La ragione per cui si agisce in un certo modo anziché in un altro se pure non ne siamo costretti ma subordinati dal nostro pensiero il quale è formulato dal cervello la cui formazione si verifica in fasi diverse della vita, la prima fase si sviluppa contemporaneamente col fisico stesso, mentre lo sviluppo del sapere lo si ottiene gradualmente col tempo acquistando più conoscenza culturale e professionale, come pure dall’esperienza della vita stessa, se questo sviluppo viene gradualmente anche la coscienza è costretta a seguire lo stesso percorso della vita stessa, perciò molti comportamenti variano secondo l’età della persona, al punto che a vent’anni non si può avere la stessa coscienza che si avrà quando di anni ne abbiamo sessanta, perché i valori sono diversi? Per questa ragione non sarà mai stabile ma sarà soggettiva a delle variazioni che a sua volta ne è coinvolta la persona medesima.

Ricapitolando si può dire che la coscienza cambia nel tempo e poiché essa si forma con l’insegnamento e con il rapporto reale del tipo di vita della persona stessa, ogni formazione umana è determinata dal modo di vita che una persona esercita e l’ambiente in cui vive. Questa è la causa maggiore che crea negli uomini coscienze molto diverse fra loro le quali entrando in competizione l’una con l’altra si formano delle divergenze fra gli uomini stessi da causare delle atroci tragedie di violenza inaudita senza nessuna possibilità di convivenza, in quanto ogni persona secondo la propria coscienza è convinta di essere dalla parte giusta e di avere la ragione nei confronti del prossimo, è così che i popoli per una ragione o per l’altra saranno sempre in guerra fra loro, così hanno sempre fatto sino ad oggi e così forse faranno negli anni a venire. Alcuni popoli forse non hanno neppure la coscienza il suo comportamento è istintivo privo di ogni minima riflessione, il loro comportamento è imprevedibile e pericoloso.

Quando commettiamo degli errori sia grandi come pure piccoli la nostra coscienza è assente non interferisce più con la nostra mente essa perde il suo potere assoluto sul cervello il quale sviluppa un pensiero attratto da necessità e circostanze legate ad interessi materiali o da interessi comportamentali di arroganza del volere e del sapere, il pensiero non sempre fa uso della coscienza, esso ne fa uso a sua discrezione e nessuno sa perché la coscienza non è sempre parte dominante delle nostre azioni, può pure capitare che per la stessa azione un giorno interferisce in un modo ed un altro giorno in modo diverso, a mio parere la coscienza è nell’uomo come un pensiero guida che gestisce il fare ed il non fare a servizio non del giusto ma del cervello di ognuno di noi variando secondo le circostanze a noi più opportune, perciò non solo la coscienza non è stabile ma è pure variabile, essa può essere un punto forte per una persona e servire come riferimento, come pure può essere debole e soggetta in certi momenti a scomparire per lasciare la libertà di azione senza che la persona se pure commette una brutta azione non sente alcun risentimento.

Quand’è che la coscienza è debole? Normalmente essa cede alle tentazioni o azioni forti come dicevo in precedenza legate ad interessi della persona stessa, poiché il nostro comportamento il più delle volte è condizionato dalla legge la quale lo stabilisce lei ciò che è giusto e ciò che non è giusto, perciò la coscienza si può trasformare con facilità in contrasto con la legge stessa perdendo il diritto al potere di condottiera ed essere condannata a soffrire nel pentimento per quello che ha commesso in quanto la legge emana sentenze penali. A chi appartiene la coscienza come potere più dominante? Io penso che le persone che hanno una fede, come dicevo nel capitolo precedente, abbiano una coscienza più forte, questa può essere causata dai principi stabiliti dalla fede stessa la quale con la sua dottrina ed i suoi comandamenti ha già stabilito al credente quale è il suo comportamento se vuole restare in pace con se stesso dentro l’alveare della sua fede.

In teoria è così, in pratica le cose potrebbero essere diverse, poiché tutte le religioni hanno la preghiera come forma espressiva di vocazione e di perdono alcune persone pensano dopo una cattiva azione di salvare la propria coscienza con la preghiera cancellando così il proprio peccato, e sono in molti che si servono della fede per liberarsi dagli obblighi che la coscienza crea a loro creandosi un’etica comportamentale a proprio uso e consumo.

La fede ha due facce: una che guida la persona nella giusta direzione sia con i suoi comandamenti sia con la vocazione stessa che il credente si appropria seguendo tutti i suoi insegnamenti che obbligano la sua coscienza alle loro regole; la seconda faccia è quella di inserirsi nella fede per nascondere il suo vero essere ed il suo pensiero cercando di nascondere la sua coscienza con la fede che, in caso di peccato si appella al suo Dio chiedendo il perdono e l’assoluzione per la sua coscienza finché tutto torni come prima. Questi fenomeni di opportunismo purtroppo esistono nell’essere umano con molta frequenza i quali si sono sottomessi a interessi materiali così facendo sperando di salvare la propria coscienza.

Un’altra categoria di persone sono coloro che si appropriano di un ideologia con dei principi ben precisi la quale condiziona la persona a certi comportamenti, ma mentre nelle religioni è la fede che guida la persona stessa e l’unica possibilità per essere graziato nel pentimento è la preghiera, nel mondo ideologico è lei che si inserisce dell’uomo, senza una dottrina né un’etica di comportamento, l’uomo si serve di essa e ne fa uso solo quando lui crede più opportuno senza coinvolgere la sua coscienza, questo gli consente con più facilità di decidere quello che è giusto e quello che non lo è secondo le circostanze del caso di suo interesse, perciò la persona è esecutore dell’azione e nello stesso tempo giudicante di se stesso sotto l’aspetto morale. Le ideologie che manifestano certe etiche morali non sono molte e chi vi partecipa il più delle volte lo fa per farsi popolarità o per migliorare il suo stato sociale, il quale è alla base di tutti gli esseri umani, la coscienza di costoro se pure sia molto importante in quanto si devono confrontare giornalmente con coloro che gli danno la fiducia e la stima morale per queste persone è più difficile falsare il comportamento della propria coscienza in quanto non hanno nessun punto di riferimento per scusare le cattive azioni essendo osservati e giudicati quotidianamente da coloro che li qualificano giudicandoli.

Così dovrebbe essere in teoria, mentre in pratica è molto diverso colui che raggiunge il successo dal popolo rinforza il suo essere come uomo di potere trasformandolo da dominato dal popolo giudicante a dominante del popolo stesso, liberandosi non solo da certe ideologie politiche ma della propria coscienza la quale lo aveva portato al consenso popolare mascherando il suo comportamento con la parola la quale se pronunciata da un uomo di potere vale molto più di quando la stessa persona ha una vita da comune cittadino. Questo giudizio è riferito a colui che sfrutta l’ideologia per uso personale, gli elettori con le stesse ideologie diventano sudditi dell’ideologia stessa e condizionati da colui che loro stessi hanno eletto e che a sua volta ne sono vittime e soppressi.

Queste due categorie di persone secondo la logica dovrebbero essere quelle che hanno più vincoli di comportamento, gli altri e cioè coloro che non hanno né una fede né una ideologia di riferimento come si comportano? Poiché abbiamo una coscienza che guida e condiziona il nostro comportamento per coloro che non hanno un punto di riferimento né di fede religiosa né di ideologia il loro riferimento sono loro stessi, questo gli impedisce di liberarsi con la preghiera o di crearsi una scusante per salvarsi la coscienza, pertanto essi potrebbero avere una coscienza più onesta delle categorie sopra citate, come pure essere delle persone indifferenti ad ogni dolore e ad ogni sofferenza umana, non solo non hanno una coscienza ma non rispettano neppure le leggi dello stato rendendosi liberi di comportarsi come loro desiderano ignorando tutte le regole della civile umanità. Perché ho detto potrebbero? Perché la certezza nel mondo degli umani non esiste in nessun settore e di nessun argomento si faccia riferimento, poiché il cervello umano è volubile e di facile trasformazione. Per questo come dicevo in precedenza che tutti abbiamo una coscienza ma diversa gli uni dagli altri e nessuno può giudicare quella di un’altra persona, il giudizio che noi possiamo fare lo facciamo solo in riferimento alle leggi vigenti, solo le leggi sono per tutti un riferimento per il nostro comportamento, la coscienza è un’altra cosa. Supponiamo che noi vivessimo in un paese dove non ci sono leggi e ogni cittadino si comportasse secondo la propria coscienza, chissà come e con quali problemi, e chi si salverebbe senza purezza della coscienza e della giustizia, io penso nessuno. Se già oggi con tutte le leggi che abbiamo il nostro comportamento è molto compromesso, ancora più quello nascosto che nessuno conosce il quale credo sia molto peggiore, per comportamento nascosto mi riferisco al nostro pensiero contro qualcuno o qualcosa, a come fare per agire male senza essere scoperti, questo per la coscienza è già un reato. In un mondo dove le persone vivono circondate di beni di ogni genere che non tutti si possono permettere di possedere, la guerra al possesso dell’avere sarebbe incontrollabile. Per questa ragione la coscienza delle persone escluse le eccezioni non sarà mai un esempio di purezza e di onestà, ma al contrario si creerebbero delle situazioni inaudite dove tutti sarebbero contro tutto e la coscienza non sarebbe più un punto di riferimento per le persone stesse ma soltanto un esempio da non seguire né da rappresentare, a mio parere l’uomo in generale può vivere correttamente ed avere una coscienza che lo guida solo se costretto a vivere dove le leggi gli impongono di rispettare il giusto e l’onesto, se così non fosse i codici civile e penali non esisterebbero. Al contrario la vita in tutti i paesi è basata e vissuta con i codici, della coscienza delle persone nessuno ne parla, ciò sta a dimostrare che la coscienza è considerata più un esempio dimostrativo di rappresentazione personale che non come un bene di giustizia universale con la quale le persone si rappresentano, il comportamento che facciamo ogni giorno sta a dimostrare ciò che siamo nella realtà. A differenza la coscienza fa parte del nostro pensiero il quale non è visibile né giudicabile, essa rimane dentro di noi nel mistero del nostro pensiero, solo in caso che la persona ne faccia uso come suo riferimento a quel punto essa si manifesta come guida delle sua azioni. In momenti difficili molto spesso si pronuncia la frase: “ho agito secondo coscienza” cioè ho fatto il meglio che in quel momento la coscienza mi diceva di fare, poiché il nostro pensiero e la nostra coscienza non è legge per la collettività è solo la rappresentazione di noi stessi, perciò sbandierare la coscienza come spesso facciamo per darci dei meriti è più una espressione di immagine personale che non una dimostrazione reale del nostro essere il cui valore dei meriti o demeriti viene dato da coloro che vivono vicino a noi, e non sempre è così purtroppo, perciò il giusto e l’onesto fra noi umani è un’utopia che rimane da decifrare a dimostrazione del fatto che a molte persone gli vengono riconosciuti certi meriti solo dopo la sua morte, per questa ragione il bene non solo è difficile farlo ma è ancora più difficile riconoscerlo, se così non fosse fra genitori e figli ci sarebbe molto più affetto di quanto ne abbiamo a dimostrazione per il fatto che il genitore ci ha dato il bene più grande che esiste e cioè la vita tramite la creatività umana senza nessun obbligo ma solo per il desiderio di donare il bene non chiedendo niente in cambio, questo sta a dimostrare che il bene vero lo si dona spontaneamente senza compromessi né compensi ma solo per il piacere di donare qualcosa di noi stessi al prossimo con la convinzione che sia riconosciuto il merito. Questo purtroppo non accade quasi mai, il bene lo si fa per il piacere di farlo o secondo coscienza non chiedendo una compensazione ma solo un giusto riconoscimento morale il quale rare volte è riconosciuto ed in certe circostanze dovrebbe intervenire la coscienza delle persone di coloro che hanno ricevuto il bene stesso, ciò si verifica raramente in quanto essa non ha nessun dovere di riconoscenza in quanto il bene è donato spontaneamente da altri e non richiesto. Tutto questo comportamento è condizionato dalla propria coscienza è per questa ragione che noi possiamo giudicare la coscienza delle persone solo in base a quello che vediamo nel suo comportamento, questo diritto lo abbiamo tutti e nessuno ci può privare di giudicare altre persone come riteniamo sia la nostra opinione personale, come pure gli altri giudicheranno noi stessi con lo stesso diritto, queste sono leggi universali di libertà civile che nessuno può ignorare e che ogni persona si sente di esercitare a suo piacere al di fuori di ogni interferenza.

Un detto dice: “ pensa bene a quello che fai, ma non fare sempre ciò che pensi!”         

    

 

 

 

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