domenica 23 giugno 2013

la felicità


LA FELICITA

Chi vive la felicità

 

 

La felicità è il desiderio più grande e più ambito che cerca ogni essere vivente, tutti la desideriamo ma non la possiamo comprare, avvolte la incontriamo per caso ma non sappiamo dove, rare volte la troviamo e non sempre la sappiamo vivere, il più delle volte la troviamo nell’amore; ma cos’è l’amore per l’essere umano?

L’amore è uno dei beni principali degli uomini i quali tutti abbiamo la necessità di amare e di essere amati, l’amore credo che ci dia la felicità più grande di tutti i beni che noi disponiamo, amare significa donare, dare una parte di noi stessi ad altri, con la passione e il desiderio di donare, questo grande desiderio ci rende molto felici, se il nostro amore è condiviso e riceviamo in cambio altro amore, la persona raggiunge il massimo della felicità, amare ed essere amati completa il nostro essere nel piacere di vivere in maniera totale, ma poiché il male è grande quanto il bene più grande si vive il bene dell’amore più grande sarà il male se questo ci viene a mancare, oppure ci accorgiamo che abbiamo dato amore a chi non lo dovevamo dare, poiché l’amore difficilmente è eterno ciò ci induce a dare un valore temporaneo, se poi si aggiunge che dopo la felicità dell’amore viviamo nella tristezza del male al pari del bene che abbiamo ricevuto è impossibile dire che l’amore fa la vita felice, anche perché l’amore non è quasi mai controllato dalla mente ma esso viene dall’attrazione dei piaceri del corpo, perciò se l’attrazione dell’amore è grandissima e occupa tutta la nostra mente nel bene della felicità noi non disponiamo più delle capacità mentali per scegliere e per giudicare se l’amore che noi doniamo è giusto oppure no, già per noi umani è difficile giudicare il bene e il male con la mente calma e libera dai pregiudizi, figuriamoci se noi possiamo essere in grado con la mente già occupata dalla passione e dal desiderio dell’amore di riconoscere la realtà che stiamo vivendo! Se osserviamo la realtà della vita ci accorgiamo che una grande quantità di persone convive o per contratto matrimoniale oppure per necessità familiari oppure per legami con i figli compromessi dalla coscienza stessa che non ha niente a che fare con la felicità. Una seconda parte si divide divorziando, una terza parte commette delle atrocità incredibili che per fortuna sono una minima parte, eppure tutti quanti hanno vissuto fra loro la felicità dell’amore. Io credo che siano una minima parte coloro che trovano la felicità nell’amore e lo vivono per tutta la vita. Detto questo non dirò mai che l’amore è negativo e non può darci la felicità, l’amore è la cosa più bella della vita umana ma difficilmente ci può dare la felicità eterna se pure il suo valore incisivo nella mente sia più grande di qualsiasi altro bene che abbiamo a nostra disposizione. Detto questo io credo che l’amore ha una grande forza affettiva nel nostro pensiero il quale ci può far vivere una vita incredibilmente felice ed indecifrabile se l’amore potesse mantenersi costante per tutta la vita.

La felicità è come il vento che viene e se ne và senza sapere quando, un po’ anche la felicità viene e se ne và senza sapere il perché, tutti noi la cerchiamo senza sapere dove cercarla, né quando la possiamo trovare, si spendono cifre da capogiro con la speranza di possederla ma inutilmente, si gira il mondo intero sperando di trovarla, molte volte nemmeno ci accorgiamo di averla vicino, questo è il mistero della felicità. Per viverla prima di tutto dobbiamo crederci che esiste e desiderarla, soprattutto come noi la vorremmo perché essa è soggettiva, ogni essere vivente ha la propria felicità ed è quasi sempre diversa l’una dall’altra, perciò ci dobbiamo concentrare su noi stessi e mai prendere per esempio la felicità di altri, sarebbe l’errore più grande che una persona può fare, costui imitando un essere diverso a se stesso difficilmente vivrà la sua felicità propria.

Prima la dobbiamo trovare in noi stessi, nella salute del nostro corpo, la salute fisica di per sé ci dà la gioia più importante, al di sopra dei nostri averi, al di sopra dei nostri desideri, se il corpo non dà turbamenti dovremo essere tutti felici, già possediamo l’essenziale per vivere, possediamo quel patrimonio che ci aiuta ad esistere giorno dopo giorno, poiché il nostro essere è provvisorio dobbiamo viverlo nel migliore dei modi possibili.

Il nostro IO è l’essere supremo al di sopra di tutti e di tutto, il nostro essere non è stato programmato né costruito, si può programmare la creazione di una persona ma mai il suo essere né la sua vita questo nessuno lo potrà mai fare, sei tu che col tempo lentamente ti formi godendo e sfruttando le ricchezze della natura e di tutto quello che hai intorno a te, per questo motivo il proprio essere è superiore ad ogni mezzo quando possiede la salute fisica, possiede la salute se possiede quel bene supremo che ci tiene in vita, che purtroppo molto spesso ci dimentichiamo chi siamo come ci dimentichiamo di coloro che ci hanno messo nel mondo dei vivi, né ci rendiamo conto di cosa ci stiamo a fare, né ci rendiamo sempre conto dei nostri doveri sia verso noi stessi sia verso il prossimo del quale troppo spesso ci facciamo nemici compresi coloro che ci hanno procreato ai quali dovremmo dare il massimo rispetto e la massima gratitudine per l’opera che essi hanno compiuto. Se non diamo il giusto valore a chi ci ha procreato e a noi stessi come essere ignoriamo la cosa più bella e più ricca che noi possediamo, cioè la nostra esistenza, se non valorizziamo la creatività, cioè il nostro io la nostra vita non sarà mai felice, né il nostro corpo godrà della salute che lui necessita mettendolo a rischio nei modi più ridicoli e banali che si possa immaginare, come spesso accade perdiamo la nostra vita senza una ragione plausibile ma per assurde banalità. Se non valorizziamo la nostra vita e il nostro essere non potremo mai riconoscere e prevenire i pericoli che ci circondano ogni giorno né darne il giusto valore che essi meritano.

Il nostro essere è il tutto di noi, dobbiamo proteggerlo e rispettarlo finché viva nella sicurezza più allungo possibile e insieme nella vita la gioia di vivere finché la nostra esistenza sia piena di piacere perché solo il piacere alla vita tiene lontano la tristezza portandoci la felicità.

La felicità la vorremmo vivere tutti nella vita, giorno dopo giorno lottiamo per questo, quando siamo felici siamo più liberi, più entusiasti di noi stessi, ci sentiamo appagati senza rimorsi e senza peccati, la felicità ci allontana dalla mente i pensieri negativi, i dubbi, le paure, rendendoci la vita scorrevole, della felicità ne gode il corpo mantenendosi più sano ed energico, il nostro essere si appropria di quei piaceri che noi desideriamo i quali sono lo scopo della nostra esistenza senza i quali la vita perde ogni significato reale e dal quale noi concentriamo tutte le nostre energie per appropriarci e far mantenere fede ai nostri ideali dandogli tutta la volontà per valorizzarli e per difenderli nei rapporti del nostro prossimo creando nell’uomo quella personalità individuale che ci differenzia gli uni dagli altri formando in ognuno di noi quei valori ai quali crediamo e per i quali ne facciamo lo scopo della nostra vita e che non sempre diamo il valore che meritano mettendo a rischio la nostra stessa persona.

Quando è che ci accorgiamo di essere ricchi e di possedere quella ricchezza individuale? Quando ci rechiamo per qualsiasi motivo in un ospedale, o trovandoci a contatto con un incidente, osservando il male altrui acquistiamo in quel momento la consapevolezza accorgendosi di essere fortunati, sentendo dentro di noi un senso di rimorso per non avere dato fino a quel momento il dovuto rispetto alla nostra vita.

E’ giusto che la nostra mente sia libera dal male, che ,mai si depositi in noi il pensiero della sofferenza già troppa ne dobbiamo sentire e vedere tutti i giorni, ma osservando il male altrui apprezziamo e diamo più valore a noi stessi e al nostro essere al punto che quando prendiamo qualsiasi decisione dovremmo mettere in prima istanza la nostra persona e la nostra vita, in tutte le nostre attività giornaliere c’è una parte piccola o grande di rischio alla nostra persona che noi dobbiamo tenere conto se vogliamo dare più sicurezza e garanzia a difesa della vita.

Se la salute ci porta alla felicità dobbiamo pensare ai mezzi che ci servono per vivere giorno dopo giorno coinvolgendo le nostre esigenze in conformità a ciò che disponiamo, per rendere attuabile la felicità in base a ciò che possediamo, i nostri desideri non dovrebbero essere troppo ambiziosi, è giusto cercare la felicità in ciò che ancora non abbiamo ma le nostre esigenze dovrebbero essere proporzionate ai nostri mezzi, solo così è possibile possedere i beni e quindi valorizzarli, ciò significa goderne prima con meno sacrificio e con meno energie seguendo la logica dell’essere e dell’avere senza il quale ogni desiderio è privo di valore reale creando in noi delle forti delusioni le quali ci impediscono a vivere e a capire la nostra realtà facendone di noi un martire e togliendoci la forza a reagire ci troviamo sempre più isolati e incompresi isolandoci dal mondo reale.

Se ci allontaniamo dalla nostra realtà ci perdiamo come se fossimo in un grande deserto senza più una meta da seguire né un confine da rispettare, è come immaginarsi di catturare una stella, pur sapendo che mai la potremo avere però ci crediamo siamo fuori dalla realtà e ci perdiamo nell’infinito senza accorgerci perché lo abbiamo fatto.

La felicità vive dentro il pensiero di ognuno di noi, più ristretto è il pensiero più ti appropri di te stesso e del tuo essere, i tuoi pensieri li potrai realizzare e soddisfare, con più facilità la mente, non essendo turbata, ne trarrà giovamento trovando quella serenità che porta alla felicità che tutti cerchiamo e per la quale si vive.

La felicità viene trasmessa dai desideri del corpo e della mente, se i desideri sono proporzionati ai nostri mezzi prima o poi saranno sempre realizzati, se fra un desiderio e l’altro forniamo un intervallo di tempo quello è il tempo della felicità, più lungo è l’intervallo che intercorre fra di loro più viviamo nella gioia del piacere reale, se i desideri si sovrappongono fra di loro difficilmente si potrà vivere felici, la mente sarà confusa e impegnata in continuazione, se si realizzeranno avendo la mente impiegata ad altro non potrai dare il giusto valore all’evento stesso, ed il piacere durerà poco tempo a fronte di quello che merita di godere, la mente sarà confusa e pressata da altri desideri sempre più importanti, così sembrano in quanto essi sono da realizzare, i desideri già realizzati si esauriscono perdendo il loro valore reale non appena si portano a compimento. Questa è la legge del volere e dell’essere, è nel desiderio dell’avere che si valorizza l’essere una volta che il volere si trasforma in essere perde molto del suo valore mentale se pure acquista un valore materiale reale, ciò non manterrà mai la felicità del pensiero in quanto è il pensiero stesso che lo ha scaricato, a meno che non si trasferisca il pensiero del volere al frutto o all’utilità che determina il possedere stesso, solo così la felicità si può vivere completa sia nel volere sia nel possedere del quale è molto difficile se non impossibile mantenere vivi entrambi i piaceri.

Il possedere non è un peccato, anzi è la positività del nostro essere, guai a noi se non avessimo la necessità di cercare ciò che non abbiamo finirebbe il mondo del benessere della nostra civiltà e lo scopo della nostra esistenza, il problema importante a mio avviso è dare il giusto valore che merita ciò che otteniamo, deprezzare o valorizzare con troppo eccesso alcune azioni o oggetti a noi disponibili sono errori che tutti commettiamo e questo ci porta fuori dalla realtà, perciò un giudizio corretto ai pregi e ai difetti è importante per goderne o soffrirne in caso negativo il giusto merito, solo col giusto merito e nel giusto valore reale possiamo trovare la giusta felicità, pure la felicità ha un suo modo di essere, per viverla bene la dobbiamo vivere nella giusta moderazione, l’eccesso di essa ci induce a delusioni di tristezza fuori dalla realtà da dove è impossibile trovare la felicità.

Se ci appare difficile beneficiare della felicità solo dalla salute del nostro corpo, ancora più difficile è beneficiare della felicità dei nostri averi, come possiamo dire quando e come il nostro essere è felice se non sappiamo dare un valore all’avere? A questa domanda credo sia difficile dare una risposta, come ci è difficile capire quanto può durare la felicità una volta che l’abbiamo raggiunta, la mia opinione è di una reale mancanza di volontà nel saper valutare i nostri averi.

Ma se non sappiamo apprezzare i nostri averi né i nostri desideri che abbiamo nella mente, né diamo il giusto valore all’essere cioè a noi stessi, può capitare di possedere tutti i beni che vogliamo per essere felici se non li apprezziamo e non li vediamo per quello che sono, a quel punto la felicità non la troveremo mai, la nostra vita sarà dedicata tutta alla ricerca, possiamo girare tutto il mondo senza sapere il perché, se pure ci appare davanti a noi delle situazioni bellissime ricche di vita e di mezzi di nostro gradimento, se non siamo capaci di prendere possesso di ciò che ci riguarda intorno a noi né darne il giusto merito il nostro essere è meritevole di compassione e di scarsa credibilità, la mente sarà confusa e la vita insaziabile e insoddisfatta, tutto quello che abbiamo và sostituito, tutto quello che facciamo và modificato nella mente, non c’è una stabilità ferma e consapevole  in grado di programmare il nostro fare con chiarezza e con la consapevolezza reale del nostro essere come soggetti bisognosi di vivere.

La felicità come tutte le cose belle hanno un prezzo, anche la felicità lo detiene, tutte le bellezze sono frutto del brutto, così la felicità la possiamo vivere con maggior gioia se si è sofferto o vissuto nel male, solo allora apprezziamo con più convinzione la diversità alla sofferenza, solo così viviamo la felicità piena dando ad essa il valore che merita, ma una persona che non conosce o non ha conosciuto la sofferenza non sentirà mai dentro se stesso quella gioia piena e sincera che fa l’uomo felicemente appagato dal suo avere. L’avere non è una parola astratta nata dalla fantasia del pensiero, l’avere è l’essere reale delle cose che noi possediamo, il possesso è la cornice del quadro in cui noi viviamo la realtà di ogni giorno il quale lo dobbiamo tenere sempre presente in quanto esso condiziona la nostra vita nel bene e nel male.

Ma si può vivere una vita senza soffrire, senza desiderare ciò che non abbiamo, senza chiedere a noi stessi chi siamo e come vorremmo essere? Io credo di no”. A mio parere tutti i cervelli pensanti hanno dei desideri grandi o piccoli, fattibili o non fattibili a possedere ciò che non abbiamo, ciò fa parte di noi stessi in quanto a tutte le persone manca sempre qualcosa che appaghi i piaceri del corpo e della mente, perciò ogni volta che una persona ottiene quello che ha desiderato nel suo IO c’è sempre un certo piacere, è nell’apprezzamento che nasce la felicità, non è valore del possesso che lo determina ma nel dare valore al tuo avere come azione che tu hai voluto e realizzato, essere felici non si è solo possedendo il desiderio ma lo si può essere anche pensando di possederlo, il pensiero ti dà la gioia dell’attesa portandoti all’ottimismo senza il quale nessun pensiero si potrebbe realizzare, né ci possiamo concentrare su problemi importanti che determinano la propria vita in maniera costruttiva e uscire dall’incertezza con la quale non si và da nessuna parte castigandoci a vivere una vita confusa senza creatività, senza amore e senza passione, l’ottimismo è la grazia del pensiero si può essere ottimisti col possesso o solo pensando al possesso. Questa è la felicità del bene materiale, cioè dell’avere, poi abbiamo la felicità trascinata dal pensiero il quale dovrebbe darci una felicità più grande e più duratura, poiché la nostra vita reale è vissuta dal pensiero è nel pensiero presente e futuro quale esso sia, se è ottimista non solo sarà positivo ma ti farà più felice, ciò non toglie tener vivo il nostro passato per ricordarci chi eravamo e chi siamo, cosa avevamo e cosa abbiamo, da questa verità dovrebbe nascere la nostra vera realtà con la quale noi regoliamo la nostra vita presente con riferimento a quella passata.

Il nostro passato è per ognuno di noi come un grande archivio senza il quale la nostra entità è cancellata cancelliamo il nostro essere, perciò dobbiamo conservarlo come un tesoro il quale è l’unico punto di riferimento che ci aiuta a vivere il presente e il futuro, se il nostro passato è stato triste e sofferente con poche gioie da ricordare ad oggi la tua vita è cambiata in meglio tu puoi solo essere felice, quella felicità pura e reale finché ti accompagnerà per tutta la tua esistenza, se viceversa hai avuto una vita felice e spensierata e ti trovi a viverla nel male e nel dolore pensando al tuo passato troverai in te la forza a sopportare il male e forse anche a sconfiggerlo tenendo viva la speranza affinché finisca al più presto, perciò il nostro passato ha un grande valore per ognuno di noi è l’unica testimonianza che ci aiuta a vivere nel presente, perciò io credo sia utile ricercarlo di tanto in tanto e fare un raffronto col presente valutando la nostra situazione per poter dare un valore reale alla nostra vita e al nostro essere. Se nel mio scritto ho insistito molto sul valorizzare noi stessi e i nostri averi è la ragione la causa principale che determina la felicità, il saper valorizzare ed apprezzare i nostri beni è la ragione per cui tutti viviamo, purtroppo nel mondo attuale stiamo perdendo questi valori, oggi tutto è scontato e dovuto senza tenere nessun pensiero costruttivo verso il futuro pensando solo al presente con troppa superficialità, ciò ci porterà ad un declassamento del nostro essere e del nostro avere con conseguenze inimmaginabili a danno di noi stessi e del nostro futuro.

Se non si accettano questi principi che a mio parere sono fondamentali per il nostro essere, non si potrà mai capire la felicità, né la si potrà mai vivere.

A questo punto una persona si dovrebbe isolare con se stesso sforzandosi a mettere alcuni paletti nella propria esistenza finché trovi la forza di trasformare la propria vita rinunciando ad alcune sue passioni o vecchie abitudini che gli paralizzerebbero la vita e la mente.

Secondo la mia conoscenza una delle cause che ci impedisce di cercare la felicità e viverla nel reale sono le nostre tradizioni con le quali noi viviamo e ci confrontiamo giorno per giorno, più antiche sono e più povera e vuota sarà la nostra vita.

So che molti non la pensano così e ne sono addolorato, ma se osserviamo la vita degli uomini che popolano la terra ci accorgiamo che i popoli più evoluti e più ricchi di mezzi sono quei popoli giovani che si sono scaricati da dosso le tradizioni dei loro avi, pur non ignorando le loro origini di provenienza, viceversa chi delle tradizioni ne fa un punto di riferimento la sua esistenza non cambierà mai, la sua vita sarà piatta e non conoscerà mai la gioia del bene senza il quale l’essere umano sarebbe insignificante privo di quei valori materiali che arricchiscono il nostro essere e il nostro mondo.

Perciò per vivere nella felicità il più allungo possibile dobbiamo moderare le nostre esigenze in conformità dei mezzi che abbiamo a disposizione valutando con obbiettività i nostri averi.

Per quanto riguarda il nostro pensiero interiore il quale è alla base del nostro benessere generale, dovremmo cancellare dalle nostra mente la gelosia, l’invidia, i rancori e le malattie che spesso immaginiamo quando ancora non esistono, valorizzando il nostro essere come essere supremo, sopportando certe angherie con lo spirito di compatimento che molte volte esse sono di basso valore materiale e morale.

Cercare di costruire ciò che vogliamo, certi di farlo nel modo migliore e sicuro, affinché il nostro IO sia soddisfatto dell’opera che abbiamo realizzato, e non impegnarci troppo spesso a costruire ciò che non possiamo fare pur sapendo che non lo sapremo fare, avremmo certamente un pessimo risultato e ne soffrirebbe tutto il nostro essere. La modestia è la virtù dei saggi, come la saggezza è la virtù nella quale vive la felicità, è la saggezza del pensiero che regola la forza e la capacità della mente mantenendo quel giusto equilibrio tra volere e potere, fra fare e pensare mantenendo nella mente quel giusto equilibrio di libertà senza sopprimerla né sconvolgerla.

Più la mente è libera più la possiamo concentrare per noi stessi e per il nostro bene il quale lo dobbiamo produrre con la nostra volontà poiché il male viene da sé senza desiderarlo purtroppo, il bene lo dobbiamo costruire noi stessi. Solo così si può sperare di vivere nella felicità più allungo possibile, e con un po’ di perdono misericordioso unendolo al nostro spirito di adattamento riempiremo la nostra vita anche con l’amore verso il prossimo il quale è una base essenziale della felicità. Solo se teniamo conto di questi principi a mio parere si può sperare di vivere nella felicità più allungo possibile.

Questa in sintesi a mio giudizio è la felicità basata sull’essere e sull’avere la quale è la più difficile da riconoscere, se pure abbiamo i mezzi per viverla difficilmente diamo il giusto valore al nostro avere, se non ci sforziamo col nostro pensiero a renderlo positivo e a valorizzare i nostri averi, se per fare questo ci appare difficile ed insignificante allora dobbiamo con la nostra mente aprire il nostro archivio e cioè guardare dentro il nostro passato, se il passato è stato più povero di mezzi che il presente siamo costretti a gioire, se ciò non si dovesse verificare il problema è grave, costui non sarà mai una persona felice la sua vita vivrà sempre nel dolore e nella tristezza malinconica come se a lui mancasse sempre tutto, purtroppo esistono anche di queste persone e sono molte, costoro hanno un triste destino da vivere e nessuno li potrà mai trasformare a riconoscere chi sono e cosa sono poiché la nostra vita è tutta concentrata non sull’essere ma sull’avere e il possedere oggetti di ogni genere i quali ci servono per migliorare la nostra vita rendendocela più agiata e più felice, questo è in teoria lo scopo del progresso che ogni persona cerca nel suo piccolo di realizzare al fine di costruirsi con la propria volontà e con la propria intelligenza un benessere sempre migliore. Se il nostro possedere e il nostro benessere non viene valorizzato ed apprezzato tutti i nostri sforzi ed i nostri sacrifici sono stati inutili e non solo si crea nelle persone una forma di incontentabilità cronica la quale lo costringe a gareggiare sempre con se stesso e non più per il suo bene, questo gli comporta l’allontanarsi da quello che era lo scopo primario della sua vita vivere per il suo benessere dal quale doveva nascere la sua felicità. Per questo io dico che ogni persona dovrebbe fermarsi a pensare nel silenzio più assoluto finché la sua mente riesca a valorizzare i suoi beni e a goderli per quello che sono, se riusciamo a fare questo non solo gratifichiamo i nostri sacrifici ma ci inoltriamo nel mondo della felicità che è lo scopo della nostra vita stessa.

Infine un detto da prendere in considerazione dice: “se voi guardate in alto non guardate il cielo      ma la cima di un albero.”

 

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