Chi vive la felicità
La felicità è il desiderio più
grande e più ambito che cerca ogni essere vivente, tutti la desideriamo ma non
la possiamo comprare, avvolte la incontriamo per caso ma non sappiamo dove,
rare volte la troviamo e non sempre la sappiamo vivere, il più delle volte la
troviamo nell’amore; ma cos’è l’amore per l’essere umano?
L’amore è uno dei beni principali
degli uomini i quali tutti abbiamo la necessità di amare e di essere amati,
l’amore credo che ci dia la felicità più grande di tutti i beni che noi
disponiamo, amare significa donare, dare una parte di noi stessi ad altri, con
la passione e il desiderio di donare, questo grande desiderio ci rende molto
felici, se il nostro amore è condiviso e riceviamo in cambio altro amore, la
persona raggiunge il massimo della felicità, amare ed essere amati completa il
nostro essere nel piacere di vivere in maniera totale, ma poiché il male è
grande quanto il bene più grande si vive il bene dell’amore più grande sarà il
male se questo ci viene a mancare, oppure ci accorgiamo che abbiamo dato amore
a chi non lo dovevamo dare, poiché l’amore difficilmente è eterno ciò ci induce
a dare un valore temporaneo, se poi si aggiunge che dopo la felicità dell’amore
viviamo nella tristezza del male al pari del bene che abbiamo ricevuto è
impossibile dire che l’amore fa la vita felice, anche perché l’amore non è
quasi mai controllato dalla mente ma esso viene dall’attrazione dei piaceri del
corpo, perciò se l’attrazione dell’amore è grandissima e occupa tutta la nostra
mente nel bene della felicità noi non disponiamo più delle capacità mentali per
scegliere e per giudicare se l’amore che noi doniamo è giusto oppure no, già
per noi umani è difficile giudicare il bene e il male con la mente calma e
libera dai pregiudizi, figuriamoci se noi possiamo essere in grado con la mente
già occupata dalla passione e dal desiderio dell’amore di riconoscere la realtà
che stiamo vivendo! Se osserviamo la realtà della vita ci accorgiamo che una
grande quantità di persone convive o per contratto matrimoniale oppure per
necessità familiari oppure per legami con i figli compromessi dalla coscienza
stessa che non ha niente a che fare con la felicità. Una seconda parte si
divide divorziando, una terza parte commette delle atrocità incredibili che per
fortuna sono una minima parte, eppure tutti quanti hanno vissuto fra loro la
felicità dell’amore. Io credo che siano una minima parte coloro che trovano la
felicità nell’amore e lo vivono per tutta la vita. Detto questo non dirò mai
che l’amore è negativo e non può darci la felicità, l’amore è la cosa più bella
della vita umana ma difficilmente ci può dare la felicità eterna se pure il suo
valore incisivo nella mente sia più grande di qualsiasi altro bene che abbiamo
a nostra disposizione. Detto questo io credo che l’amore ha una grande forza
affettiva nel nostro pensiero il quale ci può far vivere una vita
incredibilmente felice ed indecifrabile se l’amore potesse mantenersi costante
per tutta la vita.
La felicità è come il vento che
viene e se ne và senza sapere quando, un po’ anche la felicità viene e se ne và
senza sapere il perché, tutti noi la cerchiamo senza sapere dove cercarla, né
quando la possiamo trovare, si spendono cifre da capogiro con la speranza di
possederla ma inutilmente, si gira il mondo intero sperando di trovarla, molte
volte nemmeno ci accorgiamo di averla vicino, questo è il mistero della
felicità. Per viverla prima di tutto dobbiamo crederci che esiste e
desiderarla, soprattutto come noi la vorremmo perché essa è soggettiva, ogni
essere vivente ha la propria felicità ed è quasi sempre diversa l’una
dall’altra, perciò ci dobbiamo concentrare su noi stessi e mai prendere per
esempio la felicità di altri, sarebbe l’errore più grande che una persona può
fare, costui imitando un essere diverso a se stesso difficilmente vivrà la sua
felicità propria.
Prima la dobbiamo trovare in noi
stessi, nella salute del nostro corpo, la salute fisica di per sé ci dà la
gioia più importante, al di sopra dei nostri averi, al di sopra dei nostri
desideri, se il corpo non dà turbamenti dovremo essere tutti felici, già
possediamo l’essenziale per vivere, possediamo quel patrimonio che ci aiuta ad
esistere giorno dopo giorno, poiché il nostro essere è provvisorio dobbiamo
viverlo nel migliore dei modi possibili.
Il nostro IO è l’essere supremo
al di sopra di tutti e di tutto, il nostro essere non è stato programmato né
costruito, si può programmare la creazione di una persona ma mai il suo essere
né la sua vita questo nessuno lo potrà mai fare, sei tu che col tempo
lentamente ti formi godendo e sfruttando le ricchezze della natura e di tutto
quello che hai intorno a te, per questo motivo il proprio essere è superiore ad
ogni mezzo quando possiede la salute fisica, possiede la salute se possiede
quel bene supremo che ci tiene in vita, che purtroppo molto spesso ci
dimentichiamo chi siamo come ci dimentichiamo di coloro che ci hanno messo nel
mondo dei vivi, né ci rendiamo conto di cosa ci stiamo a fare, né ci rendiamo
sempre conto dei nostri doveri sia verso noi stessi sia verso il prossimo del
quale troppo spesso ci facciamo nemici compresi coloro che ci hanno procreato
ai quali dovremmo dare il massimo rispetto e la massima gratitudine per l’opera
che essi hanno compiuto. Se non diamo il giusto valore a chi ci ha procreato e
a noi stessi come essere ignoriamo la cosa più bella e più ricca che noi
possediamo, cioè la nostra esistenza, se non valorizziamo la creatività, cioè
il nostro io la nostra vita non sarà mai felice, né il nostro corpo godrà della
salute che lui necessita mettendolo a rischio nei modi più ridicoli e banali
che si possa immaginare, come spesso accade perdiamo la nostra vita senza una
ragione plausibile ma per assurde banalità. Se non valorizziamo la nostra vita
e il nostro essere non potremo mai riconoscere e prevenire i pericoli che ci
circondano ogni giorno né darne il giusto valore che essi meritano.
Il nostro essere è il tutto di
noi, dobbiamo proteggerlo e rispettarlo finché viva nella sicurezza più allungo
possibile e insieme nella vita la gioia di vivere finché la nostra esistenza
sia piena di piacere perché solo il piacere alla vita tiene lontano la
tristezza portandoci la felicità.
La felicità la vorremmo vivere
tutti nella vita, giorno dopo giorno lottiamo per questo, quando siamo felici
siamo più liberi, più entusiasti di noi stessi, ci sentiamo appagati senza
rimorsi e senza peccati, la felicità ci allontana dalla mente i pensieri
negativi, i dubbi, le paure, rendendoci la vita scorrevole, della felicità ne
gode il corpo mantenendosi più sano ed energico, il nostro essere si appropria
di quei piaceri che noi desideriamo i quali sono lo scopo della nostra
esistenza senza i quali la vita perde ogni significato reale e dal quale noi
concentriamo tutte le nostre energie per appropriarci e far mantenere fede ai
nostri ideali dandogli tutta la volontà per valorizzarli e per difenderli nei
rapporti del nostro prossimo creando nell’uomo quella personalità individuale
che ci differenzia gli uni dagli altri formando in ognuno di noi quei valori ai
quali crediamo e per i quali ne facciamo lo scopo della nostra vita e che non
sempre diamo il valore che meritano mettendo a rischio la nostra stessa
persona.
Quando è che ci accorgiamo di
essere ricchi e di possedere quella ricchezza individuale? Quando ci rechiamo
per qualsiasi motivo in un ospedale, o trovandoci a contatto con un incidente,
osservando il male altrui acquistiamo in quel momento la consapevolezza
accorgendosi di essere fortunati, sentendo dentro di noi un senso di rimorso
per non avere dato fino a quel momento il dovuto rispetto alla nostra vita.
E’ giusto che la nostra mente sia
libera dal male, che ,mai si depositi in noi il pensiero della sofferenza già
troppa ne dobbiamo sentire e vedere tutti i giorni, ma osservando il male
altrui apprezziamo e diamo più valore a noi stessi e al nostro essere al punto
che quando prendiamo qualsiasi decisione dovremmo mettere in prima istanza la
nostra persona e la nostra vita, in tutte le nostre attività giornaliere c’è
una parte piccola o grande di rischio alla nostra persona che noi dobbiamo
tenere conto se vogliamo dare più sicurezza e garanzia a difesa della vita.
Se la salute ci porta alla
felicità dobbiamo pensare ai mezzi che ci servono per vivere giorno dopo giorno
coinvolgendo le nostre esigenze in conformità a ciò che disponiamo, per rendere
attuabile la felicità in base a ciò che possediamo, i nostri desideri non
dovrebbero essere troppo ambiziosi, è giusto cercare la felicità in ciò che
ancora non abbiamo ma le nostre esigenze dovrebbero essere proporzionate ai
nostri mezzi, solo così è possibile possedere i beni e quindi valorizzarli, ciò
significa goderne prima con meno sacrificio e con meno energie seguendo la
logica dell’essere e dell’avere senza il quale ogni desiderio è privo di valore
reale creando in noi delle forti delusioni le quali ci impediscono a vivere e a
capire la nostra realtà facendone di noi un martire e togliendoci la forza a
reagire ci troviamo sempre più isolati e incompresi isolandoci dal mondo reale.
Se ci allontaniamo dalla nostra
realtà ci perdiamo come se fossimo in un grande deserto senza più una meta da
seguire né un confine da rispettare, è come immaginarsi di catturare una
stella, pur sapendo che mai la potremo avere però ci crediamo siamo fuori dalla
realtà e ci perdiamo nell’infinito senza accorgerci perché lo abbiamo fatto.
La felicità vive dentro il
pensiero di ognuno di noi, più ristretto è il pensiero più ti appropri di te
stesso e del tuo essere, i tuoi pensieri li potrai realizzare e soddisfare, con
più facilità la mente, non essendo turbata, ne trarrà giovamento trovando
quella serenità che porta alla felicità che tutti cerchiamo e per la quale si
vive.
La felicità viene trasmessa dai
desideri del corpo e della mente, se i desideri sono proporzionati ai nostri
mezzi prima o poi saranno sempre realizzati, se fra un desiderio e l’altro
forniamo un intervallo di tempo quello è il tempo della felicità, più lungo è
l’intervallo che intercorre fra di loro più viviamo nella gioia del piacere reale,
se i desideri si sovrappongono fra di loro difficilmente si potrà vivere
felici, la mente sarà confusa e impegnata in continuazione, se si realizzeranno
avendo la mente impiegata ad altro non potrai dare il giusto valore all’evento
stesso, ed il piacere durerà poco tempo a fronte di quello che merita di
godere, la mente sarà confusa e pressata da altri desideri sempre più
importanti, così sembrano in quanto essi sono da realizzare, i desideri già
realizzati si esauriscono perdendo il loro valore reale non appena si portano a
compimento. Questa è la legge del volere e dell’essere, è nel desiderio
dell’avere che si valorizza l’essere una volta che il volere si trasforma in
essere perde molto del suo valore mentale se pure acquista un valore materiale
reale, ciò non manterrà mai la felicità del pensiero in quanto è il pensiero
stesso che lo ha scaricato, a meno che non si trasferisca il pensiero del
volere al frutto o all’utilità che determina il
possedere stesso, solo così la felicità si può vivere completa sia nel volere
sia nel possedere del quale è molto difficile se non impossibile mantenere vivi
entrambi i piaceri.
Il possedere non è un peccato,
anzi è la positività del nostro essere, guai a noi se non avessimo la necessità
di cercare ciò che non abbiamo finirebbe il mondo del benessere della nostra
civiltà e lo scopo della nostra esistenza, il problema importante a mio avviso
è dare il giusto valore che merita ciò che otteniamo, deprezzare o valorizzare
con troppo eccesso alcune azioni o oggetti a noi disponibili sono errori che
tutti commettiamo e questo ci porta fuori dalla realtà, perciò un giudizio
corretto ai pregi e ai difetti è importante per goderne o soffrirne in caso
negativo il giusto merito, solo col giusto merito e nel giusto valore reale possiamo
trovare la giusta felicità, pure la felicità ha un suo modo di essere, per
viverla bene la dobbiamo vivere nella giusta moderazione, l’eccesso di essa ci
induce a delusioni di tristezza fuori dalla realtà da dove è impossibile
trovare la felicità.
Se ci appare difficile
beneficiare della felicità solo dalla salute del nostro corpo, ancora più
difficile è beneficiare della felicità dei nostri averi, come possiamo dire
quando e come il nostro essere è felice se non sappiamo dare un valore
all’avere? A questa domanda credo sia difficile dare una risposta, come ci è
difficile capire quanto può durare la felicità una volta che l’abbiamo
raggiunta, la mia opinione è di una reale mancanza di volontà nel saper
valutare i nostri averi.
Ma se non sappiamo apprezzare i
nostri averi né i nostri desideri che abbiamo nella mente, né diamo il giusto
valore all’essere cioè a noi stessi, può capitare di possedere tutti i beni che
vogliamo per essere felici se non li apprezziamo e non li vediamo per quello
che sono, a quel punto la felicità non la troveremo mai, la nostra vita sarà
dedicata tutta alla ricerca, possiamo girare tutto il mondo senza sapere il
perché, se pure ci appare davanti a noi delle situazioni bellissime ricche di
vita e di mezzi di nostro gradimento, se non siamo capaci di prendere possesso
di ciò che ci riguarda intorno a noi né darne il giusto merito il nostro essere
è meritevole di compassione e di scarsa credibilità, la mente sarà confusa e la
vita insaziabile e insoddisfatta, tutto quello che abbiamo và sostituito, tutto
quello che facciamo và modificato nella mente, non c’è una stabilità ferma e
consapevole in
grado di programmare il nostro fare con chiarezza e con la consapevolezza reale
del nostro essere come soggetti bisognosi di vivere.
La felicità come tutte le cose
belle hanno un prezzo, anche la felicità lo detiene, tutte le bellezze sono
frutto del brutto, così la felicità la possiamo vivere con maggior gioia se si
è sofferto o vissuto nel male, solo allora apprezziamo con più convinzione la
diversità alla sofferenza, solo così viviamo la felicità piena dando ad essa il
valore che merita, ma una persona che non conosce o non ha conosciuto la
sofferenza non sentirà mai dentro se stesso quella gioia piena e sincera che fa
l’uomo felicemente appagato dal suo avere. L’avere non è una parola astratta
nata dalla fantasia del pensiero, l’avere è l’essere reale delle cose che noi
possediamo, il possesso è la cornice del quadro in cui noi viviamo la realtà di
ogni giorno il quale lo dobbiamo tenere sempre presente in quanto esso
condiziona la nostra vita nel bene e nel male.
Ma si può vivere una vita senza
soffrire, senza desiderare ciò che non abbiamo, senza chiedere a noi stessi chi
siamo e come vorremmo essere? Io credo di no”. A mio parere tutti i cervelli
pensanti hanno dei desideri grandi o piccoli, fattibili o non fattibili a
possedere ciò che non abbiamo, ciò fa parte di noi stessi in quanto a tutte le
persone manca sempre qualcosa che appaghi i piaceri del corpo e della mente,
perciò ogni volta che una persona ottiene quello che ha desiderato nel suo IO
c’è sempre un certo piacere, è nell’apprezzamento che nasce la felicità, non è
valore del possesso che lo determina ma nel dare valore al tuo avere come
azione che tu hai voluto e realizzato, essere felici non si è solo possedendo
il desiderio ma lo si può essere anche pensando di possederlo, il pensiero ti
dà la gioia dell’attesa portandoti all’ottimismo senza il quale nessun pensiero
si potrebbe realizzare, né ci possiamo concentrare su problemi importanti che
determinano la propria vita in maniera costruttiva e uscire dall’incertezza con
la quale non si và da nessuna parte castigandoci a vivere una vita confusa
senza creatività, senza amore e senza passione, l’ottimismo è la grazia del
pensiero si può essere ottimisti col possesso o solo pensando al possesso.
Questa è la felicità del bene materiale, cioè dell’avere, poi abbiamo la
felicità trascinata dal pensiero il quale dovrebbe darci una felicità più
grande e più duratura, poiché la nostra vita reale è vissuta dal pensiero è nel
pensiero presente e futuro quale esso sia, se è ottimista non solo sarà
positivo ma ti farà più felice, ciò non toglie tener vivo il nostro passato per
ricordarci chi eravamo e chi siamo, cosa avevamo e cosa abbiamo, da questa
verità dovrebbe nascere la nostra vera realtà con la quale noi regoliamo la
nostra vita presente con riferimento a quella passata.
Il nostro passato è per ognuno di
noi come un grande archivio senza il quale la nostra entità è cancellata
cancelliamo il nostro essere, perciò dobbiamo conservarlo come un tesoro il
quale è l’unico punto di riferimento che ci aiuta a vivere il presente e il
futuro, se il nostro passato è stato triste e sofferente con poche gioie da
ricordare ad oggi la tua vita è cambiata in meglio tu puoi solo essere felice,
quella felicità pura e reale finché ti accompagnerà per tutta la tua esistenza,
se viceversa hai avuto una vita felice e spensierata e ti trovi a viverla nel
male e nel dolore pensando al tuo passato troverai in te la forza a sopportare
il male e forse anche a sconfiggerlo tenendo viva la speranza affinché finisca
al più presto, perciò il nostro passato ha un grande valore per ognuno di noi è
l’unica testimonianza che ci aiuta a vivere nel presente, perciò io credo sia
utile ricercarlo di tanto in tanto e fare un raffronto col presente valutando
la nostra situazione per poter dare un valore reale alla nostra vita e al
nostro essere. Se nel mio scritto ho insistito molto sul valorizzare noi stessi
e i nostri averi è la ragione la causa principale che determina la felicità, il
saper valorizzare ed apprezzare i nostri beni è la ragione per cui tutti
viviamo, purtroppo nel mondo attuale stiamo perdendo questi valori, oggi tutto
è scontato e dovuto senza tenere nessun pensiero costruttivo verso il futuro
pensando solo al presente con troppa superficialità, ciò ci porterà ad un
declassamento del nostro essere e del nostro avere con conseguenze
inimmaginabili a danno di noi stessi e del nostro futuro.
Se non si accettano questi
principi che a mio parere sono fondamentali per il nostro essere, non si potrà
mai capire la felicità, né la si potrà mai vivere.
A questo punto una persona si
dovrebbe isolare con se stesso sforzandosi a mettere alcuni paletti nella
propria esistenza finché trovi la forza di trasformare la propria vita
rinunciando ad alcune sue passioni o vecchie abitudini che gli paralizzerebbero
la vita e la mente.
Secondo la mia conoscenza una
delle cause che ci impedisce di cercare la felicità e viverla nel reale sono le
nostre tradizioni con le quali noi viviamo e ci confrontiamo giorno per giorno,
più antiche sono e più povera e vuota sarà la nostra vita.
So che molti non la pensano così
e ne sono addolorato, ma se osserviamo la vita degli uomini che popolano la
terra ci accorgiamo che i popoli più evoluti e più ricchi di mezzi sono quei
popoli giovani che si sono scaricati da dosso le tradizioni dei loro avi, pur
non ignorando le loro origini di provenienza, viceversa chi delle tradizioni ne
fa un punto di riferimento la sua esistenza non cambierà mai, la sua vita sarà
piatta e non conoscerà mai la gioia del bene senza il quale l’essere umano
sarebbe insignificante privo di quei valori materiali che arricchiscono il
nostro essere e il nostro mondo.
Perciò per vivere nella felicità
il più allungo possibile dobbiamo moderare le nostre esigenze in conformità dei
mezzi che abbiamo a disposizione valutando con obbiettività i nostri averi.
Per quanto riguarda il nostro
pensiero interiore il quale è alla base del nostro benessere generale, dovremmo
cancellare dalle nostra mente la gelosia, l’invidia, i rancori e le malattie
che spesso immaginiamo quando ancora non esistono, valorizzando il nostro
essere come essere supremo, sopportando certe angherie con lo spirito di compatimento
che molte volte esse sono di basso valore materiale e morale.
Cercare di costruire ciò che
vogliamo, certi di farlo nel modo migliore e sicuro, affinché il nostro IO sia
soddisfatto dell’opera che abbiamo realizzato, e non impegnarci troppo spesso a
costruire ciò che non possiamo fare pur sapendo che non lo sapremo fare,
avremmo certamente un pessimo risultato e ne soffrirebbe tutto il nostro
essere. La modestia è la virtù dei saggi, come la saggezza è la virtù nella
quale vive la felicità, è la saggezza del pensiero che regola la forza e la
capacità della mente mantenendo quel giusto equilibrio tra volere e potere, fra
fare e pensare mantenendo nella mente quel giusto equilibrio di libertà senza
sopprimerla né sconvolgerla.
Più la mente è libera più la
possiamo concentrare per noi stessi e per il nostro bene il quale lo dobbiamo
produrre con la nostra volontà poiché il male viene da sé senza desiderarlo
purtroppo, il bene lo dobbiamo costruire noi stessi. Solo così si può sperare
di vivere nella felicità più allungo possibile, e con un po’ di perdono
misericordioso unendolo al nostro spirito di adattamento riempiremo la nostra
vita anche con l’amore verso il prossimo il quale è una base essenziale della
felicità. Solo se teniamo conto di questi principi a mio parere si può sperare
di vivere nella felicità più allungo possibile.
Questa in sintesi a mio giudizio
è la felicità basata sull’essere e sull’avere la quale è la più difficile da
riconoscere, se pure abbiamo i mezzi per viverla difficilmente diamo il giusto
valore al nostro avere, se non ci sforziamo col nostro pensiero a renderlo
positivo e a valorizzare i nostri averi, se per fare questo ci appare difficile
ed insignificante allora dobbiamo con la nostra mente aprire il nostro archivio
e cioè guardare dentro il nostro passato, se il passato è stato più povero di
mezzi che il presente siamo costretti a gioire, se ciò non si dovesse
verificare il problema è grave, costui non sarà mai una persona felice la sua
vita vivrà sempre nel dolore e nella tristezza malinconica come se a lui
mancasse sempre tutto, purtroppo esistono anche di queste persone e sono molte,
costoro hanno un triste destino da vivere e nessuno li potrà mai trasformare a
riconoscere chi sono e cosa sono poiché la nostra vita è tutta concentrata non
sull’essere ma sull’avere e il possedere oggetti di ogni genere i quali ci
servono per migliorare la nostra vita rendendocela più agiata e più felice,
questo è in teoria lo scopo del progresso che ogni persona cerca nel suo
piccolo di realizzare al fine di costruirsi con la propria volontà e con la
propria intelligenza un benessere sempre migliore. Se il nostro possedere e il
nostro benessere non viene valorizzato ed apprezzato tutti i nostri sforzi ed i
nostri sacrifici sono stati inutili e non solo si crea nelle persone una forma
di incontentabilità cronica la quale lo costringe a gareggiare sempre con se
stesso e non più per il suo bene, questo gli comporta l’allontanarsi da quello
che era lo scopo primario della sua vita vivere per il suo benessere dal quale
doveva nascere la sua felicità. Per questo io dico che ogni persona dovrebbe
fermarsi a pensare nel silenzio più assoluto finché la sua mente riesca a
valorizzare i suoi beni e a goderli per quello che sono, se riusciamo a fare questo
non solo gratifichiamo i nostri sacrifici ma ci inoltriamo nel mondo della
felicità che è lo scopo della nostra vita stessa.
Infine un detto da prendere in
considerazione dice: “se voi guardate in
alto non guardate il cielo ma la
cima di un albero.”
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