domenica 23 giugno 2013

l'intelligenza


L’INTELLIGENZA

Cos’è l’intelligenza?

 Come si giudica e si gratifica l’intelligenza?

 

 

Sono stati scritti centinaia di trattati sull’intelligenza sia nel mondo passato che nel mondo di oggi, sono molti coloro che si sono impegnati a spiegarlo se pure con modi e pareri diversi, dai poeti ai filosofi, ai psicanalisti, agli scienziati di biologia molecolare i quali passano anni a studiare l’attività del cervello umano, perché è da lì che parte tutta la nostra forza del sapere e del pensiero col quale si misura l’intelligenza di ogni essere vivente e ci confrontiamo ogni giorno l’uno con l’altro per essere o per apparire diversi da come siamo, avvolte anche di come vorremmo essere giudicati dal nostro pensiero stesso il quale si ostina a mantenere salde in noi le nostre idee con le quali ci misuriamo senza renderci conto di ciò che siamo e di ciò che facciamo per coloro che ci ascoltano e ci osservano.

Ma l’intelligenza si può misurare? E come e con quali metodi la possiamo giudicare e valorizzare?

L’intelligenza a mio avviso è molto soggettiva, nel senso che si sviluppa nella mente di ognuno di noi sottoforma di volontà e di pensiero, poiché il pensiero è soggettivo ogni persona detiene la propria intelligenza, con lo studio e con la conoscenza la possiamo sviluppare e trasformare, l’intelligenza è creatività e la creatività essendo individuale non è giudicabile né confrontabile, la si può solo aiutare a crescere ed a perfezionarla.

L’intelligenza può essere istintiva o riflessiva, creativa o pensative, tante sono le forme del suo sapere che neppure la realtà è sempre capace a svelare in quanto essa può essere nascosta nel pensiero di una persona e non avere la forza per uscire, se le circostanze non sono appropriate essa può rimanere inutilizzabile per lungo tempo, se la si abbina alla volontà ha più probabilità ad esprimersi mettendo in atto quello che vale veramente.

L’intelligenza è divisibile o frazionabile?

A mio parere non è divisibile, nel senso che uno scienziato che studia la stratosfera con calcoli complicatissimi può darsi che non sia capace a pescare se pure appare molto più facile; un matematico che usa formule molto complesse che pochi riescono a capire non sa accudire un giardino; un grande musicista non sa comporre poesie e così dicendo ci sono tanti altri esempi in cui l’intelligenza è quasi sempre unica e non è una virtù generalizzata in più settori.

Come si adopera l’intelligenza?  

La si può adoperare per uso proprio o collettivo, quasi sempre la si usa a scopo collettivo ottenendone un maggiore guadagno poiché è il prossimo che da valore al soggetto e alla sua creatività, è sempre il collettivo che ne misura il suo valore e come tale è normale che un musicista suoni per il pubblico, che un astrologo esponga la sua scoperta, che il matematico sviluppi e spieghi le sue formule, senza il riconoscimento della collettività le scoperte come pure le invenzioni non avrebbero valore, e neppure colui che le ha scoperte o create avrebbe il giusto merito.

Questa è la ragione per cui tutti noi ci misuriamo e ci confrontiamo con modi garbati al prossimo, perché è dal prossimo che noi acquistiamo valore e stima senza il quale non ci sarebbe differenziazione fra le persone e neppure il valore reale col quale ci confrontiamo ogni giorno.

Un detto dice:

“ L’intelligenza tutti la danno a dimostrare

   pochi sono coloro che la sanno usare.”

 

Chi la possiede l’intelligenza?

Sono quelle persone che scoprono cose nuove, che inventano o creano qualcosa che altri non fanno o non sanno fare, cioè coloro che con semplicità e capacità trasformano ciò che a molti altri appare impossibile, è così che si misura il valore e l’intelligenza di una persona, come nel suo parlare e nel modo in cui si comporta nella vita, pur restando sempre nel singolo esempio del suo sapere, come dicevo prima difficilmente una persona può avere più virtù, come il musicista fa il musicista, il poeta fa il poeta, etc… perciò la virtù è quasi sempre unica.

Secondo il mio giudizio molto spesso viene onorato con eccesso certe persone che pur avendo sviluppato alcune capacità intellettive hanno dimostrato di essere carenti in altri settori alquanto interessanti, le ragioni possono essere di diversa natura, o hanno dedicato tutta la loro volontà ad un settore specifico oppure non erano attratti da fattori che a loro non gli era apparso interessante, io penso che ogni persona possiede delle virtù nascoste che non sempre sentiamo o vogliamo avere la volontà di scoprire, coloro che sono capaci di scoprirle e svilupparle avendone i mezzi e la possibilità di esercitarle senza dubbio il suo essere è al di sopra di una persona così detta normale, tenendo conto che la virtù dell’intelligenza è unica non può neppure pretendere di possedere tante capacità intellettive altrimenti decadrebbe anche quello che già possiede a danno di se stesso.

Nel passato ci sono stati dei personaggi di eccezionale intelligenza che hanno dimostrato di possedere delle virtù in settori diversi fra loro, costoro sono stati dei fenomeni fuori dal comune e come tale resteranno nella storia della nostra umanità.

Perciò all’intelligenza creativa dobbiamo collegare la persona medesima il suo modo di comportamento nei confronti della collettività compresa la modestia, la dignità e il rispetto col quale si forma un quadro completo della persona per dare un giudizio più veritiero e più giusto possibile.

 

Come si misura l’intelligenza?

Con che metodo si può misurare l’intelligenza se è diversa l’una dall’altra? Come è possibile qualificare una persona al posto di un’altra se gli sviluppi mentali delle persone sono completamente diversi fra loro? Considerando che coloro che sviluppano certe capacità intellettive quasi sempre si manifestano in un solo settore come ho detto in precedenza il raffronto è assai difficile in quanto ne influisce sia l’immagine che il pensiero.

Se l’intelligenza la osserviamo dal lato creativo settoriale si può dare un valore di raffronto del medesimo, ma se la si osserva dal lato più in generale cioè un soggetto che non solo ha sviluppato il suo sapere ma conosce e sviluppa la sua capacità in altri settori diversi fra loro di logica il suo sapere è diverso, se includiamo il suo modo di essere appare ancora diverso ad ognuno di noi. Poniamo il fatto che sia così, con ciò si dimostrerebbe con certa facilità che il soggetto che ha più conoscenza in più settori, è superiore sul alto scientifico di colui che ne possiede una soltanto, ma attenzione…l’essere umano ha centinaia di esami da sostenere e tutti diversi fra loro sia mentali che morali, ammettiamo che certi comportamenti siano negativi per la pubblica opinione cadendo anche nel ridicolo o fuori dalla legalità, ciò sarebbe dannoso per se stesso e per la collettività la quale giudica e valorizza la persona nel reale di quello che è lui veramente venendo declassando il suo lato positivo, poiché il male ha sempre più positività del bene il soggetto perde una parte della sua intelligenza rendendolo avvolte anche ridicolo privo della realtà del suo essere sia come uomo che come scienziato.

Prendiamo un esempio: quando il professor Dal Becco presentò al Festival della canzone di San Remo, a mio parere perse molto di sé come scienziato e non credo di essere stato il solo a pensarlo; come pure la morte di Pier Paolo Pisolini non fu una morte degna di un uomo acculturato quale era lui; ammettiamo di essere in molti a giudicare negativi certi eventi non essendo degni della loro virtù, di fronte all’opinione pubblica subirebbero una declassamento sia come persona intellettuale sia morale, poiché l’intelligenza delle persone è giudicata anche nel complesso stesso di ogni persona e non solo dal risultato scientifico il quale rimane invariato, ma dal lato della morale che pure ha molto valore sulla persona i valori non sono più gli stessi, la sua accoglienza e la sua convivenza con le persone può variare e perdere valore per la sua immagine e la sua competizione.

Facciamo un esempio: ammettiamo che il professore Veronesi, famoso oncologo di fama mondiale, decidesse di fare la pubblicità alle merendine o agli integratori oppure a certe acque minerali, sono certo che le ditte da lui presentate subirebbero un forte aumento di vendita incrementando il loro valore commerciale, mentre lui ne beneficerebbe economicamente, ma la sua personalità subirebbe un declassamento sia dal lato morale che dal lato intellettuale, come quando per passione di fare politica si dedicano a tempo pieno a tale attività, non solo espongono una parte di se stessi in un settore il quale non gli appartiene sia culturalmente che moralmente, come tutti sappiamo i politici non hanno molto da offrire esclusa la facilità di parlare, perciò rischiano di non essere all’altezza dei compiti che si propongono di realizzare, in quanto non è quello il settore in cui hanno acquisito dei meriti, perciò trovandosi in difficoltà nel dimostrare le sue incapacità ne subirebbe un danno come persona e come scienziato il quale ha dimostrato con i fatti e non con le parole come di solito fanno i politici a meritare la stima del collettivo popolare, perciò una persona intelligente a mio parere non dovrebbe mai esporsi alla pubblica opinione a fare ciò che lui sa o no di saper fare, solo così rimane salva la sua morale sia culturale che personale. Purtroppo molto spesso l’ambizione e l’arroganza induce l’uomo a commettere questi errori senza rendersene conto in quanto con la stima e col successo una persona si può sentire ancora più grande di quello che è veramente.

Detto questo io credo di essere stato chiaro dicendo che l’intelligenza di una persona non solo è soggettiva ma è anche difficile da valutare in quanto oltre al rischio oggettivo dobbiamo tener conto del valore che al soggetto gli viene dato da coloro i quali gli hanno attribuito i meriti che lui detiene, in quanto è la realtà di tutti i valori del soggetto medesimo, senza i quali nessuno avrebbe i giusti meriti che possiede, ogni persona ha un tribunale che lo giudica giorno per giorno senza diritto giuridico ma di diritto morale il quale giudica il suo comportamento nel fare e nel parlare, più è famoso più sono i giudici a giudicarlo, e nessuno ripeto nessuno si può sottrarre da tale giudizio, ne avrebbe il diritto di sottrarsi a tale obbligo in quanto il suo essere appartiene più al collettivo che a se stesso dal quale ha ricevuto i propri beni culturali e materiali.

L’intelligenza è legata al pensiero, al dire e al fare.

Il pensiero è alla base di tutto e di tutti, è da qui che si forma il valore di ogni persona, il pensiero è il proprio essere sia nel parlare sia nel fare (anche se non sempre si dice ciò che si pensa) tutto è determinato dal pensiero che si può cambiare o trasformare in base alle conoscenze e all’esperienze che una persona fa durante la propria vita.

La parola è determinante per ognuno di noi in quanto ci espone in propria persona di fronte ai nostri simili, cioè a coloro che ci devono giudicare, in pratica è la moneta che dà in più o in meno il valore a noi stessi. Attenzione…la parola è una cosa astratta non è sempre collegata al pensiero sia nel dire che nel fare di ciò che una persona dice, per cui il parlare col quale si esprime se non è coerente e chiaro col proprio fare può essere molto dannoso fino al punto di trovarsi in situazioni dalle quali non ha più la possibilità di porvi rimedio, il suo essere può trovarsi in una strada di non ritorno, viceversa se una persona parla poco e quel poco è coerente con se stesso e col suo fare sa rendere molto bene la sua immagine valorizzandosi molto più di colui che parla molto mancando di coerenza con se stesso.

Perciò il pensiero, la parola e il fare non solo sono legati fra loro, ma danno la determinazione al proprio essere come persona e naturalmente come intelligenza, perciò è già una buona misura realistica di se stessi ma non è tutto. Al di sopra ci sta il valore sia del pensiero che del proprio fare, il quale è molto diverso fra se, il ragionamento è assai complesso. C’è il pensiero del politico che pensa e parla per il popolo e non per se stesso (così dovrebbe essere!) come pure il predicatore parla ai propri fedeli dal pulpito, pensare e parlare per costoro significa dedicare il proprio sapere ad altri, donare la propria intelligenza creativa ed informatica al prossimo in senso positivo e benevolo affinché egli acquisti credibilità e stima da coloro che lo ascoltano i quali sono determinanti per il successo della sua personalità.

Contemporaneamente abbiamo colui che pensa e sviluppa il pensiero per uso proprio, quasi tutti siamo così, quì il valore non si dà al parlare ma al fare, la persona acquista stima e valore, se è capace di dimostrare con la sua capacità creativa qualcosa al di sopra dei suoi mezzi purché il suo comportamento sia leale nei limiti della legalità e nel rispetto civile senza infrangere nessun codice né penale né etico, solo così gli permette di innalzare la sua immagine al di sopra delle masse in generale traendone anche dei benefici economici per se e per coloro che gli sono vicini.

Come abbiamo detto l’intelligenza è legata al fare e al sapere realizzare col proprio essere ciò che non esiste, poiché ciò è un bene, può essere un bene per la collettività come pure un bene individuale. Per me è molto difficile darle un valore reale e concreto, nel senso che il soggetto che crea o scopre qualcosa di positivo per il prossimo non c’è dubbio che l’azione merita il massimo riconoscimento sotto l’aspetto umanitario, ma il valore non è dall’azione di per sé ma da ciò che il bene creato produce, se un bene lo metto a disposizione di centinaia di persone ha più valore dell’adoperalo per uso personale, così come è messo il ragionamento non merita nessun commento. L’intelligenza che io posseggo la metto al servizio di altre persone o al mio proprio, in cambio di cosa? Che valore mi viene attribuito e chi lo determina? Cerchiamo se è possibile di rispondere a queste domande.

Poiché l’intelligenza è un bene personale il valore reale a mio avviso non è determinato dalla quantità del dare ma dalla qualità del dare. Mi spiego meglio: se milioni di persone prendono una pasticca per il mal di testa, la prendono per la necessità del dolore, quando il dolore è passato il problema è finito, nessuno si domanda chi avrà creato la pasticca, chi l’avrà inventata?e neppure sente il desiderio di ringraziare qualcuno, al massimo il medico che gliel’ha prescritta, ma il medico ha solo fatto la ricetta neppure lui sa chi ha ideato la pasticca, perciò il bene costruito ha un valore molto grande dal lato materiale e commerciale ma niente o quasi dal lato affettivo. Mi sono riferito al farmaco in quanto i farmaci sono gli oggetti per tutti più preziosi che sono a nostra disposizione dei quali tutti ne abbiamo bisogno in quanto servono ad allungare la nostra vita, rendendola più vivibile possibile scacciando le avversità della nostra salute.

Adesso passiamo dalla creatività del farmaco che è il prodotto più privilegiato che esiste sul mercato a quella più piccola, a colui che esercita l’attività più antica e più umile che ci sia al mondo (senza offendere nessuno). Confrontiamoci con i contadini di un tempo al solo scopo di dimostrare la capacità creativa che possiede un essere in caso di necessità, dimostrando a se stesso e a coloro che gli sono vicini di cosa è capace a fare una persona se pur priva di professionalità e cultura tecnica, ma che possiede tanta volontà creativa che gli permette di assolvere ai problemi quotidiani senza difficoltà.

Lo scienziato che scopre il farmaco per milioni di persone e un contadino che si crea i propri mezzi per uso e consumo alla propria esistenza costruendosi l’aratro per arare la terra, i carri per il trasporto, i fienili, gli stallatici per gli animali domestici, comprese le scarpe e la stoffa per i propri vestiti etc…la lista sarebbe molto più lunga, pur essendo un uomo molto umile e anche privo di cultura intellettuale era capace di costruire con le proprie mani e con la propria intelligenza tutto quello che gli serviva per vivere per se stesso e per la sua famiglia, come il farmaco dello scienziato la differenza non è molta in quanto pur essendo diversi fra loro il fine è lo stesso, essa sta nel fatto che lo scienziato costruisce per il collettivo dando il beneficio a più persone mentre il contadino lavora e crea per uso proprio, giustamente il progresso corre molto più veloce se ci sono tante più persone che creano e che danno la loro creatività a disposizione degli altri, ma questo è un altro discorso, restiamo nel valore del soggetto considerando che la nostra alimentazione viene quasi tutta dalla terra e dalla quale noi ne trarremo dei vantaggi se essa è di buona qualità mantenendoci in salute ed aiutandoci a crescere più forti e più sani, perciò l’intelligenza e la volontà del contadino vanno di pari passo al farmaco fatto dallo scienziato in quanto il loro scopo è lo stesso senza fare nessuna differenza pur essendo molto diversi fra loro.

Ogni persona ha una propria intelligenza ed un proprio modo di esercitarlo poiché la natura la dona ad ognuno di noi in modalità ed in quantità diverse, se colui che deve giudicare è anch’esso un giudicato è assai difficile dare dei valori reali.  

Consideriamo chi prende la pasticca e ne fa uso in momenti di necessità pur alleviandogli il dolore non dà nessuna considerazione a colui che l’ha creata, a differenza il contadino non solo si compiace durante la costruzione dell’opera ma ne gode soddisfatto nel momento dell’utilizzo dei suoi mezzi riconoscendone il valore reale di ciò che ha costruito apprezzando con giusto merito le proprie capacità intellettive.

Io non sono in grado di giudicare quale delle due intelligenze sia la migliore, è bene che lo facciate voi stessi, può darsi che anche fra di voi ci siano pareri diversi, se così fosse sarebbe assai normale dare diverse valutazioni, ci tengo a dirvi che l’esempio del contadino è indicativo, è l’uomo in generale che per necessità sviluppa il suo sapere.

 

L’intelligenza può generare la felicità della persona?

La felicità e l’intelligenza a mio parere sono molto diverse fra loro.

Una persona intelligente si può costruire molti beni e tanta ricchezza per vivere nell’ozio e nella felicità, purtroppo molto spesso non è così, più una persona costruisce e più possiede, ma se la sua mente è sempre impegnata a mantenere i suoi averi ed a costruirne dei nuovi visto che il suo pensare e il suo fare è positivo, ne può goderne il corpo saziandosi dei suoi beni materiali? Poiché i beni materiali sono beni di godimento contemporaneo esaurito il momento del suo sfruttamento finisce la gioia al suo essere, mettiamo ad esempio che la persona trascorra delle giornate in dolce compagnia dei beni stessi, costui si troverebbe al massimo della sua felicità, come pure consumare un buon pasto oppure guidare una macchina di lusso, sono tutte situazioni che danno soddisfazioni di piacere colmando le sue aspirazioni per le quali ha impiegato la sua capacità intellettiva rendendosi felice sia nel corpo che nella mente. Il suo piacere e la sua felicità finisce quando si esaurisce l’uso del mezzo medesimo oppure quando il tempo passando esaurisce i momenti di piacere, la felicità essendo costruita da mezzi materiali e non dalla mente il tempo esaurisce il mezzo, la felicità finisce, perciò la persona può essere felice ma solo in determinate circostanze che si diversificano fra loro per cui pur godendo dei propri beni non può essere felice allo stesso modo pur avendo a sua disposizione tutta la sua ricchezza. Perciò ogni qualvolta che non è a contatto col suo avere la felicità gli viene a mancare e può affiorare nella sua mente la preoccupazione di perdere i suoi averi, oppure può essere impegnato ad aumentarne di nuovi. Se così fosse il tempo che trascorre nella sua felicità sarebbe solo una piccola parte della sua vita, che vivrebbe più per sfuggire al suo male nonché per goderne dei suoi valori veri e reali che sono alla base della sua felicità. Possedere ricchezze e mezzi di ogni genere e non apprezzarli per quello che sono è come non possedere niente, anzi è ancora peggio perché per mantenerli danno impegno e preoccupazione.

Prendiamo per esempio un soggetto opposto, cioè una persona che non è intelligente, di solito non possiede grandi mezzi né può fare una vita agiata, visto le sue modeste possibilità si accontenta del suo avere e non sente la necessità di vivere in modo diverso, perciò non gode di certi beni che la società gli può offrire, la sua vita è piatta, monotona, senza intervallare da una situazione all’altra, cosicché quello che gli offre la società non gli interessa né sente il bisogno di possederli, non sentendone la necessità la sua mente è libera priva di desideri e può trovare la sua felicità con molto meno di una persona ricca (come diceva Socrate: “ci sono tanti oggetti al mercato che a me non interessano”). Se una persona non ha capacità creativa e poca ambizione a possedere mezzi e ricchezza, costui non dedica il tempo a pensare né a vivere un futuro migliore, avvolte si dice “che prima quando non avevamo niente stavamo meglio” non è del tutto sbagliato questo modo di dire, nel confronto del pensiero può essere giusto, quello che oggi varia in positivo sono i mezzi che hanno trasformato la vita vivendo anche più allungo di prima in un benessere generale, ma se questo non è apprezzato rischiamo di avere un pensiero sofferente più dei nostri antenati pur avendo molte più comodità di loro. Perciò una persona che possiede poco ha poca ricchezza e non gli interessa averla ma si accontenta dell’indispensabile, pure lui ha la sua intelligenza di vita che un’altra persona non ha la capacità di giudicare né di classificare il valore nel suo insieme della persona stessa.

A mio giudizio è l’intelligenza che crea la felicità e non i mezzi che una persona possiede se pure siano in abbondanza; prendiamo ad esempio quando si acquista un quadro, prima di acquistarlo lo si ammira osservandolo con molta attenzione apprezzandone quelli che sono i nostri gusti, lo appendiamo nel nostro appartamento e per alcuni giorni lo si ammira con piacere e soddisfazione, poi col tempo si esaurisce sia il desiderio di osservazione sia la sua bellezza se pure l’acquisto ci ha riempito di gioia e di ammirazione, una volta posseduto prendiamo il piacere del possesso e rimane solo il piacere dell’essere come oggetto, questo capita un po’ a tutti noi senza distinzione, perciò per tenere vivo ed apprezzare il valore del nostro avere dobbiamo pensarci e riflettere con determinazione su quello che abbiamo e su quanto ci è costato, solo così si può continuare a godere dei nostri beni apprezzandone il valore per il quale li abbiamo realizzati.

La felicità viene dalla mente, è il pensiero che fa felici le persone, è al pensiero che si dovrebbe dare più valore ed impegnarci tutti con più determinazione a renderlo libero quando è possibile imparando a rinunciare a ceri capricci che oggi ci rendono la vita complicata e avvolte anche confusa priva di chiarezza e senza punto di riferimento del quale ne abbiamo tutti bisogno, senza chiarezza e senza un riferimento. La nostra vita è come guidare un’automobile in stato di ebbrezza, ogni nostro comportamento è imprevedibile. La felicità viene col pensiero, il pensiero lo crea l’intelligenza.

Cerchiamo di sottolineare di nuovo il valore del pensiero che è a capo di tutto e tutti siamo condizionati da lui.

Se il pensiero è la forza dell’intelligenza allora chi non pensa non è intelligente? Così dovrebbe essere! Ma siamo proprio sicuri che sia così?! Proviamo a fare una ricerca con attenzione.

L’intelligenza come dicevamo in precedenza porta ricchezza e benessere in generale dei casi, non sempre l’uomo intelligente la sa adoperare per suo uso e consumo né sa sfruttarla al meglio, perciò ci possono essere persone intelligenti e soffrire di solitudine, di incontenenza oppure di gelosia, detto ciò non è escluso che l’intelligenza porti sempre felicità, ricchezza e voglia di vivere, ma può dare l’effetto opposto come dicevamo in precedenza in quanto il bene essendo individuale è legato ad altri fattori ben più complessi.

L’uomo che non pensa ha la mente vuota priva di creatività, di pensieri, quindi d’intelligenza, se noi abbiniamo l’intelligenza al bene individuale la cosa a mio parere può cambiare di significato, se io non penso a niente la mia mente è vuota, quale può essere il motivo? Sono pigro, non sono capace o non voglio pensare perché il pensiero mi trascina in un mondo in cui io non voglio entrare perché non mi interessa, se il pensare lo respingo con convinzione significa che posseggo una mia intelligenza ed una capacità di decidere ciò che a me piace o non piace fare, se pure sia diversa dalla maggior parte delle persone è pur sempre una volontà creativa che aiuta il mio essere a vivere in un modo anziché in un altro formando il desiderio della persona stessa, una volta che il desiderio si è realizzato otteniamo quel benessere interiore che ci porta alla felicità senza possedere mezzi e ricchezze.

Facciamo un esempio: l’animale in confronto all’uomo è molto meno intelligente, quand’è che l’animale non è felice? Quando soffre di qualche male o soffre la fame altrimenti la sua vita la vive in armonia con se stesso e col mondo che lo circonda, è una forma di benessere da non sottovalutare, se pure sono ristretti i piaceri ancora più ristretti sono i dolori, se il male non si può sempre dominare né all’uomo né all’animale, dalla fame gran parte delle persone riescono a liberarsi, l’animale ha più difficoltà, però è solo quello il suo problema primario quindi impegnando tutta la sua intelligenza, se pur poca ne abbia, e con la volontà riesce a sopravvivere sia alla fame sia alla difesa di se stesso, cosa che l’uomo non sempre è capace di fare.

Ogni individuo è legato a se stesso al tipo e al modo di essere, per cui può essere difficile dal lato individuale pensare che colui che non pensa non è intelligente, a mio parere ha solo un’intelligenza diversa come del resto tutti noi abbiamo e non possiamo neppure giudicare quale sia la migliore in quanto i soggetti sono diversi fra loro, l’animale ha l’intelligenza da animale, l’uomo ha l’intelligenza da uomo se fra gli uomini ci sono quelli che si astengono dal pensare e sono felici così è giusto che vivano a suo modo, come del resto sono certi popoli del nostro mondo, imporre un modo di vita come pure un modo di pensare diverso dal proprio a mio parere è uno degli errori più grandi che i popoli così detti civili stanno facendo, puoi insegnare molte cose alle persone ma non puoi mai insegnare come deve e a cosa pensare, il pensiero non possiamo né imporlo né giudicarlo almeno che lo si faccia nel periodo dell’infanzia prima che il cervello sia formato completamente, solo allora possiamo trasformare il pensiero altrimenti dobbiamo lasciare la libera volontà all’individuo di scegliere il suo bene e la sua felicità che più gli di addice.

Dice un detto: “Tu tien pur valido il tuo pensiero, il mio è sempre quello vero.”  

 

Il pensiero aiuta ad essere felici?

Il pensiero ci accompagna in tutto l’arco della nostra vita, ci sono pensieri tristi e pensieri di gioia, pensieri di malinconia e pensieri d’amore, nella nostra vita li attraversiamo tutti quanti senza distinzione e molto spesso siamo schiavi del nostro pensiero, ci sentiamo sottomessi e non siamo capaci a liberarci di lui, sia nel male sia nel bene, il pensiero può essere vero e può essere falso, può essere giustificato o ingiustificato, solo tu sei in grado di qualificarlo, ma come fai a giudicare se la tua mente è occupata da altri pensieri più o meno importanti e non ti dà lo spazio e la capacità di pensare liberamente per concentrare tutte le tue energie mentali al problema che più merita attenzione? A mio parere il pensiero può darci la felicità più di quanto non crediamo, l’importante è riuscire a capire il perché in certi momenti della nostra vita siamo invasi da pensieri oppressivi senza una reale giustificazione. Io credo che dominare il pensiero sia molto difficile, solo con una grande forza di volontà si può riuscire a farlo e non tutti ne sono capaci, se lo sono può darsi che non sempre ci riescano, è così che nasce l’azione impulsiva la quale spesso è la peggiore azione dell’uomo.

L’intelligenza di una persona deve essere in grado di capire il perché di certi momenti della nostra vita sia invasa da pensieri a noi ostili, per poterli gestire nel modo che essi meritano dando loro il valore reale.

Poiché nella vita il male ha sempre il sopravvento sul bene ed è quello che determina la nostra felicità, solo col bene e col pensiero positivo si può essere felici. I pensieri negativi che molto spesso occupano la nostra mente li dobbiamo giudicare come nemici, anzi dovremmo essere in guerra costante con loro ogni qualvolta si posano dentro di noi senza darle il tempo di stabilizzarsi altrimenti più rimane fermo più si rafforza ed è sempre più difficile potersene liberare, castigando la nostra vita a ogni tipo di sofferenza senza sapere il perché di tale sofferenza né come fare per trasformare il nostro essere poiché l’essere umano per natura tiene invidia verso il suo simile difficilmente gode della felicità altrui, se pure non dà a conoscere mai il suo pensiero, ciò si verifica per sentirsi superiore e per giustificare le proprie idee le quali sono quasi sempre diverse e difficilmente conciliabili.

Ma in che modo si può combattere un cattivo pensiero? Prima di tutto giudichiamolo un pericolo e mai gli va data una giustificazione alla sua presenza. La mente per fortuna può pensare in male e in bene, quando la nostra mente è occupata da pensieri negativi proviamo a distenderci rilassati nel silenzio più assoluto cercando con la mente l’opposto al male, cioè pensiamo al bene con lo spirito di tolleranza e di perdono giudicando la vendetta e la rivalsa cose meschine che appartengono alle persone di poco valore e con una bassa capacità d’intelligenza, poiché l’intelligenza è la nostra forza mentale più importante che abbiamo ed ognuno reputa la sua superiore alle altre esaltandoci come esseri superiori ci è più facile mortificare col nostro pensiero ceri comportamenti non conformi a noi stessi, solo così si può liberare la mente da quelle negatività che fino ad allora ci hanno turbato, se abbiamo la volontà di occupare lo spazio della mente al bene il problema è risolto.

Il difficile è come si fa a mantenerlo con stabilità costante. Poiché i pensieri sono di tantissime forme resta difficile per me spiegare un singolo caso, cercherò di dare più importanza alle cose più significative.

Ammettiamo di avere un brutto pensiero concentrato su una persona, se la persona è di nostra appartenenza (cioè un parente stretto) prendiamo i lati positivi di costui e sono certo che ci sono, altrimenti non esisterebbero neppure i negativi, se ti è di fronte non porgere lo sguardo di rimprovero o di castigo, prova a sorridere e accetta con benevolenza la sua presenza ignorando ciò che lui ci può nuocere, noi ci sentiremo meglio e forse anche la persona medesima può cambiare nei nostri confronti trasformando il pensiero negativo in positivo certamente ne godremo entrambi. Se la persona non è di nostra pertinenza e ci disturba il suo comportamento e il suo modo di parlare cerchiamo di ignorarla cancellandola dalla nostra mente poiché non essendo di nostra pertinenza non abbiamo niente da perdere, solo così ci possiamo liberare del cattivo pensiero.

Se il nostro pensiero è oppresso da dolore o da problemi di salute sia nostri che di persone a noi care, il problema è molto più grave ed è molto più difficile potersene liberare, spesso è impossibile, ma se ci mettiamo tutta la nostra volontà si può superare anche il peggiore dei mali, è dimostrato scientificamente che la volontà del pensiero è infinita, perciò se il male è curabile pensiamo a quando staremo in ottima salute e che presto torneremo di nuovo come prima, ci aiuterà senz’altro ad uscire prima dal male, sia per noi sia per la persona a noi cara, se il male è incurabile e non esiste alcun rimedio ci dobbiamo rassegnare accettando la sorte e posando il pensiero al tempo passato in salute ed allegria, solo così si dovrebbe accettare la fine di noi stessi che arriva per tutti e nessuno sa quando e come si verifica l’evento, per questo motivo se la morte ci viene incontro la dobbiamo accettare con serenità per averci fatto vivere fino a quel giorno.

Per questa ragione il pensiero può portare sempre la felicità, solo se noi siamo intelligenti da capire ciò che abbiamo bisogno in quel determinato momento della nostra vita, in altre parole se una persona è capace di dominarsi sapendo scegliere il suo pensiero in base alla necessità del momento può rendersi la vita più felice e con meno sofferenza. Teniamo bene presente che i cattivi pensieri che invadono la nostra mente il più delle volte non meritano l’importanza che noi gli attribuiamo sia come valore materiale sia come valore morale, se si arriva a capire questo ci è molto più facile vivere nel bene e nella felicità, tenendo presente che il pensiero può essere determinante nel nostro destino sia nel male che nel bene, perciò dobbiamo cercare di dominarci e tenerlo il più possibile in positivo nei limiti della nostra realtà, se non siamo in grado di farlo non avendone la forza e la capacità sufficiente è opportuno anche chiedere aiuto a persone estranee, se troviamo la persona giusta ci può essere di grande aiuto in quanto un consiglio disinteressato ai nostri problemi io credo sia la cosa che più ci appaga e non solo ci dà convincimento ma porta conforto e coraggio più di qualunque paragone o raccomandazione fatta da persone se pure a noi vicine ma che si esprimono più come opinione a loro personale che non legata al nostro benessere che il quel momento ne abbiamo l’estremo bisogno, perciò dobbiamo fare molta attenzione ai falsi consigli i quali possono influenzare la nostra mente in negativo, poiché la mente è soggetta alla variazione la nostra intelligenza come dicevamo in precedenza è giudicata da ciò che siamo capaci di fare in senso positivo ed è sempre la nostra positività non solo in noi stessi ma anche verso il prossimo che l’intelligenza delle persone viene giudicata.

A tutti noi si verificano dei momenti in cui abbiamo bisogno di aiuto sia dal lato mentale sia dal lato materiale, questa necessità dobbiamo sempre riconoscerla e con umiltà saper scegliere le persone giuste che ci aiutano a superare i brutti momenti negativi della vita. L’intelligenza non è solo positività ma essa si deve dimostrare nei momenti negativi ed è proprio allora che si mette in mostra il nostro valore reale di virtù e di intelligenza anzi è proprio in quei momenti negativi che esponiamo il valore reale del nostro essere uomini saggi e creativi.

Un detto dice: “se un male ti affligge la mente e non puoi fare niente, ignoralo si scorderà di te per sempre!”                

 

Nessun commento:

Posta un commento